Spiritualità e ibridità culturale: il mondo di Patrizia Maïmouna Guerresi

di Teresa Lanna.

Spiritualità e ibridità culturale: il mondo di Patrizia Maïmouna Guerresi

“La spiritualità si intreccia con la mia routine giornaliera, portando equilibrio e significato”. Questa è l’essenza che, da sempre, anima il percorso d’arte e di vita dell’artista italo-senegalese Patrizia Maïmouna Guerresi. Artista multimediale, ha ottenuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro, fondato su una profonda esplorazione della spiritualità e dell’ibridità culturale, attraverso una combinazione originale di fotografie, sculture, video, installazioni e opere su carta.
Patrizia Maïmouna Guerresi ha esposto in Europa, Africa, Stati Uniti, Asia e Medio Oriente. In particolare, la sua opera è stata presentata alla Biennale di Venezia (1982, 1986) e a Documenta K18 (1987), così come in importanti istituzioni come il Museo Nazionale di Bamako, il Museo Kiasma di Helsinki, l’I.M.A. di Parigi, il Museo d’Arte di New Orleans e lo Smithsonian National Museum of African Art.
A livello internazionale, l’artista è rappresentata dalla Mariane Ibrahim Gallery e ha collaborato con numerosi musei prestigiosi, tra cui il Royal Ontario Museum, l’Aga Khan Museum, il Fotografiska Museum Shanghai e la Tate Modern di Londra. Le sue creazioni fanno parte di collezioni museali in tutto il mondo, come il LACMA a Los Angeles, Palazzo Forti a Verona, il MIA a Minneapolis e l’Hood Museum of Art.
Da oltre due decenni, Guerresi si concentra sull’empowerment delle donne e sulla promozione delle relazioni tra culture diverse, celebrando l’umanità condivisa al di là dei confini.

Patrizia Maïmouna Guerresi, M-eating, The Blue Table, Light Salt, 2013, stampa Lambda/Lambda print, 110×400 cm (7 pannelli/7 panels) © the artist and Matèria, Roma

L’intervista

[Teresa Lanna]: La sua pratica artistica spazia tra fotografia, scultura e video installazione. Se dovesse scegliere uno solo di questi mezzi, con quale di essi avrebbe un approccio più semplice ed immediato?

Patrizia Maïmouna Guerresi

[Patrizia Maïmouna Guerresi]: La fotografia è per me il mezzo più immediato per prendere appunti visivi e sviluppare progetti che si trasformano in opere finali. Il processo creativo delle mie opere fotografiche è complesso e coinvolgente. Inizio dipingendo i fondali, spesso muri esterni, arricchendoli con scritte calligrafiche e disegni che fungono da base per i miei set fotografici. Creo una messa in scena teatrale, ispirandomi a pose e gesti delle opere d’arte del passato, dove simbolismo e spiritualità sono centrali. Sebbene parta da un progetto fotografico, spesso lo arricchisco con sculture, video o installazioni che possono esistere autonomamente. Amo integrare diverse tecniche artistiche e ho dedicato periodi esclusivi alla scultura e alla fotografia. Questo approccio mi permette di esprimere le mie idee attraverso vari mezzi e di comunicare utilizzando linguaggi diversi.

I suoi lavori sono l’espressione di due identità culturali, quella occidentale e quella africana, pervase da una grande spiritualità. Com’è il suo rapporto col divino ed in che modo influenza le sue scelte di vita o, semplicemente, il suo vivere quotidiano?

La mia ricerca artistica è profondamente intrecciata con la mia vita; non posso separare il mio pensiero più intimo dalla conoscenza di un’esistenza in continuo cammino della mia espressione artistica. Le mie radici occidentali e africane si fondono nella mia vita e nel mio lavoro creativo attraverso tematiche e tecniche che sono ricorrenti nella mia opera, come fotografie, sculture, installazioni, simbologie religiose, la spiritualità femminile e il velo. L’analogia con le terre d’Africa e la contrapposizione tra bianco e nero sono elementi costanti. La spiritualità si intreccia con la mia routine giornaliera, portando equilibrio e significato.

Nel dittico Il lago di sale lei ritrae le sponde del Lago Retba o Lago Rosa, specchio d’acqua salata a pochi chilometri dalle rive dell’Oceano Atlantico a nord di Dakar (Senegal). Il particolare colore delle acque, che cambia a seconda dell’intensità della luce, è dovuto alla presenza di un’alga che popola le zone con un alto tasso di salinità. Ci vuole illustrare che significato ha il particolare fascio di luce che lei ha ‘catturato’ all’interno dell’opera e la dimensione miracolosa che ad esso è associata?

Le immagini del dittico Il lago di sale le ho scattate nel 2006 nel dipartimento di Rufisque, in Senegal. Il lago, noto per l’alto contenuto di sale simile a quello del Mar Morto, è chiamato Lago Retba o Lac Rose per le sue acque rosa, causate da una specie di alghe verdi chiamata Dunaliella salina, che produce un pigmento rosso. Durante la mia sessione fotografica, ho assistito a un fenomeno particolare: un raggio di luce attraversava il cielo e si dissolveva nell’acqua. Questo evento ha suscitato la curiosità degli operai addetti all’estrazione del sale, che sono saliti sulle montagne di sale per osservare il fenomeno nelle acque magiche. Nel dittico, il raggio di luce sembra partire dal cielo per entrare nell’acqua, ma potrebbe anche essere che sia l’acqua stessa, fonte di vita, a emettere un raggio che illumina il cielo.

