“Catturare l’umanità, prima che muoia”. La fotografia di Jimmy Nelson

di Teresa Lanna.

Catturare l'umanità, prima che muoia. La fotografia di Jimmy Nelson

«Se riusciamo a dar vita a un movimento mondiale che documenti e condivida immagini, pensieri e storie sulla vita indigena, attuale e passata, forse potremmo salvare dalla scomparsa una parte del nostro prezioso patrimonio culturale».

Fotografare un’umanità in via d’estinzione, affinché si accendano i riflettori su popoli che rischiano seriamente di scomparire; catturare volti, costumi, tradizioni, riuscendo quasi a renderli indelebili, sfiorando i confini d’una sospirata immortalità.

Questo è, da sempre, il desiderio che anima il lavoro di James (“Jimmy”) Philips Nelson (Sevenoaks, 1967), il fotografo britannico che ha dato vita ad uno straordinario lavoro di documentazione riguardante le poche decine di popolazioni indigene rimaste sul nostro pianeta e distribuite nei cinque continenti, con l’intento di immortalare la loro vita e le loro tradizioni, per testimoniarla prima che possano amaramente estinguersi: «Volevo testimoniare le loro tradizioni antichissime, unirmi ai loro rituali e capire come il resto del mondo minacci di comprometterle per sempre».

Jimmy Nelson with the Huli Wigmen © Jimmy Nelson B.V.

Il titolo di questo suo primo grande volume fotografico è Before They Pass Away (2013), ossia Prima che muoiano. Soggetto privilegiato degli scatti di Nelson sono le oltre quindici milioni di persone appartenenti alle ultime popolazioni indigene sulla Terra, distribuite dall’Etiopia al Nepal, dalla Papua Nuova Guinea alla Siberia e partendo dai Masai del Kenia: «Volevo realizzare una documentazione fotografica ambiziosa anche dal punto di vista estetico, che superasse la prova del tempo. Un lavoro da considerare come un archivio etnografico insostituibile di un mondo che sta rapidamente sparendo».

Jimmy Nelson trascorre la sua infanzia in Africa, Asia e Sud America, girando il mondo sin da subito con suo padre, che lavorava come geologo per la Shell International. All’età di diciassette anni, lascia la scuola ed inizia a percorrere il Tibet a piedi, portando con sé una piccola macchina fotografica, grazie alla quale documenta il suo viaggio, durato circa due anni. Al suo ritorno, la raccolta di foto che aveva scattato nel paese precedentemente inaccessibile, fu pubblicata dalla National Geographic inglese, con grande successo internazionale.

Le fotografie di Nelson trasmettono un forte senso di armonia tra tutti gli esseri viventi ed una profonda simbiosi tra l’uomo e la natura, in un rapporto di speculare bellezza. Gli sfondi delle foto, siano essi valli, montagne, pianure o corsi d’acqua, incorniciano le persone ritratte e comunicano un marcato senso di rispetto per la natura, diventando, così, delle vere e proprie immagini-simbolo in difesa dell’ambiente. I suoi scatti sono curati nei minimi dettagli, e trasmettono un’attenzione quasi maniacale verso forme, colori e, soprattutto, la luce, che è unicamente naturale.

Dopo la sua esperienza in Tibet, Jimmy Nelson viaggia nei luoghi più nascosti del pianeta, documentando molteplici zone di guerra, tra cui Afghanistan, Kashmir, Jugoslavia, Somalia ed El Salvador, lavorando come fotoreporter professionista fino all’età di ventiquattro anni.

Jimmy Nelson, Himba, Hartmann Valley Serra Cafema, Namibia, 2011 © Jimmy Nelson B.V.

Uno dei nuclei fondanti del suo lavoro è rappresentato dai ritratti. Durante i lunghi soggiorni nelle zone più remote della terra, Nelson stabilisce un profondo legame con le persone che vi abitano, prestando scrupolosa attenzione alle caratteristiche culturali delle comunità che ritrae, esaltando l’unicità e la bellezza di ciascuna di esse: «Dal punto di vista artistico, rimango affascinato dall’estetica delle popolazioni indigene. I loro indumenti vivaci, l’artigianato sofisticato e i paesaggi mozzafiato, mi offrono un ricco arazzo visivo per catturare bellezza attraverso il mio obiettivo».

Le sue immagini hanno spesso come protagonisti membri anziani delle comunità, i cui volti recano i segni del tempo e delle infinite esperienze vissute.

Le opere di Jimmy Nelson necessitano di notevole abilità tecnica e sono frutto di «una combinazione di umiltà, vulnerabilità, compassione e molto tempo». Le scene corali, poi, implicano il coordinamento di una moltitudine di persone, molte delle quali hanno poca familiarità con la macchina fotografica, e che devono rimanere immobili per alcuni secondi, spesso in piedi o in posizioni precarie.

