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Il dinamismo della materia – Mostra collettiva

giovedì 9 Novembre 2023 - domenica 11 Febbraio 2024

Il dinamismo della materia - Mostra collettiva

sede: Castello di Kromberk (Nova Gorica, Slovenia).
cura: Katarina Brešan, Massimo Premuda.

Il Castello di Kromberk di Nova Gorica ospita “Il dinamismo della materia”, una grande collettiva retrospettiva a cura di Katarina Brešan e Massimo Premuda in collaborazione con l’Archivio Mascherini per celebrare i 40 anni dalla morte dello scultore Marcello Mascherini (Udine 1906-Padova 1983) con un corpus di bronzi, bozzetti e stampe, ma anche fotografie, documentazione originale e i suoi attrezzi da lavoro.

In mostra oltre 50 opere fra cui le sculture di Mascherini e le fotografie di Massimo Gardone, Davide Maria Palusa e Mario Sillani Djerrahian che vengono messe in dialogo e contrasto con le vitali sculture di Zdenko Kalin (Solkan 1911-Ljubljana 1990), Janez Lenassi (Opatija 1927-Piran 2008) e Vasja Žbona (Miren 1945-Paris 2013) dalla Collezione d’Arte del Castello di Kromberk, insieme agli iconici uccelli di Vladimir Makuc (Solkan 1925-2016), di cui il Goriški muzej-Museo del Goriziano di Nova Gorica custodisce il prezioso fondo.

L’esposizione intende dunque analizzare come gli artisti italiani e sloveni abbiano affrontato, e genialmente risolto, il tema dell’aria, del vento, del movimento e del volo.

Massimo Premuda racconta così il concept dell’omaggio all’opera di Mascherini da parte di tre autori di oggi che reinterpretano a tanti anni di distanza con il loro particolare occhio contemporaneo tre sue sculture inerenti i venti presenti sul territorio: “In mostra un nucleo significativo di fusioni di Mascherini, in particolare gabbiani, colombi e uccellacci della fine degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta che documentano l’interesse dell’artista sui fenomeni legati all’aria, avendo nella sua lunga carriera rappresentato, oltre a diversi drammatici volatili, i suggestivi venti del nostro territorio in tutte le loro possibili declinazioni: Bora, Scirocco, Libeccio… tre nomi che ben descrivono la nostra macroarea e che con le loro peculiari caratteristiche sono forieri degli straordinari ed estremi fenomeni atmosferici dl nostro golfo! In particolare, nella declinazione della decorazione navale, tanti gruppi scultorei di Mascherini hanno preso il largo da Trieste sulle eleganti nave bianche, quale la raffinatissima motonave Augustus del 1951, riccamente decorata dai migliori artisti delle regione. In esposizione quattro spettacolari bronzi di Marcello Mascherini: “Colomba della Guerra” (1969), “La Guerra” (1970), “Uccellaccio” (1970) e “Gabbiano ferito” (1973) con relativi bozzetti e incisioni, che rappresentano un corpus dall’inconfondibile unità linguistica e che riflettono le preoccupazioni dell’artista per le sorti della società e del mondo. E ancora i disegni “Studio per gabbiano” e “Mare e vento” che, insieme al raro materiale proveniente dall’Archivio Mascherini, ci raccontano l’interesse di Marcello Mascherini per la natura che lo circondava, in particolare dopo il 1955, anno in cui si stabilì nella baia di Sistiana, “ponendolo in quotidiano contatto con un mondo geologicamente unico e tale da divenire importante motivo ispiratore nella sua produzione. Dopo gli anni dell’arcaismo e del mito classico, apparvero le scabrosità e le pietrosità che la natura forniva come motivi di confronto non più idilliaco, odoroso di selve e di salso, quanto piuttosto brutale e possente, riflesso di una società sempre più conflittuale.” (da Claudio H. Martelli)
Infine viene presentato anche un nucleo di due opere che riprende il mito del volo e della caduta di Icaro con un’imponente fusione di oltre 2 metri del 1957 che simboleggia l’ambizione all’ascesa e con un bronzetto dei primi anni Settanta che ne raffigura la caduta, quasi a voler rappresentare visivamente l’attuale Sindrome di Icaro che, mutuata dal mito in psicologia, si riferisce a personalità di tipo narcisistico, spesso in posizioni sociali elevate che, sovrastimando i propri limiti, falliscono l’obiettivo.

La profonda e sofferta ricerca di Mascherini viene così messa in dialogo e contrasto con le fotografie omaggio di tre artisti contemporanei che hanno voluto rileggere a tanti anni di distanza le opere di uno dei più significativi scultori del Novecento italiano: i bronzi “Bora” e “Scirocco” del 1951, che decoravano la motonave Augustus e oggi esposti al MuCa, il Museo della Cantieristica di Monfalcone, e “Lotta di Chimere” del 1967, il gruppo bronzeo installato all’incrocio fra via Palestrina e via San Francesco nel Borgo Franceschino di Trieste.

