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Paolo Baratella. Joe Ditale è immor(t)ale

sabato 4 Aprile 2020 - venerdì 29 Maggio 2020

Paolo Baratella. Joe Ditale è immor(t)ale

sede: Galleria Marelia Arte Moderna e Contemporanea (Bergamo).
cura: Paola Silvia Ubiali.

Perché Joe Ditale è immortale e immorale? Ma soprattutto chi è Joe Ditale?
Come l’araba fenice risorge dalle proprie ceneri, Jo Ditale, il personaggio scomodo uscito dalla sconfinata fantasia di Paolo Baratella, è pronto per il suo secondo ritorno.

Ditale nasce nel 1972, incontra il pubblico nel 1974, prima a Milano, alla Galleria Arte Borgogna, poi a Roma, alla Galleria Giulia e infine a Parigi al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris.
Vita morte e miracoli di Joe Ditale è un ciclo pittorico di denuncia e satira politica oggi non più disponibile, forse chiuso in un caveau oppure venduto e conservato da qualche collezionista o finito in discarica (non sarebbe la prima volta, fu così per esempio con i pannelli che Keith Haring aveva realizzato per il negozio di Fiorucci in San Babila).
Delle tele di Baratella si sono perse le tracce dopo l’omicidio shock del gallerista che le aveva in custodia, ucciso nel 2010, tagliato a pezzi e gettato nel Naviglio.
Nella speranza e in attesa che un giorno la storica saga riemerga, Paolo Baratella ne ha realizzato una replica con varianti, già esposta alla Galleria numero 38 di Lucca nel 2013 in occasione della mostra dal titolo Joe Ditale è ritornato!!! e che ora viene riproposta alla Galleria Marelia insieme ad alcuni lavori storici e al montaggio video delle foto realizzato negli anni Settanta a Firenze nello studio di Lapo Berti.

Tutto ha inizio con l’happening tenutosi nell’autunno 1972 nello studio di Baratella, un loft di 200 mq nella periferia milanese.
Rispetto all’happening tradizionale – la cui codifica come nuova forma d’arte spetta ad Allan Kaprow alla fine degli anni Cinquanta – Baratella non apre al pubblico le porte del suo evento-spettacolo ma decide di coinvolgere soltanto gli attori e lo staff incaricato dell’organizzazione e delle riprese fotografiche.
La trama e le scenografie sono quelle del cinema, ma per mancanza di mezzi non è possibile filmare ma soltanto fotografare.
Dalle fotografie vengono tratte una serie di opere pittoriche, delle incisioni calcografiche e un filmato.
Come scrive Paolo Emilio Antognoli nel testo che accompagna la mostra del 2013: “Joe Ditale non nasce come pittura. È un processo complesso. Una straordinaria commistione di mezzi, setting cinematografico, happening, fotografia fumetto, video-fotoromanzo. Un processo di contaminazioni, di sincretismo linguistico, che implicava una ridefinizione dei generi affatto inedita. Alto e basso, trash erotico-politico cospirazionista, parodia dissacrante, critica politico sociale, coinvolgimento di altri artisti sotto la regia di Baratella”.

La trama parla del neonazista Joe Ditale, italoamericano impiantato a Brooklyn che viaggia in Italia per produrre una linea di preservativi per la testa, studiati per conto del ministero della cultura USA.
Nel 1972 l’Italia si trova a ridosso della “contestazione” e del “sessantotto” e con un piede già dentro gli anni di piombo; ma Joe Ditale, non desidera alcun progresso sociale, al contrario vorrebbe ritornare alla dittatura.
I preservativi per la testa sono apparentemente destinati a coloro che “vogliono fare carriera sena esporsi al pericolo di dire parole inutili e quindi danneggiarsi all’interno della propria azienda”, come si legge nella sceneggiatura di Gian Pietro Testa pubblicata nel catalogo del 1974.
In realtà il prodotto ha invece lo scopo di esercitare un controllo totale sulle persone tappando bocche, occhi, orecchi al fine di evitare ogni comunicazione e scambio di idee.
La vicenda si conclude con l’eliminazione di Joe Ditale che malgrado tutto si ostina periodicamente a ritornare… come nella più cruda e attuale realtà.

Paolo Baratella nasce a Bologna nel 1935 da genitori ferraresi. Dopo aver vissuto la guerra a Ferrara, nel 1959 si stabilisce a Milano, dove conosce molti artisti dell’avanguardia tra cui Piero Manzoni, Mario Nigro, Lucio Fontana. Nel 1964 lavora in Germania a contatto con artisti impegnati politicamente come Günther Grass Vostell e Beuys. Nel corso degli anni Sessanta sviluppa un’acuta sensibilità verso l’ingiustizia in genere e inizia a testimoniare il profondo disagio nei confronti della realtà contemporanea attraverso immagini prelevate da vari contesti ma soprattutto dai mezzi di comunicazione di massa. Per tutta la vita porta avanti una profonda riflessione sulle dinamiche del potere che per sua natura finisce sempre per diventare oppressivo nei confronti dei più deboli. Dalla fine degli anni Sessanta, insieme agli amici Fernando De Filippi, Gian Giacomo Spadari, Umberto Mariani forma un sodalizio che, in contrasto con le poetiche del tempo, predilige l’uso della pittura e della figurazione. Nel 1972 partecipa alla Biennale di Venezia. Durante il difficile decennio degli anni di piombo si dedica a temi per lo più legati alla politica, al sesso, alla morte. Col trascorrere del tempo i suoi apparati visivi si arricchiscono di riferimenti culturali, pittorici e letterari, con una visione prevalentemente introspettiva ma di forte tensione etica che recupera la grecità pre-socratica e la mitologia. Negli anni Novanta insegna all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, e nel 1999 partecipa alla XIII Quadriennale d’Arte di Roma. Nel 2006, sebbene rapporto conflittuale con la fede cattolica affresca la volta della nuova Sacrestia della Cattedrale di Ferrara con La storia della salvezza, raffigurazione dei quattro momenti principali della fede in Cristo: Annunciazione, Nascita, Morte, Resurrezione. Vive e lavora a Lucca.

Inaugurazione: sabato 4 aprile 2020 ore 18:30

Dettagli

Inizio:
sabato 4 Aprile 2020
Fine:
venerdì 29 Maggio 2020
Categoria Evento:
Tag Evento:
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Luogo

GALLERIA MARELIA
via Torretta, 4
Bergamo, 24125 Italia
+ Google Maps
Phone
347 8206829
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