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Caravaggio: ultimo approdo. Il San Giovanni Battista giacente
venerdì 13 Maggio 2022 - sabato 15 Ottobre 2022
sede: Badia a Ragusa (Ragusa).
cura: Pierluigi Carofano.
Una delle ultime opere di Caravaggio è il fulcro della mostra “Caravaggio – ultimo approdo”. Documentata sin dal Seicento nelle collezioni medicee, si tratta del famoso ricordato nell’inventario post mortem dei beni posseduti dal Caravaggio in occasione del suo sbarco a Palo del 1610. Questo dipinto nel 1641 si trovava nella Villa Medici di Poggio Imperiale per poi passare nel palazzo mediceo di Livorno. Acquisito verosimilmente dall’arciduchessa Maria Maddalena d’Austria, l’opera è descritta nell’inventario di Poggio Imperiale del 1641 come “quadro in tela entrovi un S. Giovanbattista nel deserto che giace sopra un panno rosso nudo di mano del Caravaggio […] lungo braccia 23/5 alto braccia 2 con sua copertina d’Ermesino verde” e con “a piedi di detto la croce di canna […]. In altre successive citazioni inventariali è specificato che ai piedi della figura vi è la croce di canna. Per ordine del Gran Principe, nel dicembre del 1698 fu inviato nel Palazzo di Livorno, edificio caro a Ferdinando che ne curò in dettaglio gli arredi; tornò poi a Pitti nel 1723.
A tutt’oggi non si conoscono i motivi per i quali l’opera lasciò le collezioni medicee (probabilmente in seguito a Firenze capitale d’Italia e alla ristrutturazione degli arredi di Palazzo Pitti). Si sa soltanto che nel 1860 il ricco banchiere e massone Henry Benjamin Humphrey acquistò il San Giovannino da Rittenhouse a Boston ad un’asta pubblica. Successivamente il quadro veniva donato alla Loggia massonica d’Oriente a Thomaston nel Maine e lì rimane sino al 2009. In quell’anno viene ceduto all’attuale proprietario che risiede a Malta. L’idea della mostra è quella di raccontare gli ultimi giorni di vita di Caravaggio attraverso una delle opere che egli portava con sé alla volta di Roma. Partito da Napoli, dove tra l’altro era stato vittima tempo prima di una misteriosa e violentissima aggressione, Caravaggio era diretto appunto nell’Urbe, dove sperava di ottenere la grazia per la condanna a morte che da anni pendeva sul suo capo. Era il luglio del 1610 quando si imbarcò dal porto di Chiaia su una feluca. Con sé aveva tre tele destinate al cardinal Scipione, che avrebbe dovuto aiutarlo ad ottenere il perdono papale. Invece a Roma non arrivò mai; morì pochi giorni dopo a Palo e su quella feluca si trovava appunto il “San Giovanni giacente” che sarà esposto a Ragusa.
La mostra sarà anche l’occasione per condividere con il grande pubblico i risultati di una campagna diagnostica che ha dato risultato veramente sorprendenti in merito alla tecnica ‘dell’ultimo Caravaggio’. Studiosi esperti di Caravaggio come Rossella Vodret, Claudio Falcucci e Roberta Lapucci, per citarne alcuni, ritengono il “San Giovanni giacente” di straordinario interesse sebbene non finita proprio a causa delle vicende personali dell’artista.
“Partendo dal dipinto di Caravaggio – spiega il curatore Pierluigi Carofano – abbiamo pensato di esporre alcune opere, anche lontane temporalmente da quella di Caravaggio, che ben rappresentano episodi significativi della vita di San Giovanni Battista, suo precursore nell’annuncio della venuta del Messia per i cristiani”.
Verranno esposte altre quattro opere oltre a quella di Caravaggio: Domenico Piola, Predica di san Giovani Battista. Napoli, collezione privata; Luigi Garzi, San Giovanni Battista battezza Cristo nel fiume Giordano. Roma, collezione Amata; Giovanni Odazzi, San Giovanni Battista predica alle folle. Roma, collezione privata; Francesco Rustici, Sacra Famiglia e san Giovannino. Napoli, collezione privata.
La mostra è prodotta da Happee Place in collaborazione con Mediatica
Inaugurazione
giovedì 12 maggio alle 11,30