Massimo Gardone (Genova, 1961) reinterpreta il mito della “Bora” di Mascherini attraverso un algido dittico fotografico stampato su HD Metal Print e montato su alluminio dal titolo “Soffio di Bora” che dialoga con “Bonjour”, un suggestivo mare sferzato dalla bora, tratto dalla serie “La Luce Del Vento”. Il lavoro trasforma con il soffio metallico della Bora, e sotto gli occhi dello spettatore, la superficie del mare in una distesa artica, cristallizzando il pelo dell’acqua e pietrificandolo in una fusione scultorea. E come afferma lo stesso fotografo: “ll bronzo in grafite. La scultura in disegno. Il tratto deciso graffia la superficie. La gioia è sorprendente, il divertimento manipolatore mi fa sorridere, mi mette di buon umore. Nei tratti gentili la musa soffia a fior d’acqua, il vento si fa visibile lasciando le sue orme. Una piccola canoa e un transatlantico si sovrappongono nel ricordo intimo di uno sguardo amorevole. Un omaggio garbato, e nulla più.”

Mario Sillani Djerrahian (Addis Abeba, 1940), figura storica della sperimentazione videofotografica, ci presenta invece l’esuberante vento “Scirocco”, che Mascherini aveva immaginato a cavallo di un pesce annunciante il suo passaggio soffiando in una conchiglia, mentre fugge dal museo e si libera nella tempesta. Nuovamente, nella ricerca di Sillani, il paesaggio irrompe nello spazio espositivo divenendo paesaggio mentale, o “endotico”, e la scultura prende letteralmente il volo in uno scatto dal taglio futurista per evadere dal museo e immergersi in dense nuvole cariche di umidità riportandolo in un ambiente che solo la mente può elaborare.

Infine Davide Maria Palusa (Trieste, 1989) rilegge il potente gruppo scultoreo “Lotta di Chimere” che lo stesso Mascherini, in un’intervista del 1975, aveva così descritto: “Sono due chimere, meglio forse due culture che si scontrano, o due venti; bah, sono quello che vuoi immaginare tu, comunque sono due idee contrastanti”. Palusa interpreta questo violento scontro fra terribili forze contrarie come un incontro che, proprio attraverso i vuoti rimasti fra i due personaggi femminili urlanti, lascia spazio al fluire dell’aria e, perché no, anche alla possibilità di compenetrarsi di idee e punti di vista diversi, trasformando la lotta in abbraccio, proprio su uno spigolo di una casa, potente metafora dell’eterno scontro-incontro fra culture di cui la nostra terra di confine si è sempre nutrita. Pertugi dunque di una possibile riconciliazione?”

Così Katarina Brešan sottolinea le possibili convergenze fra gli artisti sloveni e italiani in mostra: “Al Castello di Kromberk la mostra è stata arricchita con le opere di artisti, soprattutto scultori, della nostra collezione, e con opere che erano già esposte nella mostra permanente, ma che ora, in un contesto diverso, offrono nuove possibilità di lettura e interpretazione. Quando diventano oggetto di una riflessione che prende in considerazione la dinamica, il movimento, l’aria, il vento e il volo, le opere d’arte che conosciamo bene e che osserviamo frequentemente, si rivelano in un modo diverso e vi vediamo qualcosa di nuovo, di fresco. In precedenza le percepivamo in modo indipendente, ciascuna con la propria espressione, nel contesto dell’opera di ciascun artista, mentre ora sono unite da un nuovo filo rosso, nonostante le diverse origini concettuali, tecniche, luoghi e tempi di creazione. Si prestano ad incantarci di nuovo, specialmente quando mettiamo in dialogo Marcello Mascherini con glii artisti Zdenko Kalin (Solkan 1911 – Lubiana 1990), Vladimir Makuc (Solkan 1925 – Lubiana 2016), Janez Lenassi (Opatija 1927 – Pirano 2008) e Vasja Žbona (Miren 1945 – Parigi 2013). Su di loro è già stato scritto molto, li abbiamo visti in mostre personali, dove le loro opere sono state interpretate singolarmente, con temi da cui sono scaturite, attraverso materiali e tecniche che li hanno segnati.

