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Faccia a faccia. Fisionomie, visi e ritratti nella Raccolta Menozzi di Arte Irregolare

sabato 8 Ottobre 2022 - sabato 4 Marzo 2023

Faccia a faccia. Fisionomie, visi e ritratti nella Raccolta Menozzi di Arte Irregolare

sede: Biblioteca Panizzi (Reggio Emilia).
cura: Sara Ugolini.

Il viso nello sguardo degli artisti italiani e stranieri di arte irregolare come Umberto Ammannati, Marco Berlanda, Giuseppe Bomparola, Charles Boussion, Pierluigi Cortesia, Curzio Di Giovanni, Theodor Gordon, Martha Grünenwaldt, Massimo Mano, Claude Massé, Alessandra “Michelangelo” Brigiotti, Michel Nedjar, Adam Nidszgorski, Sophie Orlicki, Cesare Paltrinieri, Marinella Parente, Marco Raugei, Manuela Sagona, Gérard Sendrey, Franca Settembrini.

Una mostra unica a Reggio Emilia nella Biblioteca Panizzi, curata da Sara Ugolini, storica dell’arte, Chiara Panizzi, responsabile del Gabinetto delle Stampe “A. Davoli” e Dino Menozzi, collezionista di arte irregolare e donatore della propria raccolta alla biblioteca nel 2007.

S’intitola “Faccia a Faccia. Fisionomie, visi e ritratti nella Raccolta Menozzi di Arte Irregolare” e intende delineare un percorso intorno alla rappresentazione grafica del viso come soggetto mobile, multiforme, la cui capacità comunicativa emana anche dalla superficie di un supporto cartaceo su cui l’artista lavora con le tecniche più diverse, tradizionali e non.

La raccolta di 2800 opere di arte irregolare del collezionista reggiano Dino Menozzi si è rivelata ricca di testimonianze dei diversi modi in cui gli artisti outsider si sono cimentati nel tema della rappresentazione del volto umano. Si tratta di opere grafiche su carta realizzate con le tecniche più varie e nei formati più diversi, da artisti italiani e stranieri, oppure inseriti nel circuito laboratoriale di alcuni centri di creatività e di cura presso ospedali psichiatrici italiani sotto la direzione competente e partecipata di atelieristi d’eccezione. Le sperimentazioni grafiche degli autori in mostra rivelano via via ulteriori modalità di interpretare e di leggere il viso, trasformandolo in una maschera aperta a nuove identificazioni, in una materia informe che sfida l’osservatore a riconoscerla come sembianza umana, in una configurazione statica utile a misurare uno spazio o a generare un ritmo.

L’osservazione, lo studio e la rappresentazione della figura umana, sono storicamente antichissimi. L’immagine del volto è anche all’origine della vita di ogni essere che nascendo si specchia nel viso materno e imposta così ogni futura relazione con sé e con l’altro.

Il tema dell’esposizione si collega dunque alla tradizione ritrattistica e testimonia l’incontro ravvicinato con un modello di cui viene fissata la fisionomia o lo stato d’animo, proiettandoci verso territori sconosciuti popolati da esotici ritratti d’invenzione. La raffigurazione di un volto umano attiva delle energie emotive e relazionali che coinvolgono sia l’autore che il fruitore dell’opera, soprattutto quando entra in gioco l’intenzione di realizzare non una semplice figura, ma più propriamente un ritratto o un autoritratto. La storia dell’arte, come la letteratura, sono ricche di esempi illustri e significativi delle dinamiche che si attivano nell’affrontare queste tematiche e, più recentemente, si è scoperto che sono correlate anche a questioni psicanalitiche e di psicologia sociale. Negli ultimi anni, ad esempio, sono state fatte ricerche approfondite sulle componenti narcisistiche e sulle patologie legate all’immagine di sé, che caratterizzano oggi una nuova forma di dipendenza, quella di postare continuamente e ossessivamente i propri selfie sui social network.

Nei diversi casi in cui un’opera d’arte può essere considerata un autoritratto, l’artista è faccia a faccia con se stesso, allo specchio con la propria immagine esterna o interiore e, dovendola ritrarre, deve considerarla come fosse quella di un altro, in una sorta di dissociazione che presuppone un equilibrio psichico di un certo tipo. È inevitabile che, alla semplice restituzione dei tratti fisionomici, egli vi sovrapponga anche ciò che urge da dentro e che viene fatto emergere con un’operazione che lo costringe a guardare negli occhi quello che esce dal profondo, dal buio, dall’ombra del proprio sé, oppure a celarlo dietro a opportuni mascheramenti difensivi. Nel caso del ritratto vero e proprio invece, l’artista si mette volutamente faccia a faccia con le sembianze di un altro da sé, ne scruta l’anima, e lo restituisce in forme verosimilmente oggettive che lo rendano riconoscibile, o addirittura idealizzato, anche se poi vi proietta sempre qualcosa di sé, operazione questa che in certi casi viene esasperata al punto da portare l’autore a fagocitare ciò che ha davanti e a restituirlo in modo distorto e allucinato.

La mostra, si inserisce nell’ambito del progetto Identità Inquieta, cartellone di iniziative sul tema dell’identità, individuale e collettiva, a partire dalle domande che con urgenza emergono dai contesti più fragili e inattesi, ed è stata realizzata grazie al sostegno degli “Amici della biblioteca”, il progetto di partnership tra pubblico e privato, avviato nel 2011 per sostenere gli investimenti e le attività di promozione della Biblioteca Panizzi e delle biblioteche decentrate,

Immagine in evidenza
Cesare Paltrinieri – Ritratto (part.)