I suoi lavori sono esposti in collezioni private e pubbliche in tutto il mondo. Se dovesse scegliere un’opera che ha rappresentato un punto di svolta per la sua ricerca, quale le verrebbe spontaneo citare?

Ho creato numerosi lavori, ognuno dei quali portava con sé un concetto unico e distintivo. Questi lavori sono stati successivamente raccolti in diverse collezioni. Tuttavia, un’opera in particolare ha ispirato un ulteriore sviluppo: una fotografia che ho intitolato Fatima. Questa foto ha segnato l’inizio di una ricerca precisa e profonda. Tale ricerca, dopo alcuni anni dalla realizzazione di Fatima, ha portato alla creazione della serie I Giganti, dedicata ai personaggi mistici dell’Africa musulmana. Questa serie ha ottenuto un notevole successo ed è stata acquisita da diversi musei, in particolare negli Stati Uniti.

Patrizia Maïmouna Guerresi, still dal video/still from the video La création du monde, 2023, 6’45’’ © the artist and Matèria, Roma

La Création du Monde è il titolo di una delle sue più recenti esposizioni e riprende il titolo di un video di nuova produzione. Ce ne vuole fornire qualche dettaglio?

Circa un anno fa, mentre preparavo un’installazione composta di sacchi di plastica per la mostra The Fall: Awa and Adama presso la Galleria Mariane Ibrahim di Chicago, ho notato un fenomeno interessante. Uno dei sacchi, sfuggitomi di mano dopo essere stato gonfiato, è rimasto sospeso in aria per un lungo periodo nonostante il suo peso. Questo evento mi ha ispirato a realizzare un video intitolato La Création du Monde. L’idea è stata ulteriormente alimentata dalla lettura di un antico racconto orale Dogon, trascritto in francese dall’antropologo Marcel Griaule e riportato nel libro Kuma di Makhily Gassama. Nel video, i due grandi sacchi di plastica neri, gonfiati e sospesi nel vuoto, fluttuano e si rincorrono in una sorta di danza cosmica. L’ambiente è surreale e la scenografia è essenziale. I sacchi di plastica, solitamente visti come materiali inerti e di scarto, assumono una nuova identità. Vengono percepiti come pianeti misteriosi, ma anche come esseri viventi che si rincorrono, si uniscono e poi si allontanano.

Patrizia Maïmouna Guerresi, La via Lattea, 2002, ceramica/ceramic, misure variabili/variable dimensions © the artist and Matèria, Roma

La Via Lattea (2000) è una delle sue più importanti installazioni; come è stata concepita?

La Via Lattea è un’ampia installazione creata nel 2000 e ora riproposta nella mostra di Matèria Gallery con una nuova composizione. L’opera è caratterizzata da numerosi piccoli capezzoli in ceramica bianca, disposti sul muro come stelle che formano la Via Lattea. Secondo la mitologia, la Via Lattea è nata da uno spruzzo di latte dal seno della dea Giunone mentre allattava Ercole. Il latte è un elemento ricorrente nei miei lavori fotografici e video, utilizzato come simbolo di purificazione. In molte tradizioni religiose asiatiche e africane, il latte viene offerto come segno di benedizione e di luce.

A proposito della già citata serie fotografica The Giants (I Giganti, ndr), ispirata a figure mistiche dell’Africa musulmana: essa ruota intorno al binomio assenza/presenza e il titolo sembra evocare l’enorme divario tutt’oggi presente tra le varie culture. Se è così, qual è, secondo lei, una delle possibili vie per trovare qualche forma di dialogo fra mondi diversi?

L’ispirazione alla grandezza spirituale e carismatica dei personaggi mistici, uomini e donne, rappresentati nella serie The Giants, mira a decostruire gli stereotipi, evidenziando la complessità e la profondità delle culture africane musulmane. Questo approccio può facilitare un dialogo basato sul rispetto e sull’ammirazione reciproca. Nelle mie fotografie, questi personaggi indossano un mantello che ho realizzato personalmente e che definisce le loro forme. All’interno del mantello oscuro e vuoto, l’assenza del corpo evoca una presenza spirituale. Lo spazio oscuro e senza tempo rappresenta, metaforicamente, un luogo carico di energia quantistica, suggerendo un’attrazione e una connessione misteriosa tra culture diverse.

Patrizia Maïmouna Guerresi, Terracotta Carpets, 2004, terracotta/terracotta, misure variabili/variable dimensions © the artist and Matèria, Roma

Infine: quale, fra i vari apprezzamenti ricevuti per le sue opere, le è rimasto piacevolmente impresso, e perché?

Qualche anno fa, durante una mostra a Gedda, in Arabia Saudita, ho esposto un’installazione fotografica e scultorea. L’opera era composta da una fotografia appesa al muro, raffigurante una donna velata all’interno di una struttura in ferro a forma di casa, che teneva in braccio un oggetto bianco a forma di casetta. Di fronte alla foto, sul pavimento, ho posizionato la medesima struttura presente nella fotografia, contenente la stessa casetta in legno bianco. Questo ha creato un’installazione magica e sospesa. Durante l’inaugurazione, uno spettatore saudita si è avvicinato all’opera, visibilmente commosso. Mi ha espresso la sua emozione, dicendo di trovare il lavoro estremamente spirituale. L’opera, ispirata alla figura della Madonna, riusciva a superare le differenze religiose.

Riferimenti
Patrizia Maïmouna Guerresi official web site | Instagram ! Facebook

Immagine in evidenza:
Patrizia Maïmouna Guerresi, The Golden Door, 2011, stampa Lambda su pannello in alluminio/Lambda print on aluminun pannel, 200×125 cm © the artist and Matèria, Roma