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Buone nuove: architettrici di ieri e di oggi in mostra al MAXXI

di Paola Milicia.

Buone nuove: architettrici di ieri e di oggi in mostra al MAXXI

Diventare architetto, (…) trasformare un disegno in pietra, un pensiero in qualcosa di solido, perenne. Tirar su una casa. Scegliere le tegole del tetto e il mattonato del pavimento. Immaginare facciate, cornicioni, architravi, logge, scale, frontoni, prospettive, giardini. Per quanto ne sapevo, una donna non l’aveva mai fatto. Non esisteva nemmeno una parola per definirla”. (…) Ho respirato la polvere dei cantieri fin dal giorno in cui sono nata(…). Fin da quando ho memoria, Roma è stata una foresta di ponteggi, crivellata di crateri(…). Le strade erano percorse ogni  giorno da carri trainati da buoi, che trasportavano lastre di travertino oppure travi destinate a diventare impalcature e soffitti.”

Non c’è inizio più indicato per narrare la sequenza di talenti in mostra presso Il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma: un omaggio alla figura di Plautilla Bricci, prima donna a fregiarsi del titolo di architetto, riadattato, poi, nel magico neo-lemma di architettrice, protagonista dell’omonimo romanzo storico di Melania G. Mazzucco (Einaudi, 2019) da cui è tratto il passaggio. Di lei si scrive soprattutto in termini di isolamento, derisione, discriminazione tanto che non ne è rimasto né un ritratto né una descrizione fisica, a riprova che la storia a volte è scritta per dimenticare.

Ma c’è anche un altro volto di questa vicenda, più invisibile e resiliente, attraverso il quale esaltare la capacità di tramandare, nonostante tutto, una professionalità al femminile che da sempre ha lottato contro il pregiudizio stigmatizzato di genere nel mondo del lavoro, e che è stata capace di affermare il principio della supremazia del prodotto rispetto al genere del produttore.

Al Maxxi è in mostra, dunque, la Storia (ma anche storie), progetti e modelli, di vita soprattutto, e di grande professionalità a riprova che le donne in architettura esistono e lo hanno ampiamente dimostrato. Buone nuove, appunto. «La bella notizia è proprio che le donne nell’architettura ci sono e sono forti, consapevoli, innovative – commenta Giovanna Melandri, Presidente Fondazione Maxxi – sono particolarmente attente alla sostenibilità ed è molto interessante vedere le collaborazioni virtuose tra studi al femminile».

Oltre cento donne architettrici di fama globale per raccontare il riscatto, imprese fantastiche di resilienza e di grande creatività competitiva e innovatrice: a cominciare da Zaha Hadid che ha progettato il museo Maxxi di Roma, Norma Merrick Sklarek, prima afroamericana ad avere accesso alla professione nel 1954, a Ada Louise Huxtable che nel 1970 ha vinto il primo premio Pulitzer per la critica. Ancora, Kazuyo Sejima, senza dimenticare il grande contributo di italiane, come Elena Luzzato Valentini, pioniera del Razionalismo italiano e prima italiana a laurearsi presso la Regia Scuola Superiore di Architettura di Roma, nel 1925; Maria Teresa Parpagliolo, che per l’Oxford Companion to Gardens è «uno degli architetti paesaggisti più rilevanti del ventesimo secolo», Gae Aulenti, Lina Bo Bardi, Anna Ferrieri Castelli che con il marito Guido Castelli ha fondato la Kartell. Ancora, Nanda Vigo, Carmen Andriani, Paola Viganò e altre, fino alle emergenti, come Francesca Torzo.

Paladine di un nuovo modo di concepire la professione, oltre che le linee, la sostenibilità paesaggistica, la città come agglomerato di linee “dolci” e funzionali, che infrange i tabù, ridisegnando un ruolo nuovo della donna e del suo rapporto con le professioni ancora troppo legato alla cultura di genere.

Una buona nuova per finire… la biennale di Architettura di Venezia del 2023 sarà diretta da Lesley Lokko, classe 1964, architetta, docente e scrittrice anglo-ghanese. Un ulteriore modello per guardare al domani.

Paola Milicia

fino a domenica 11 Settembre 2022
Buone nuove – Donne in architettura
MAXXI ROMA
via Guido Reni, 4 A, 00196 Roma
06 39967350; maxxi.art

Immagine in evidenza: Toshiko Mori. Credit: Iwan Baan. Courtesy of Toshiko Mori Architect