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Oltre l’ombra di Manet: la luce di Eva Gonzalès

di Giorgia Mocci.

Oltre l'ombra di Manet: la luce di Eva Gonzalès

Nata a Parigi nel 1849, Eva Gonzalès mostrò sin dalla fanciullezza un notevole interesse per la pittura e il disegno. Figlia di un intellettuale e di una musicista, ebbe modo di frequentare assiduamente il salotto culturale dei suoi genitori, conoscendo di conseguenza personaggi molto raffinati e dotti.
Fanciulla spigliata, intraprendente e talentuosa, iniziò il suo apprendistato artistico presso l’atelier del pittore Charles Chaplin, che teneva dei corsi di pittura per giovani signorine di “buona estrazione sociale”.

Eva Gonzalès, Le chignon (1865-1870 circa); olio su tela, 51×40 cm, collezione privata

Qui la Gonzalès approfondì la conoscenza delle principali tecniche pittoriche e prospettiche; il suo primo lavoro fu l’olio su tela Le chignon (1870), in cui viene rappresentata una giovane donna dai capelli castani raccolti in uno chignon, colta di spalle.
I colori della tela sono luminosi e i riflessi dorati dello chignon vengono resi magistralmente con dei tocchi di colore: un segno, questo, della sua vicinanza alla corrente impressionista.
Fu, infatti, allieva e modella di Édouard Manet che la mise in competizione con un’altra sua allieva: Berthe Morisot. Nonostante la presenza di Manet che spesso offuscava il suo valore, Eva Gonzalès impostò un proprio stile preciso e luminoso con cui ritraeva scene della quotidianità, lavori introspettivi che rappresentavano la limitatezza del mondo femminile, confinato all’interno delle mura di casa.

In un ambiente artistico dominato dagli uomini, Eva Gonzalès presentò comunque i propri lavori al Salon des Refusés di Parigi.
Nel 1874 l’opera Een loge in het Théâtre des Italiens fu inizialmente rifiutata, e quando fu accettata cinque anni dopo, la Gonzalès venne presentata come allieva di Manet; un’associazione che in parte ne oscurò il valore, e che le attirò alcune critiche dai contemporanei, che l’accusavano di “copiare” da Manet stesso.
Eppure, nonostante sia normalmente associata agli impressionisti, Eva Gonzalès ha uno stile che molto prende in prestito dal realismo.

Eva Gonzalès, Une loge aux Italiens, huile sur toile, vers 1874, musée d’Orsay

Ne “Een loge in het Théâtre des Italiens“, per esempio, viene rappresentata una scena della vita mondana parigina dai colori e dalle linee estremamente netti: un uomo e una donna sono seduti su un palco teatrale visto frontalmente. La giovane donna indossa un abito azzurro dalla scollatura ampia e dalle spalline sottili che lasciano scoperte sia le spalle sia le braccia. L’uomo invece è in piedi, di profilo con lo sguardo rivolto verso la fanciulla. È vestito con un completo nero molto elegante, dalla cui giacca si intravede una camicia bianca. I due protagonisti del quadro sono il marito della pittrice, Henri Guérard, e la sorella, Jeanne Gonzalès.

Man mano che Eva Gonzalès personalizzava la sua tecnica, si allontanò dallo stile di Édouard Manet per avvicinarsi progressivamente a quello di Edgar Degas. I temi principali dei suoi quadri erano soprattutto momenti della vita quotidiana colti nella loro semplicità e bellezza. I suoi soggetti erano soprattutto nature morte, paesaggi, ritratti, scene di vita quotidiana domestica che avevano per protagonisti donne e bambini, i loro oggetti: scene, insomma, della realtà femminile, limitata alla casa, ai bambini con poche escursioni all’esterno. Mancano, infatti, scorci più arditi a cui i suoi colleghi uomini potevano accedere: niente angoli nascosti della città, niente scene di vita “proibita” come il gioco d’azzardo o la prostituzione.

«Molti artisti potevano pensare di dipingere donne moderne, ma ben pochi potevano immaginare di vedere donne moderne dipingere»
Anne Higonnet

«Quello che più colpisce del talento di Eva Gonzalès è… la sua semplicità, la sua sincerità… La sua arte non concede nessuno spazio ai sentimentalismi femminili, né desidera essere gradevole, o esteticamente piacevole… eppure, che fascino squisito vi si avverte!»
Octave Mirbeau.

Eva Gonzalès, Risveglio mattutino (1876); olio su tela, 81,3×100 cm, Kunsthalle Bremen

Uno dei suoi dipinti più apprezzati fu Risveglio mattutino, olio su tela del 1876 in cui viene rappresentata una scena molto intima: il risveglio, quel momento gioioso e di semplice bellezza di quando inizia una nuova giornata e si aprono gli occhi verso la vita. Il volto della fanciulla che si sta svegliando ha un’espressione molto dolce, è ancora stesa e viene colta nell’atto di abbracciare il cuscino. I suoi capelli sono lunghi, mossi e leggermente scompigliati; indossa una camicia da notte bianca candida, che si sovrappone al bianco del letto e delle tende, creando dei giochi di luce che ricordano lo stile pittorico della corrente impressionista. A spezzare la centralità del bianco è un vaso di fiori viola sul comodino. Risveglio mattutino rivela, ormai, la vicinanza dell’artista allo stile di Edgar Degas; le pennellate, veloci, fluide e sfumate, colgono la luce e allo stesso tempo donano un taglio fotografico ed intimistico alla scena.

Con delicatezza femminile Eva Gonzalès ritraeva e dava vita a scene quotidiane apparentemente insignificanti. Ad esempio, nel quadro La nutrice, il soggetto dipinto non è una nobildonna, una donna mondana o una personalità nota, bensì una bambinaia che sta riposando in un parco.

Ne La toilette (1879), vengono ritratte due fanciulle colte nell’atto di prepararsi probabilmente per qualche evento mondano. Una delle due ragazze è seduta su una sedia: indossa un lunghissimo ed elegante abito rosa pastello; è in una posa serena e seria e sta aspettando pazientemente che la sua amica termini di sistemare la sua acconciatura. L’altra ragazza, in piedi dietro di lei, indossa un lungo abito bianco: i due vestiti, di colore chiaro, contrastano con lo sfondo scuro, aumentando la luminosità della scena, proprio per restituire più rilevanza e attenzione sulle due fanciulle.

Édouard Manet, Ritratto di Eva Gonzalès (1878); pastello su tela, 42×33 cm, collezione privata

Il 6 maggio 1883 Eva Gonzalès, a soli 34 anni, morì a causa di un’embolia durante il parto. Spesso considerata ingiustamente, insieme alle altre pittrici impressioniste, come una mera imitatrice dei ben più famosi colleghi maschi, Eva Gonzalès fu tutt’altro che un’artista minore: il suo stile riuniva in sé la sensibilità dell’impressionismo e la precisione del realismo, immortalò sulla tela scene di vita quotidiana contemporanea, diede voce a una realtà femminile fatta di doveri domestici, figli e ben pochi svaghi. Dopo la sua morte, il marito e il padre organizzarono in suo onore una mostra con 88 delle sue opere che ricevettero poca attenzione dalla critica e, in seguito, vennero messe all’asta e finirono disperse in varie collezioni private. Solo verso la fine del Novecento Eva Gonzalès uscì dall’ombra di Manet e venne infine rivalutata.
Giorgia Mocci.

Immagine in evidenza
Eva Gonzalès – Afternoon Tea, or On the Terrace, 1875
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