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Prompt Generations #3: “E’ Arte o non è Arte, è Arte o non è Arte, …”

di Ennio Bianco.

Prompt Generations #3: "E' Arte o non è Arte, è Arte o non è Arte, …"

Leggi anche: Prompt Generations #1: “L’Intelligenza Artificiale libera l’immaginazione” | Prompt Generations #2: “L’origine e la storia di una rivoluzione: Open AI” | Prompt Generations #3: “E’ Arte o non è Arte, è Arte o non è Arte, …” | Prompt Generations – Exhibition in Virtual Gallery 3d

In queste ultime settimane è in corso una discussione molto accesa su come dovrebbero essere considerati i generatori di immagini AI.

C’è chi afferma che dovrebbero essere visti semplicemente come un nuovo strumento che amplia la gamma di ispirazioni creative e chi si spinge oltre collocando le immagini così generate in una nuova categoria dell’Arte, l’AI Art.

Ma è soprattutto la severa critica a questo tipo di produzione di immagini ad interessare artisti, illustratori, case editrici, ecc. Essa verte attorno ad alcune accuse: “richiede un basso sforzo”, “si limita a riutilizzare immagini riconoscibili”, “spesso viola le norme del copyright”, “si possono produrre facilmente dei deepfake o delle immagini NSFW (Not safe for work)“, “i dataset contengono bias cognitivi”.

Mi sembra quindi corretto analizzare puntualmente queste critiche.

Che le immagini generate dall’AI richiedano un “basso sforzo” non è esattamente vero. Per esempio, ci sono esponenti dell’AI Art che nel descrivere il loro processo creativo affermano di aver creato centinaia di immagini e solo dopo molte settimane di messa a punto e cura delle immagini generate hanno scelto le migliori e, dopo l’upscaling, un trattamento per aumentarne la definizione, le hanno stampate su tela.

Descrivere qualcosa come “basso sforzo” è anche un indicatore piuttosto fuorviante di come dovrebbe essere considerata l’arte, poiché molti artisti realizzano lavori che non sono fisicamente laboriosi oppure non sono loro stessi a realizzare fisicamente il proprio lavoro. Ci sono artisti che definiscono i concetti e le caratteristiche dell’opera d’Arte, ad esempio Damien Hirst e Jeff Koons, subappaltando ad altri la concreta realizzazione dell’opera stessa che, vuoi per le dimensioni vuoi per i particolari materiali utilizzati, richiede competenze e attrezzature specialistiche.

Inoltre, cosa si dovrebbe pensare allora della fotografia e dei fotografi? Anche loro utilizzato uno strumento a relativo “basso sforzo” per catturare immagini dell’ambiente circostante, anziché dipingere faticosamente una scena, come avrebbe preteso Charles Baudelaire nella sua invettiva “Salon de 1859”, ferocemente indirizzata contro la fotografia. Non solo l’Arte non morì, come ebbe a pronosticare il grande poeta francese, ma proprio a partire da quella nuova tecnologia iniziò uno straordinario periodo creativo ed una grande rivoluzione artistica.

Andy Warhol – Flowers

Anche l’argomento secondo cui i Modelli AI riutilizzano immagini riconoscibili è discutibile. Cosa si dovrebbe dire allora della produzione dell’intero movimento della Pop Art. Dalle opere di Andy Warhol a quelle di Roy Lichtenstein, da Richard Hamilton a Peter Blake, o di frammenti di stampa da parte di Pablo Picasso, Georges Braque, Kurt Schwitters, Raous Hausmann, ecc. Tutte queste opere dovrebbero essere ignorate?

Molti artisti sono comprensibilmente preoccupati per le violazioni del copyright. Ciò ha portato molti servizi che distribuiscono immagini fotografiche con un contratto di licenza a distribuire solo le immagini provenienti da Modelli AI alimentati con immagini per le quali siano state pagate le tariffe per la licenza o che siano completamente esenti da royalty. E’ esattamente questo il caso del gigante della distribuzione di immagini Shutterstock , che ha annunciato una partnership con OpenAI, che vedrà il Modello DALL-E 2 direttamente integrato in Shutterstock. Quindi Shutterstock vieterà la vendita di immagini AI sul suo sito a meno che queste non siano realizzate utilizzando l’integrazione con DALL-E 2.

In effetti, occorre riconoscere che qualche problema c’è. Questi Modelli AI sfruttano enormi set di dati di immagini prelevate dal web (scraping) senza il consenso degli autori e molte di queste immagini sono opere d’arte originali di artisti morti recentemente o ancora viventi.

