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Guglielmo Achille Cavellini. Casse, carboni e francobolli a domicilio
venerdì 24 Maggio 2024 - martedì 2 Luglio 2024

sede: Pavilion Lautania Virtual Valley – Spazio Ophen Virtual Art Gallery (Online).
cura: Sandro Bongiani.
La Galleria Sandro Bongiani Arte Contemporanea presenta, in coincidenza con il tema “Stranieri Ovunque” e in contemporanea con la 60a Biennale Internazionale di Venezia 2024, presso il Pavilion Lautania Valley, dopo la retrospettiva dell’artista americano pre-pop Ray Johnson, la seconda mostra retrospettiva dedicata a Guglielmo Achille Cavellini.
Una mostra a cura di Sandro Bongiani incentrata sul tema dello straniero ovunque in cui viene segnalata la condizione di sei artisti marginali attivi che in modo originale e solitario hanno continuato a lavorare nell’isolamento collettivo, alcuni anche per diversi decenni non curandosi minimamente del mercato e del sistema ufficiale dell’arte producendo nel tempo opere per certi versi non conformi ai dettami imposti dal mercato e proseguendo in un cosciente viaggio solitario e personale. Ad un tema generico scelto da questa biennale abbiamo preferito segnalare la condizione difficile e marginale attiva di alcuni artisti di diverse generazioni e latitudini del mondo costretti a vivere da “straniero sempre”, non semplicemente nel senso geografico del termine ma soprattutto umano e esistenziale. Una sorta di rilettura delle proposte in atto presentate per l’occorrenza in un padiglione del tutto virtuale, con un’area immaginaria di 3 sale presso il Pavilion Lautania Valley.
Quella di Guglielmo Achille Cavellini, da autentico “straniero” rimane una proposta decisamente ai margini del sistema dell’arte ufficiale diffusa con opere grafiche, artistamps, performances e happening ad ampio raggio in diversi paesi del mondo. Vengono presentate per l’occasione per questo evento opere che coprono un arco di tempo che va dal 1966 al 1989 tra casse che contengono opere distrutte, legni-carboni e francobolli d’artista in una mostra da noi volutamente “virtuale”, come giusto sviluppo logico delle mostre-catalogo realizzate per diverso tempo dall’artista bresciano a domicilio, tra opere ad acrilico, intarsi, collage e studi grafici preparatori creati anche sotto forma di Artistamp, con il fine d’indagare una parte significativa del lavoro di Cavellini ancora non del tutto pienamente compreso. Nella sua ininterrotta navigazione nel territorio dell’arte GAC ha ricercato senza sosta segnali chiarificatrici che rendessero esplicito la condizione dell’artista e le sue ambizioni molto spesso frustrate dal conflitto con la dinamica sociale. In tale contesto nascono nella seconda metà degli anni Sessanta anche i primi francobolli, essenzialmente riproduzioni in legno ad intarsi di opere degne di essere eternizzate con il mezzo più semplice ed immediato che la comunicazione sociale ha per dare lustro ad un’attività umana: quello di inserirla nella iconografia postale. Una vita decisamente dedita totalmente all’autostoricizzazione diffusa ampiamente dal 1970 in poi con mostre e cataloghi a domicilio, manifesti, spille, stickers, cimeli, francobolli, performance, happening, pensate in concomitanza con il centenario della nascita coincidente idealmente nel 2014 presso il Palazzo Ducale di Venezia e anche nei musei più prestigiosi del mondo.
Scrive Piero Cavellini: “È nei primi anni Settanta che, appropiandosi di una dilagante espressione concettuale, questi suoi giudizi in qualche modo esplodono. Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” ed inizia un lavoro espanso ed insistito ponendosi in prima persona come paladino della condizione dell’artista portando su se stesso il compito di fornirgli le modalità per superare lo stato dell’esclusione. Lo fa essenzialmente col concetto di “Centenario” come strategia anticipatoria della propria celebrazione e con le “Mostre a domicilio”, veicolo espositivo postale che gli permette di esporre il proprio lavoro in diecimila luoghi in tutto il mondo. Queste attività lo inseriscono in un circuito di arte postale internazionale che già si stava diffondendo da qualche anno nelle dinamiche espressive del periodo. È all’interno di questa fuga in avanti che rientra in gioco il “Francobollo” come elemento essenziale di questo tipo di circolazione artistica. Nella parte finale del suo lavoro, gli anni Ottanta, quando la sua presenza nel mondo dell’arte diventa estesa e partecipata, questo espediente sintattico della comunicazione diviene sempre più “opera dipinta” esso stesso dando sfogo ad una creatività senza freni, un produrre con soggetti svariati ed eclettici una grande quantità di opere come “Progetto di Francobollo per il mio Centenario”.
È proprio in questo lungo e travagliato periodo tra gli anni 60′ e gli anni 80′ che Cavellini utilizza un suo particolare “stile” per dare sostanza al corpus di lavori che avrebbero dovuto supportare le esposizioni museali del 2014. Ne risulta la complessa composizione di un universo sia intimo che sociale con cui da corpo ad una visione di se stesso rapportato agli altri in cui l’opera diviene il mezzo privilegiato con cui cercherà di eternizzare il proprio stato e condizione. Dopo essere trascorsi già 110 anni dalla nascita e 34 anni dalla sua dipartita, l’artista bresciano rimane, nella frenesia di una società che cambia umore e costumi troppo in fretta il testimone privilegiato e indocile del suo particolare momento storico. Dopo lunghi anni di scarsa attenzione da parte delle istituzioni, ci sembra che sia arrivato il tempo di una doverosa e significativa rivalutazione come giusto riconoscimento che certamente avrebbe del tutto meritato.
Inaugurazione
Venerdì 24 maggio 2024 ore 18:00
Informazioni
collezionebongianiartmuseum.it
Immagine in evidenza
GAC 1968 (part.)