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Un fotografo in tipografia – Ferdinando Scianna e le Edizioni Henry Beyle
giovedì 18 Gennaio 2018 - mercoledì 31 Gennaio 2018

sede: Galleria Antonia Jannone (Milano).
“E poi ci sono i libri, e le tipografie, senza le quali i libri non esisterebbero. Ho avuto la fortuna di fare molti libri, e conosco bene le tipografie. In cinquant’anni di mestiere le ho viste cambiare molto. Ho in particolare fatto volumi con fotografie, e ancora non molti anni fa nel passaggio dalle pellicole alle lastre di stampa intervenivano anche le acidature per le correzioni tonali. Altri tempi, altri odori. Oggi molti passaggi sono governati al computer, elettronicamente. Anche olfattivamente più asettici. Ma il profumo denso e inebriante degli inchiostri rimane”.
(Ferdinando Scianna).
Una antologia di immagini in mostra e un volume con ventiquattro fotografie applicate a mano, ospiti della Galleria Antonia Jannone, per far conoscere il lavoro tipografico e il catalogo di Henry Beyle, una piccola casa editrice.
La battitura dei testi, la fusione dei caratteri, le macchine piano-cilindriche Nebiolo degli anni Cinquanta. Odori e metalli, alfabeti e segni grafici che le immagini e le parole di Ferdinando Scianna, i testi di Matteo Codignola e Stefano Salis, rendono nella loro vitalità, accompagnandoci nel mondo fascinoso della composizione monotype e della stampa tipografica.
Ferdinando Scianna nasce a Bagheria, in Sicilia nel 1943.compie all’Università di Palermo studi, interrotti, di Lettere e Filosofia. Nel 1963 incontra Leonardo Sciascia con il quale pubblica, a ventun anni, il primo dei numerosi libri poi fatti insieme: Feste religiose in Sicilia, che ottiene il premio Nadar. Si trasferisce a Milano dove dal 1967 al 1982 lavora per il settimanale L’Europeo come fotoreporter, inviato speciale, poi corrispondente da Parigi, dove vive per dieci anni. Introdotto da Henri Cartier-Bresson, entra nel 1982 nell’agenzia Magnum. Dal 1987 alterna al reportage e al ritratto la fotografia di moda e di pubblicità, con successo internazionale. Svolge anche, da anni, un’attività critica e giornalistica che gli ha fatto pubblicare numerosi articoli in Italia e Francia su temi relativi alla fotografia e alla comunicazione con immagini in generale. Negli ultimi anni tenta una letteratura ibrida con testi e immagini. Tra i suoi libri più importanti: Feste Religiose in Sicilia, Bari, 1965; Les Siciliens, Parigi, 1977; Kami, Milano, 1988; Le forme del Caos, Udine, 1988; Leonardo Sciascia, Milano, 1989; Marpessa, un racconto, Milano, 1993; Dormire, forse sognare, Udine, 1997; Jorge Luis Borges, Milano, 1999; Sicilia ricordata, Milano, 2001; Obiettivo ambiguo, Milano, 2001; Mondo Bambino, Milano, 2002; Quelli di Bagheria, Lugano 2002 – Roma 2003; La Geometria e la Passione, Roma, 2009; Ferdinando Scianna, Giuseppe Tornatore, Baaria Bagheria, Dialoghi sulla memoria, il cinema, la fotografia, Roma, 2009; Etica e fotogiornalismo, Milano, 2010; Autoritratto di un fotografo, Milano, 2011; Ti mangio con gli occhi, Roma, 2013; Visti & Scritti, Milano, 2014.
Henry Beyle il nome racchiude un omaggio a Stendhal, è una minuscola casa editrice. Pubblica, in tiratura limitata, circa 25 titoli l’anno; la collana con cui, nel marzo 2009, ha avviato il suo lavoro si intitola Piccola biblioteca degli oggetti letterari, contiene storie di bibliofili e avventure librarie; il suo progetto era (ed è) quello di creare una camera con vista dove ci fosse spazio per raccontare i singoli elementi del creare, leggere, collezionare libri. Subito dopo è nata la Piccola biblioteca dei luoghi letterari, dedicata a paesaggi, mete, descrizioni geografiche. I Quaderni di prosa e di invenzione desiderano essere “l’universale” della HB; al suo interno infatti i temi trattati sono diversi: un microcosmo di testi brevi (come è tradizione) in cui tornano il design, la cucina, l’amore, i ricordi. La brevità è ancora ancora più esigua nei Piccoli quaderni di prosa e di invenzione: il minimo… una frase, un rigo appena, ma detto da Proust, Benjamin, Caproni, Saba e tanti altri.