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OpenArtCode. Florence – Mostra collettiva
giovedì 19 Aprile 2018 - martedì 8 Maggio 2018
sede: Basilica di San Lorenzo – Salone di Donatello (Firenze).
cura: Vito Abba.
Il Complesso Mediceo Laurenziano ospita gli artisti del gruppo OpenArtCode.
Nel Salone di Donatello della Basilica di San Lorenzo a Firenze, la contemporaneità entra negli spazi dove hanno operato Brunelleschi, Michelangelo, Donatello, Ammannati e Vasari.
Una contemporaneità fatta di pittura, scultura, fotografia, arte digitale e installazioni.
Spicca un’installazione di Sandra Muss: sette porte lignee, dilavate dalla storia, sabbiate dal vento, con linee di luce LED dietro a tronchi corrosi ed imbiancati dalla salsedine.
Il trascorrere del tempo e la mutazione di ogni cosa sono evidenti nelle lastre di metallo arrugginito e negli oggetti restituiti dal mare o rinvenuti da Sandra Muss nei suoi viaggi in luoghi lontani.
Seppure con un altro percorso e uno sguardo diverso agli scarti della società, troviamo legni corrosi e metalli arrugginiti anche nelle opere di Stefano Sanna.
Qui l’artista incide, sovrappone, raschia e stratifica con un procedimento simile a quello della natura, che deposita sedimenti, cancella e ricrea.
Completamente diversi, i materiali naturali impiegati dall’interior designer Susanne Sjögren, che pur nella razionalità che caratterizza la scuola svedese nella quale si è formata, rivela una delicata sensibilità d’artista nelle forme morbide delle sue sculture fitomorfe d’arredo.
Il design, che questa volta deriva dalla più avanzata sperimentazione ingegneristica, è protagonista nelle opere di David Wiener, designer Ferrari, che dedica alla Formula 1 (non a caso tra i suoi collezionisti ci sono Michael Schumacher, Kimi Räikkönen e Jean Todt) opere su alluminio che sembrano scaturite dall’Optical Art per la costruzione reiterata e seriale dal segno illusionisticamente cinetico, che esplora gli effetti della percezione umana stessa.
Con la percezione dialoga sapientemente Sumio Inoue con le infinite sfumature di bianco e nero dei suoi scatti fotografici che imprime su una spessa washi (carta di riso giapponese) realizzata a mano da lui stesso, attraverso un delicato e lungo procedimento che ci dona quasi dei bassorilievi.
Le sue immagini silenziose vengono impresse con un nero denso e penetrante nella carta, che evapora in rarefazioni indefinite su quel supporto increspato e rugoso.
Le opere esposte in mostra, oltre ad evidenziare la ricca e diversa varietà di stili e tecniche tipica degli artisti OpenArtCode, ci portano in tanti luoghi diversi, come nelle foto di Etienne Pierart che ha documentato la guerra in Siria e Iraq per conto delle Nazioni Unite, ma anche nelle sue foto di viaggio la magnifica pace dell’Antartide, o i volti curiosi di terre lontane (e sono proprio queste le opere che ha scelto di esporre a Firenze).
Nelle fotografie di Trond Are Berge le grandi foreste norvegesi che precipitano nel blu delle acque dei fiordi si alternano a fiamme che bruciano su una roccia a picco su un mare al tramonto, o pietre levigate dal gelido vento del nord rimangono magicamente sospese in un cielo limpido (orgogliosamente senza fare ricorso a Photoshop), così come grazie alla sovrimpressione il volto intenso di una donna si confonde nel legno di un tronco d’albero.
La magia della manipolazione digitale domina invece negli assemblages su alluminio e plexiglass di Jane Sager, in cui emergono segni e metafore, come gli sgargianti coccodrilli voraci che inseguono leggiadre farfalle color della luce.
I colori vivi sono presenti anche nei dipinti dalle intense tinte di Miami di William Braemer, conosciuto soprattutto per le sue famose sculture di monete e i busti e torsi ricoperti di materiali vari, quasi reperti acefali ed archeologici del futuro, che provocano con ironia.
La fama accompagna anche Carolina Gynning, attrice e presentatrice televisiva, senza distoglierla dai grandi occhi dei suoi ritratti femminili, “finestre dell’anima”, ora dai toni scuri e profondi, ora dalle trasparenze acquose, con colori volutamente non corrispondenti alla realtà.
I colori primari si stemperano in una tavolozza variegata, ma sempre cromaticamente decisa, nell’astrazione di Tiril, fortemente carica di pathos, intuita emotivamente attraverso l’ispirazione feconda di un attimo illuminante che conferisce a segni, colori e gesti la potenza di un magico incantamento.
All’incanto della danza e del teatro sono connesse le installazioni dell’artista olandese Marianne Jansen.
L’installazione che realizza a Firenze è dedicata al ballerino siriano Ahmad Joudeh (protagonista di Dance or die, documentario del giornalista Roozbeh Kaboly), che ha ballato – messaggero etereo di pace – in una Siria dilaniata dalla guerra, nell’antico anfiteatro romano a Palmira.
Questi e altri artisti che da molti anni formano il gruppo OpenArtCode, come David Harry, Sara Palleria, Max Werner, Sinae Lee, Marco Aurelio Rey, Evelyne Huet e Marybel Gallegos, si incontreranno a Firenze ad aprile.
Rivivere questi spazi oggi significa creare un dialogo tra la cultura del rinascimento e la ricerca di linguaggi e stili tipici dell’arte contemporanea. Il Complesso Mediceo Laurenziano è indubbiamente un luogo affascinante ed emozionante: costituito da diverse strutture, ognuna ricca di riferimenti storici, culturali e artistici. Il corpo principale comprende: la Basilica di San Lorenzo e la Sacrestia Vecchia, affidate a Filippo Brunelleschi (Donatello ha realizzato i pulpiti); il sotterraneo che custodisce il Tesoro di San Lorenzo e la tomba monumentale di Cosimo il Vecchio e quella in onore di Donatello; le Cappelle Medicee con il mausoleo della Famiglia Medici; la Sagrestia Nuova, progettata da Michelangelo; la Biblioteca Laurenziana, iniziata da Michelangelo e terminata da Vasari e Ammannati.