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Calogero Condello. Pensiero tridimensionale. Classicità e futuro
sabato 9 Marzo 2024 - domenica 5 Maggio 2024
sede: Magazzino 26 (Trieste).
cura: Marianna Accerboni.
La capacità speculativa propria della cultura mediterranea – scrive Marianna Accerboni – si specchia nell’opera di Calogero Condello, che sa compendiare nei propri lavori euritmia, misura e passione, racchiusi e sospesi in un’arte d’ispirazione concettuale, in cui ricorrono i canoni della bellezza classica e neoclassica accanto ad altre scelte estetiche di qualità, espresse sul filo della contemporaneità sia sotto il profilo formale che per quanto riguarda il loro significato.
Riflessioni che provengono da una preparazione artistica e professionale iniziata al Liceo artistico di Agrigento e affinatasi quindi all’Accademia di Belle Arti di Firenze nella sezione Scultura, dove Condello ha approfondito molteplici discipline, implementando e affinando il proprio naturale talento verso la tridimensionalità, ma anche verso espressioni bidimensionali, che incorniciano e compendiano spesso le opere scultoree.
Da notare altresì che tali sculture non rappresentano voci uniche, da considerarsi singolarmente, bensì delle originali espressioni corali in cui l’autore, nella ricerca di un ideale rapporto biunivoco di traccia umanistica con “l’altro”, esprime le proprie riflessioni su molteplici aspetti del nostro quotidiano, accentrando in particolare il focus della sua narrazione simbolica sulla guerra e sull’inquinamento, problemi che condizionano in modo negativo la nostra esistenza. Grande drammaticità, che assurge al diapason di tragedia greca, è suggerita proprio dal tema ecologico, rappresentato dall’artista – che ha esposto in prestigiose sedi istituzionali in Italia e all’estero – nell’installazione che simula un insano e metaforico banchetto (Uomo e madre natura) del 2021mentre il tema della guerra graffia il nostro animo con l’installazione in terracotta dal titolo “Dilaniata” realizzata tra il 1995 e il 2003.
Con assoluta padronanza della terza dimensione e dello spazio, Condello esprime, attraverso un’arte simbolica in cui risuonano gli echi della misura aurea, la propria interpretazione della realtà contemporanea e di alcune delle sue problematiche più pressanti, individuate anche attraverso gli echi più crudi.
Riconducendole a una misura d’uomo, che rappresenta il fulcro e il mezzo della sua originale riflessione e delle sue installazioni.
Sotto il profilo tecnico le sue opere sono realizzate mediante il calco in gesso di un modello umano in carne e ossa, poi ulteriormente rielaborato e modificato attraverso un metodo di ricerca molto personale, volto alla modulazione di un linguaggio in cui il rapporto tra interiorità ed esteriorità si avvale talvolta dell’uso della luce (come accaduto al Teatro romano di Trieste nel 2019 e ad Aquileia nel 2020), che dona un senso di fragile bellezza alla trasparenza della vetroresina, arricchita spesso da pigmenti e scelta forse non casualmente ma istintivamente anche per rammentare la caducità delle cose terrene.
Talvolta invece le sculture sono forgiate in un bronzo dalla patina scura che accentua lievemente il “drama”, cioè, secondo l’etimologia greca, l’azione scenica interpretata da figure ideali che diventano quasi eroi neoclassici.
Di bronzo sono infatti le tre sculture che accompagnano e ricordano al fruitore la mostra nel corso della sua durata, collocate in tre spazi chiave del centro di Trieste, oltre ad alcune opere presenti nella sede espositiva: il Magazzino 26 del Porto vecchio di Trieste che, con la sua austera memoria del passato e il suo riuso nel presente, interpreta perfettamente la concettualità temporale espressa dallo scultore siciliano, sospesa tra un passato apparentemente ideale, un’attualità densa di nubi plumbee e un futuro che auspichiamo migliore, grazie anche alle simboliche denunce di artisti come Condello, autore dalla poetica elegante ed essenziale, coraggioso, spesso ispirato e pervaso da un istinto e da una sensibilità sobriamente e sottilmente scenica.
A interpretare con emozione – conclude Accerboni – il teatro della vita nella prospettiva di una rinascita e della speranza.
Inaugurazione
sabato 9 marzo 2024 alle 18
Immagine in evidenza
Dilaniata, 1995 – 2003 (particolare)