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Francesco Lo Savio – Opere, schizzi, progetti autografi e fotografie

domenica 5 Novembre 2017 - domenica 18 Marzo 2018

Francesco Lo Savio

sede: Mart (Rovereto).
cura: Silvia Lucchesi, Alberto Salvadori, Riccardo Venturi.

“In ciò dissentì e si discostò dalle vecchie avanguardie, ché non cercò nella scienza un’uscita di sicurezza all’arte in crisi, ma offrì alla scienza un contributo che poteva darsi soltanto con i mezzi dell’arte”
(Giulio Carlo Argan)

A distanza di molti anni, e visto il rinnovato interesse per l’arte italiana dagli anni Cinquanta agli anni Settanta, la mostra dedicata a Francesco Lo Savio (Roma 1935 – Marsiglia 1963) si presenta come un’occasione per ampliare il quadro critico di uno degli artisti più importanti e meno visibili di quel periodo storico. A quasi quindici anni dall’ultima mostra in Italia, il progetto espositivo del Mart, a cura di Silvia Lucchesi, Alberto Salvadori e Riccardo Venturi, presenta circa cinquanta tra le cento opere che l’artista romano realizzò nel corso della sua vita. Una carriera, bruciante quanto intensa, consumata tra il 1958 e il 1963, quando il suicidio interruppe lo sviluppo delle molteplici intuizioni elaborate in soli cinque anni di produzione, lasciando un’eredità che sarà accolta, in modo più o meno consapevole, dall’arte minimalista e dall’arte concettuale, in Italia come all’estero.

Lo Savio resta un artista unico nel panorama italiano dell’arte del XX secolo. Profondamente radicato nella storia dell’arte italiana – con riferimenti che possono essere ricondotti agli studi di Leon Battista Alberti, così come alle più recenti sperimentazioni di Giacomo Balla – mostra una sorprendente apertura verso l’arte internazionale, includendo nelle sue opere elementi che provengono dall’astrazione europea e dalle prove neo-avanguardistiche del Gruppo Zero.
La mostra, frutto di un’attenta ricerca d’archivio, s’incardina sullo studio di documenti inediti, come gli appunti autografi che Lo Savio consegnò allo storico dell’arte e dell’architettura Udo Kultermann, esposti per la prima volta. Questo materiale permette di ricalibrare il quadro storiografico e critico dell’arte di Lo Savio e di correggerne altresì alcuni luoghi comuni sulla sua opera, che la prematura scomparsa dell’artista ha senza dubbio alimentato.

L’esposizione prende spunto così dall’architettura, con cui Lo Savio intrattenne un rapporto privilegiato che resta in gran parte inesplorato, per lo più relegato agli ultimissimi mesi della sua vita. Il ritrovamento d’importanti documenti inediti, tra cui il menabò, gli appunti e i disegni del secondo volume di Spazio-Luce che Lo Savio aveva ultimato prima di togliersi la vita, permettono oggi di ricostruire l’importanza decisiva dell’architettura e di attribuirne un ruolo inedito nei cinque anni di produzione artistica.
Sebbene Lo Savio non abbia mai realizzato i suoi progetti architettonici, l’architettura si configura nel suo pensiero come un potente dispositivo visivo e teorico che gli permette di ripensare radicalmente il ruolo delle arti visive nella società del dopoguerra, e d’inscriverla in un contesto più ampio che spazia dall’urbanistica alla fisica quantistica.

Al cuore della pratica di Lo Savio, come in quella di molti artisti italiani che hanno lavorato sullo spazio, c’è la luce, che l’artista romano ricercò senza sosta sulla tela, sulle lastre metalliche, nelle sculture, nei progetti architettonici e urbanistici, oltre ovviamente che negli scritti e negli appunti inediti. Vera e propria ossessione compositiva, presupposto del raffinatissimo rapporto concettuale che le sue opere intrattengono con lo spazio, la luce instaura inoltre un rapporto stretto con la presenza dello spettatore.
I Filtri, realizzati tra il 1959 e il 1961, si muovono in questa direzione. Composti da molteplici strati di carta sovrapposta, lasciano emergere un cerchio iscritto in un quadrato, mettendo in evidenza la natura vibratile e la capacità penetrante della luce che attraversa spazio e materia generando multipli strati di immagini.
Tale capacità mutante e mutevole la ritroviamo nei dipinti Spazio-Luce, coevi dei Filtri, che impongono la loro presenza nonostante la forma ridottissima. Qui la luce sembra farsi spazio abitato.
Nei Metalli – l’ultima serie di opere compiuta prima della sua morte – la struttura materiale si trasfigura nell’esperienza diretta della luce nera, perseguita da Lo Savio già attraverso il medium della pittura.
Nel 1963, Lo Savio realizzò le Articolazioni Totali, nelle quali un unico piano curvo di metallo è imprigionato in una scabra scatola di cemento aperta su due lati. In un alternarsi dinamico di bianco e nero, chiuso e aperto, luce e ombra, Lo Savio ottiene così un vertiginoso punto d’equilibrio tra geometria e metafisica.

Il percorso espositivo si chiude con i progetti di architettura e urbanistica, come gli studi per una unità di abitazione o Maison au Soleil, in stretta continuità con le Articolazioni totali. Si tratta dell’ennesima occasione, per Lo Savio, di ridefinire gli elementi della sua pratica scultorea, la natura e i rapporti dinamici dello spazio-luce (matrice visiva e concettuale della sua opera) e lo spazio modulabile dell’abitare umano. La rigidità formale e concettuale dell’architettura classica cede qui il passo a un’esplorazione delle relazioni dinamiche tra curve orizzontali e verticali.

Il fatto che in questa ricerca sofisticata e intellettualmente complessa Lo Savio s’imbatta nell’anatomia e nelle proporzioni del corpo umano non è che l’ultima sorpresa offerta dal materiale inedito da cui la mostra prende avvio.

Dettagli

Inizio:
domenica 5 Novembre 2017
Fine:
domenica 18 Marzo 2018
Categoria Evento:
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Luogo

MART ROVERETO
Corso Bettini, 43
Rovereto, Trento 38068 Italia
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800 397760
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