Un Museo nel monastero di clausura. Intervista a Giuseppina Napoli, Direttrice del MacS di Catania

di Mariateresa Zagone.

Un Museo nel monastero di clausura. Intervista a Giuseppina Napoli, Direttrice del MacS di Catania

Il MacS Museo Arte Contemporanea Sicilia è una giovane realtà che sorge all’interno della Badia piccola del Monastero di clausura delle suore Benedettine in una delle strade più suggestive della Catania barocca e questo lo pone già come una realtà unica, dinamica e complessa. La mia scelta di campo come curatrice e come critica della pittura – di quella figurativa soprattutto – del primo ventennio del III millennio, mi ha portato quindi ad una visita autunnale nella città etnea e a varcare la soglia di questo piccolo bijou.

Patrimonio UNESCO dal 2002 insieme all’intero centro storico di Catania, il Monastero fu edificato originariamente nel 1355, per essere riedificato, dopo il tragico terremoto del Val di Noto, nei primi anni del 1700 grazie all’opera, tra gli altri, dell’architetto Giovanni Battista Vaccarini e del pittore messinese Giovanni Tuccari.

Quella di San Benedetto è sicuramente una delle strutture barocche meglio conservate con gli affreschi del Tuccari venuti alla luce per caso dopo un bombardamento della Seconda Guerra mondiale che causò il distacco di una volta di intonaco che li copriva. Una stratificazione culturale millenaria che si dischiude mediante un percorso in cui si vedono le rovine di una domus romana, i pavimenti medievali di età araba e la chiesa di San Benedetto, meraviglioso edificio del ‘700. Il Complesso monumentale monastico si schiude oggi, dopo tre secoli di invalicabile clausura, agli occhi di visitatori e appassionati mostrando immediatamente lo straordinario connubio di storia, arte e contemporaneità. Nel rispetto delle religiose di clausura che ancor oggi lo abitano, si accede all’interno del complesso il cui fiore all’occhiello è rappresentato proprio dal Museo di Arte Contemporanea Sicilia – MacS – ubicato nella badia piccola del Monastero e che racchiude al proprio interno una ricca antologia del figurativo italiano e non solo che, con buona pace dei critici, ambisce ad essere una cartina al tornasole del nostro “qui ed ora”. Da Iudice a Bombaci, da Veneziano a Schifano, dalla Marzulli alla Torrisi a Pucci e ancora Porzionato, Lagrotteria, ma anche Zheng Lai Ming, Teodor Teofil Baciu, Santiago Ydanez, Nikola Kolev e tanti altri.

Trittico di Marc Vinciguerra

L’intervista

[Mariateresa Zagone]: Chi è Giuseppina Napoli?

Giuseppina Napoli

[Giuseppina Napoli]: Non mi piace molto parlare di Giuseppina Napoli versione pubblica, oggi viviamo in una società malata di performance, di smania di raccontare successi ed eccessi, di mostrare, di esibire, di competizione sfrenata, di fretta di arrivare, arrivare dove? Io credo che la fretta di vivere sia solo fretta di morire. A me piace che le mie scelte maturino, accordandosi al ritmo della mia crescita, senza nessuna ansia. Non ho mai alzato l’asticella delle mie sfide per mostrare qualcosa ad altri e in fondo, neanche per mostrarlo a me stessa. Io mi conosco e le sfide con me stessa sono solo personali, intime. Un progetto lavorativo per me si conclude quando raggiungo esattamente la visione che ho in testa, in un percorso fatto con gioia, con la passione di dare vita ad un nuovo ciclo, ad un nuovo sogno. I risultati, le aspettative non mi preoccupano, quando si realizza qualcosa con estrema cura e consapevolezza, il risultato presto o tardi arriverà. Per catturare dentro noi stessi i processi di visione e di creazione veramente autentici , ci vuole tempo, ci vuole tempo per esprimerli e ci vuole tempo per vederli crescere. Sono sicuramente una persona fuori dagli schemi e biologicamente refrattaria ai compromessi, il mio lavoro è il lavoro che volevo fare fin da sempre, il Museo MacS è ovviamente ciò che più mi rappresenta ed è il progetto mai concluso perchè nella sua stessa nascita vi era l’idea che potesse continuare nel suo divenire e vivere dopo di me. Sono contenta di avere avuto la forza di riuscire a portare anche il museo fuori dagli schemi e renderlo refrattario ai compromessi, libero di evolversi e crescere assecondando solo la sua missione. Il Museo MacS non solo mi rappresenta più di ogni altro progetto lavorativo della mia vita, ma è autenticamente una parte di me, ed è stato un percorso di ricerca, sperimentazione, conoscenza, d’incontro, di stimoli e fonte di una grande ricchezza di rapporti umani.