Dopo una lunga sperimentazione con la fotografia analogica, l’artista britannico comincia ad avvalersi di un banco ottico di grande formato (10×8) in titanio, per poterlo trasportare con facilità e che gli assicura una qualità d’immagine ed una risoluzione eccezionali. Questo ha rappresentato una tappa significativa nel suo percorso artistico, verso un processo di creazione di immagini che sembrano veri e propri dipinti.

Nel 1992, Nelson è incaricato dalla Shell Oil di produrre il libro Literary Portraits of China, che lo conduce a viaggiare attraverso il paese per trenta mesi, insieme alla moglie di allora, Ashkaine Hora Adema, che partecipa alla realizzazione del libro.

Nel 2018 esce Homage to Humanity. Il testo è composto da più di quattrocento fotografie di diverse culture indigene, oltre che da interviste con membri tribali, infografiche sui luoghi e le culture ritratte; inoltre, da un’applicazione che contiene materiale filmato a 360° e collegato alle immagini, da video dietro le quinte e da informazioni di base sui viaggi. Homage to Humanity prosegue il lavoro fatto da Nelson nel suo testo precedente, ma verosimilmente se ne differenza per la natura più inclusiva dei suoi soggetti. Attraverso tale approccio, Nelson tendeva a riconoscere le critiche che il lavoro di qualche anno prima aveva suscitato: «In Homage to Humanity ho voluto dare più voce ai soggetti, ai loro sogni, alle loro opinioni e alla loro visione del mondo».

Nella prefazione al testo, Mundiya Kepanga, capo papuano della regione di Tari, negli altopiani della Papua Nuova Guinea, scrive: «La mia cultura è ciò che sono. Mi dà i miei valori e il mio senso di casa, cose che so che perderei se dovessi adattarmi allo stile di vita che oggi sembra prendere il sopravvento sul nostro pianeta. Credo che progetti come questo libro aiuteranno la mia generazione e quelle più giovani a sostenere la nostra cultura unica e preziosa per il futuro».

Nelson ha visitato numerose comunità indigene in tutto il mondo, sviluppando, insieme ad alcune di esse, progetti di reciprocità attraverso la Fondazione che porta il suo nome e che mira a promuovere l’apprezzamento per la diversità culturale e a connettere persone provenienti da tutto il mondo per celebrare l’identità culturale policromatica. A tal proposito, afferma: «La Fondazione si è evoluta nell’insegnare l’orgoglio dei popoli indigeni. Sto creando molti team per andare in giro per il mondo e fare quello che faccio. Stiamo raccogliendo [immagini, video e altre informazioni] e creando un caminetto digitale, una sorta di biblioteca nel cielo, di tutto questo patrimonio per le generazioni future». Il progetto più importante della Fondazione ha riguardato una collaborazione con J. Walter Thompson India e J. Walter Thompson Amsterdam. La campagna si è aperta con un cortometraggio, intitolato Blink. And they’re gone, realizzato utilizzando oltre millecinquecento fotografie scattate da Nelson nel corso dei suoi viaggi. Il film ha richiesto novanta giorni di montaggio; esso contiene immagini degli Huli Wigmen della Papua Nuova Guinea, dei Kazaki della Mongolia, dei Sadhu dell’India, dei Wodaabe del Ciad e di diverse altre culture.

Jimmy Nelson, Kaluli Mount Bosavi, Southern Highlands, Papua New Guinea, 2017 © Jimmy Nelson B.V

Nel 2022 Jimmy Nelson ha pubblicato un volume in onore delle culture tradizionali dei Paesi Bassi, Between the Sea and the Sky, un omaggio personale al paese che lo ha adottato. Nel testo, Nelson descrive venti comunità in abiti tradizionali, ma anche l’ambiente che le ha formate, ovvero i Paesi Bassi. Il risultato rivela una parte fondamentale dell’identità olandese che è quasi completamente scomparsa nell’oblio. Concepito come una sorta di ‘full immersion’ nella ricca cultura della sua patria adottiva, Between the Sea and the Sky è anche il libro più personale di Jimmy Nelson, fino ad oggi.

Jimmy Nelson prosegue il suo viaggio per il mondo, documentando le culture indigene e la loro diversità. Il suo lavoro è un prezioso contributo alla conoscenza e alla comprensione di un mondo che sta rapidamente scomparendo, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi che corrono: «La mia esperienza preferita è la consapevolezza che non realizzerò mai il film definitivo. Anche se l’aspirazione di ogni seduta è quella di avvicinarmi sempre di più a quell’obiettivo e questa è la massima felicità per me».
Teresa Lanna

Jimmy Nelson, Maasai, Sarbore, Serengeti, Tanzania, 2010 © Jimmy Nelson B.V.

Riferimenti
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Copyright
Tutte le immagini © Jimmy Nelson B.V.
Immagine in evidenza
Jimmy Nelson, Nenet Yakim, Ural_Mountains, Russia, 2011 © Jimmy Nelson B.V.
Immagini dalla mostra “Jimmy Nelson. Humanity
20 settembre 2023 – 21 gennaio 2024
Palazzo Reale di Milano