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Lydia Ourahmane. Polvere
venerdì 7 Luglio 2023 - sabato 23 Settembre 2023
sede: Ordet (Milano).
Con Polvere, Lydia Ourahmane rivela Ordet come sito di produzione materiale, oltre a sondarne il potenziale spaziale e fisico. Lo spazio è attraversato da una passerella in legno, costruita con materiale di recupero, residuo dei progetti passati di Ordet. La materia non scompare: si muove, muta, ma soprattutto permane. In un ulteriore atto di svelamento, una sezione della parete in cartongesso che separa il magazzino dall’area espositiva giace sul pavimento. La mostra estrae e trasforma tutto ciò che Ordet è stato e ha fatto.
Polvere prende atto dello spazio in cui si svolge e si manifesta davvero solo quando il visitatore si muove al suo interno.
Il progetto ha inizio in un altro sito di estrazione, luogo di produzione di molta arte attraverso i secoli: una cava di marmo nelle Alpi Apuane in un’area esplorata per la prima volta da Michelangelo per realizzare la facciata di San Lorenzo a Firenze. Rimasta opera incompiuta, sopravvivono oggi un modello ligneo e le testimonianze della disputa per il suo completamento.
Invitata a realizzare una mostra, Ourahmane ha proposto di reperire il marmo in loco, ma nell’assenza di ciò che era già stato estratto, intagliato, scolpito, reso accessibile e disseminato, il sito le si è presentato come una cavità; la mancanza come unica traccia rimanente.
Nell’ecolocalizzazione, le onde sonore vengono emesse per comprendere lo spazio scandagliando i confini di un’area vuota. Un colpo di pistola definisce il limite di ciò che può essere attestato e percepito. L’eco è la conseguenza di un impulso. Nella cava, l’impulso impiegato è stato quello di una pistola a salve solitamente utilizzata per addestrare i cani a superare la paura del suono. Nell’addestramento i colpi vengono ripetuti finché il cane non ne è più spaventato ed è in grado di obbedire al di là del suo istinto di fuga.
In Polvere, l’eco è una misura dell’intervento umano. Quel vuoto registrato, ora percepisce ogni singolo visitatore di Ordet, amplificando la sua partecipazione in tempo reale. L’impulso è innescato dai visitatori, lo spazio accoglie l’eco e l’eco svolge il ruolo di testimone.
Lo spazio espositivo appare alterato, ma nulla di visibile è stato aggiunto, nulla è stato rimosso e nulla sarà scartato. A conclusione della mostra, il cartongesso riverso sarà ridotto in polvere, stato originale del materiale, e ricompattato all’interno della passerella, trasformandone i moduli in sculture, un indice di ciò che è stato riadattato.
Lydia Ourahmane (1992, Saïda, Algeria) è un’artista che vive ad Algeri e a Barcellona. La sua ricerca spazia dalla spiritualità alla geopolitica contemporanea, dalla migrazione alla complessa storia del colonialismo. L’artista incorpora video, suono, performance, scultura e installazione, utilizzando spesso una scala grande o monumentale i cui esiti tendono a travalicare le pareti che ospitano le sue mostre. Attingendo a narrazioni ed esperienze personali e collettive, Ourahmane sfida strutture istituzionali più ampie come la sorveglianza, la logistica e i processi burocratici, e i modi in cui queste forze vengono registrate.