Che rapporto ha con l’arte contemporanea?

L’arte in ogni sua espressione e datazione ha sempre fatto parte della mia vita. Anch’io sono stata una bambina che giocava con le bambole ma giocavo anche con i Lego, costruivo palazzi e castelli e inventavo storie. Disegnavo e pitturavo, scolpivo, utilizzavo ogni genere di materiale che riuscivo a trovare e riciclare, ancor prima di andare a scuola. Il merito va a mia madre, alla sua capacità di comprendermi, di fornirmi gli strumenti, alla sua tenacia nel sostenere il mio bisogno creativo e il mio desiderio di estetica e bellezza. Il mio rapporto con l’arte è come il mio rapporto con l’aria, è qualcosa dentro di me che agisce in modo naturale è il mio modo di guardare al mondo. L’arte contemporanea è l’espressione artistica del nostro tempo, sono tantissimi gli stili, le correnti, le appartenenze, le speculazioni, le contraddizioni, le innovazioni, le continue evoluzioni. Io amo molto Jean Clear, credo che – L’inverno della Cultura – sia ancora in atto e forse, ancora più di prima, oggi abbiamo anche le censure nei confronti di artisti russi, un degrado culturale senza precedenti. Io avverto e sento la mancanza della voce dell’arte contemporanea contro la fame e le guerre in un modo autentico e profondo, ci si stanca di tutto e ci si stanca velocemente, i processi creativi collettivi con una forte e chiara visione del mondo sono deboli, molto individualismo e tanta competizione, eppure sono fiduciosa, l’arte contemporanea figurativa, quella che io amo e promuovo, soffre meno di questa crisi etica ed estetica, i motivi sono tanti, forse il più importante potrebbe essere il fatto che tra gli artisti figurativi il bisogno di eccessi, di compromessi, l’esigenza di stupire, l’abilità a creare il caso piuttosto che l’onestà di essere, è molto meno diffuso ed il fatto stesso che l’arte figurativa nella sua complessità sia molto meno artificiosa ed evanescente è qualcosa che il pubblico comincia sempre di più a comprendere ed amare. Il mio rapporto con l’arte contemporanea è sempre una bellissima storia d’amore, e ogni giorno scopro artisti che accendono in me la voglia di continuare a cercare e trovare.

Qual è la genesi di questa struttura?

L’idea è sempre stata nella mia testa, non ricordo il momento, ma già da giovanissima desideravo dirigere un museo, ovviamente era un sogno. Non ho avuto fretta di realizzarlo, ho lasciato crescere questa passione, aspettando il momento, ho vissuto molte esperienze lavorative prima di essere pronta, ovviamente sempre nel campo artistico, del restauro, degli eventi culturali, questo mi ha formata e preparata, quando desideriamo fortemente qualcosa anche inconsapevolmente indirizziamo la nostra vita verso quell’obiettivo. Non pensavo di fondare un museo, non pensavo fosse possibile senza un importantissimo patrimonio da investire e non pensavo che un museo privato si potesse autosostenere, soprattutto a Catania, ma l’esperienza maturata con l’età, i contatti con molti artisti, lo studio accurato dell’offerta e della domanda, la meravigliosa via Crociferi, l’incontro con la Madre Priora Carocciolo, mi hanno dato la forza e la fiducia, sentivo che potevo davvero provarci, nessuno ci credeva, ma ci credevo io ed era questo ciò che più contava. Non e’ stato per niente facile, anzi, ma oggi è una realtà, viva, in continua evoluzione, consolidata.

Catania, via dei Crociferi

Come è riuscita a convincere la Priora ad aprire una parte del Monastero alle visite e ad accogliere un Museo di arte contemporanea, per sua stessa definizione quasi mai incentrata su soggetti sacri?