Per la sua serie dedicata agli uccelli, Marcello Mascherini ha riflettuto sullo spazio e il volo, mentre Zdenko Kalin, suo contemporaneo, dieci anni prima nei suoi “Giochi tra bambini” si è dedicato al rapporto tra la materia e l’aria che la circonda, tra il pieno e il vuoto, tra il movimento e la quiete. Con queste sculture, che rappresentano un passo verso la scultura moderna slovena nonostante non rinneghino la tradizione, emerge tutta l’allegria, la giocosa spensieratezza dell’infanzia, diventando un contraltare alle angosciose composizioni di corpi sofferenti di Mascherini. Entrambi gli scultori, che hanno lavorato in ambienti specifici, in paesi confinanti ma con diverse condizioni sociali e politiche, hanno influenzato in modo significativo la produzione artistica del proprio tempo. Entrambi a loro modo hanno fatto ricorso alla sperimentazione, delineando la transizione verso una diversa comprensione della materia e dello spazio. Mascherini si è spinto verso una maggiore astrazione negli anni ’60, passando anche a composizioni biomorfe e zoomorfe, mentre Kalin si è concentrato principalmente sulla figura umana e sul ritratto. In un certo momento, soprattutto negli anni ’50, erano espressivamente molto simili, soprattutto nella percezione della figura, allungata, dinamica, con un senso per l’essenziale.

Gli uccelli e il volo sono tra i motivi più riconoscibili di un altro compaesano di Solkan, Vladimir Makuc, noto per essere un grande sperimentatore delle tecniche grafiche. La sua vasta opera include anche una pittura e scultura eccezionale, soprattutto a partire dalla metà degli anni ’70. Nel vuoto della campagna carsica, istriana e mediterranea, si svolge la vita semplice di varie specie di uccelli, che l’artista, nonostante la semplificazione di un disegno infantile, rende riconoscibili. Oltre a questi c’è spazio per quadrupedi e anche per l’uomo, ma tutti devono quasi adattarsi alle creature alate che planano sulle correnti d’aria, enfatizzate dalle immancabili frecce. Le composizioni sono in qualche modo dominate dal cielo, che in base al colore determina l’atmosfera e il momento del giorno. Nel mondo di Makuc compaiono anche elementi che suggeriscono che il mondo sta avanzando verso il progresso tecnologico, che però vengono lasciati in secondo piano. L’opera dell’artista è concentrata sull’intimità e contemporaneamente sull’universalità del tempo eterno della natura.

Alla “Bora” marmorea di Janez Lenassi si allaccia un’altra serie di sculture di Mascherini, che ha come oggetto l’interpretazione di diversi venti della nostra terra. Nel suo stile caratteristico, Lenassi ha lavorato il marmo bianco in modo minimale, dando l’impressione fosse tagliato e levigato dal vento. L’unico intervento evidente della mano umana è costituito dalla linea verticale che corre lungo la parte anteriore e termina con una forma concava in cima, conferendo un senso di equilibrio. Nonostante il formato verticale si opponga costantemente alle forti variazioni atmosferiche ben note ai residenti del Litorale, la bora è riuscita a lavorare la scultura da tutte le parti.

Seguendo Lenassi possiamo spostarci mentalmente nel centro di Nova Gorica, dove dal 1960 sorge il suo monumento a Edvard Rusjan, dedicato dall’artista a Icaro in veste di aviatore caduto. Un’opera quasi contemporanea a quella di Mascherini, così diverse eppure entrambe segnate da una forte verticalità, con le gambe radicate a terra e le ali rivolte verso il cielo.

Con Vasja Žbona torniamo al bronzo e all’uccello, che in termini figurali è l’opera più riconoscibile nel suo repertorio. Tutte le sue sculture derivano dalla natura, suggerendo principalmente elementi vegetali e sono prevalentemente realizzate in legno, il suo materiale preferito. Žbona si è trasferito dal suo paese, Miren, nella metropoli parigina e ha fatto parte della cerchia dell’artista cubano Augustín Cárdenas. Come suo assistente, ha adottato approcci surrealistici e il cosiddetto biomorfismo, che astrae le forme principalmente dal mondo delle piante. Nel suo lavoro, Žbona ha tratto ispirazione principalmente dalla natura del suo paese natio, che non lo ha mai lasciato. Forse questa è la caratteristica che accomuna tutti gli artisti della mostra, tutti riportano il segno di questo pezzo di terra, anche coloro che si sono trasferiti qui, ambientandosi. Sono stati marchiati dalla sua struttura rocciosa, la vegetazione, la fauna, i venti, il mare… e anche dalle persone che generano una società così complessa, difficile, opprimente e allo stesso tempo leggera e giocosa, che mostra il suo lato migliore nella grande arte visiva.”

Autori: Massimo Gardone, Zdenko Kalin, Janez Lenassi, Vladimir Makuc, Marcello Mascherini, Davide Maria Palusa, Mario Sillani Djerrahian e Vasja Žbona

Inaugurazione
giovedì 9 novembre ore 18
Informazioni
333 4344188; casacave.art@gmail.com

Immagine in evidenza
di Zdenko Kalin

Luogo

CASTELLO DI KROMBERK
Grajska cesta 1
Kromberk, Nova Gorica Slovenia
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