Stability AI è stato rilasciato in formato open source, il che significa che, a differenza di DALL-E 2, gli ingegneri possono addestrare il Modello su qualsiasi dataset di immagini per produrre tutti gli stili artistici desiderati, senza bisogno di chiedere permessi agli autori.

Ma non si tratta solo di un problema di royalties. LAION5, il database di ricerca accademica, finanziato da Stability AI e utilizzato per addestrare il suo Modello Stable Diffusion, è costituito da 5,85 miliardi di coppie immagine-testo, e contiene LAION-Aesthetics, una raccolta di 600 milioni di immagini selezionate algoritmicamente per essere “immagini esteticamente gradevoli“, come se il piacere estetico fosse universale.

Ma i problemi con i data set non sono finiti, infatti spesso rafforzano stereotipi e pregiudizi, ed hanno introdotto errori in modi imprevedibili e davvero opachi. Ad esempio, l’IA dipinge le immagini delle persone come femminili se viste in determinati contesti, come cucine o bagni, mentre le dipinge come più maschili se la persona si trova in uno spazio aperto o in un contesto lavorativo professionale. Il motivo ovviamente è che le immagini così generate dipendono dai dati con i quali è stato alimentato il Modello AI.

I legislatori sembra stiano un po’ a guardare o addirittura emanino delle leggi indulgenti sul copyright e sullo scraping dei dati. Nel 2018, la Dieta Nazionale, l’organo legislativo giapponese, ha modificato la legge nazionale sul copyright per consentire ai Modelli di apprendimento automatico di prelevare dati protetti da copyright da Internet senza autorizzazione.

In concreto a questo riguardo le osservazioni che si possono fare sono due. La prima è che i problemi legali possono sorgere solo se l’output è esattamente lo stesso, o molto vicino, alle immagini su cui si è addestrato il Modello AI. La seconda è ancora più radicale. Secondo le leggi vigenti negli Stati Uniti senza creazione umana non c’è protezione. Poiché i generatori di intelligenza artificiale non sono umani, attualmente non possono beneficiare delle protezioni del copyright.

Per quanto riguarda la produzione di Deepfake o di immagini categorizzabili con l’acronimo NSFW (Not safe for work), vale a dire di natura pornografica, di falsità politiche, volgarità, insulti, violenza, ecc., occorre riconoscere che alcuni modelli contengono dei filtri linguistici che non permettono la produzione di tali immagini, pensiamo per esempio a Midjourney, DALL-E, Dream Studio, ecc., e questo per evitare cause legali. Nel contempo c’è chi, come Tommy Dang CEO di Mage, sostiene la necessità di non usare alcun filtro, di non censurare, anche perché la responsabilità non può essere in capo alle aziende, ma a chi diffonde le immagini.

Al di là di questo dibattito, penso che per far evolvere la nuova tecnologia in modo armonioso e intelligente dobbiamo considerarla soprattutto come un potente strumento con cui generiamo nuove idee, per poi svilupparle con altri strumenti creativi più consolidati e magari in grado di utilizzare anch’essi l’AI.

Ennio Bianco – Immagine generata con Midjourney (like Banksy)

Torniamo ai petali della nostra margherita e al dilemma “E’ Arte o non è Arte?” in altre parole: le immagini così realizzate dall’Intelligenza Artificiale possano rappresentare una nuova forma d’arte oppure no?

Senza ricorrere allo sfoglio della margherita, ritengo che una prima risposta dipenda da ognuno di noi, dalla nostra idea di Arte. Se pensiamo che l’Arte debba essere esclusivamente creata dagli esseri umani attraverso gli strumenti tradizionali, allora l’Arte creata con gli strumenti dell’intelligenza artificiale non sarà mai Vera Arte, ma se pensiamo che l’Arte possa essere creata nei modi più vari, anche attraverso strumenti del tutto nuovi, allora l’arte generata dall’Intelligenza Artificiale è già prepotentemente in scena e sta già iniziando a cambiare il panorama del mondo dell’arte.
Ennio Bianco

PIANO DI LETTURA
Prompt Generations #1: “L’Intelligenza Artificiale libera l’immaginazione”
Prompt Generations #2: “L’origine e la storia di una rivoluzione: Open AI”
Prompt Generations #3: “E’ Arte o non è Arte, è Arte o non è Arte, …”
LA MOSTRA
Prompt Generations – Mostra virtuale interattiva 3d
A cura di Ennio Bianco, Pier Giorgio De Pinto
Opere di Vladimir Alexeev aka Merzmensch (DE), Alan Bogana (CH), Julian Bonequi (MX), Marco Cadioli (IT), Mattia Casalegno (IT), Pier Giorgio De Pinto (CH/IT), Dogan Erdal (TR), Marc Librescu (USA), Patrick Lichty (USA), Sabrina Rattè (CA)