Non ho convinto Madre Caracciolo. Credo, per esperienza personale basata su diversi eventi della mia vita, che esistano persone che insieme, unite da una visione condivisa, possano cambiare il mondo, rendere possibile l’impossibile. L’affetto, la stima, la gratitudine, per Madre Caracciolo sono dentro di me sentimenti profondi e sempre vivi, avevamo un meraviglioso rapporto di comprensione e condivisione, lei e’ stata una donna straordinaria sotto ogni punto di vista. La sua mente, la sua anima erano incredibilmente proiettate al bene e al futuro delle nuove generazioni, nonostante l’età, non aveva età. Accolse con entusiasmo la mia proposta, un progetto legato alle istanze tendenti alla valorizzazione dei beni culturali del patrimonio siciliano e alla promozione dell’arte contemporanea internazionale, abbracciò subito il progetto e mi sostenne con passione. Il MacS deve a lei, moltissimo.

Qual è il criterio di scelta delle opere?

Sono i criteri “classici” quelli a cui il MacS s’ispira nella selezione delle opere: bellezza, perizia esecutiva, capacità tecnica, mimesi, armonia delle forme, maestria, tematica.

Le opere sono frutto di acquisti, di donazioni o di entrambi?

Il MacS è un Museo privato, opera quindi con libertà e flessibilità le scelte che ritiene idonee e opportune, prevedendo soluzioni diverse, non esistono solo gli acquisti o le donazioni, esistono molte varianti e variabili.

Il “sistema dell’arte” in Sicilia è molto debole e frammentato. Come si pone il MacS rispetto a questo sistema?

Il MacS è un museo indipendente, aperto e disponibile a collaborare con tutto ciò che può migliorare, integrare, fortificare, promuovere l’arte contemporanea in Sicilia e nel mondo.

E nei confronti degli artisti giovani ed emergenti?

La prima mostra del MacS , il primo catalogo museale, l’evento dell’ apertura ufficiale del MacS fu la personale di un giovanissimo artista catanase, Alfio Giurato, l’artista oggi vive e lavora a Milano, godendo della fama e del prestigio che merita, un grandissimo artista che proprio dal MacS ha iniziato il suo cammino, questo mi rende felice e penso sia il miglior esempio per spiegare quanto e come il MacS sia attento e disponibile verso gli artisti giovani e giovanissimi.

Che rapporto ha il Museo con le Accademie, in particolare con quelle del territorio?

Ottimo, il nostro curatore senior è il professore Adriano Pricoco, con il quale il MacS ha un rapporto decennale, basato su intenti comuni e profonda amicizia.

Come si sostiene economicamente il MacS ?

Il MacS ha una buona biglietteria, caso raro per un museo privato senza nessun aiuto pubblico, oltre alla biglietteria che copre buona parte dei costi e delle spese, ci sono apporti privati e speriamo anche in future donazioni.

Quante opere possiede attualmente il Museo?

In esposizione sono circa un centinaio, la collezione ne conta più del doppio, opere che periodicamente vengono esposte in rotazione.

Il Museo è aperto a mostre temporanee, progetti di residenza, workshop ed attività attrattive per i giovani artisti?

Sicuramente, la disponibilità per la qualità di idee e iniziative di giovani talentuosi è sempre massima.

Una domanda di rito. Work in progress e progetti per il futuro?

La domanda è molto gradita, stiamo lavorando all’apertura di Residence MacS , un progetto ambizioso e innovativo, una residenza per artisti in una struttura che ha richiesto quasi tre anni di restauro, situata nei pressi della bellissima piazza Duomo della citta’ di Acireale, un progetto che è stato pensato da tempo e che finalmente, tra qualche mese, verrà inaugurato; progetto che consentirà al MacS una sempre maggiore espansione ed un futuro in continua evoluzione

Informazioni
MacS Museo Arte Contemporanea Sicilia
Via San Francesco d’Assisi, 30, (angolo via Crociferi), 95124 Catania
095 617 2035; museomacs.it
Copyright
Tutte le immagini © MacS Museo Arte Contemporanea Sicilia