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Pietro Bugiani. Un Maestro del Novecento a Pistoia
giovedì 21 Dicembre 2017 - domenica 7 Gennaio 2018

sede: Sale Affrescate del Palazzo Comunale (Pistoia).
cura: Edoardo Salvi con la collaborazione di Lucia Focarelli Bugiani.
La mostra vuole essere un omaggio al pittore pistoiese Pietro Bugiani e un dovuto riconoscimento ad uno dei protagonisti del panorama artistico italiano del secolo scorso, la cui produzione è ancora poco conosciuta al largo pubblico.
Bugiani, classe 1905, inizia a esporre giovanissimo, a diciannove anni, suscitando sin da subito consensi e incoraggiamenti.
Primi tra tutti, quelli di Ottone Rosai che lo introduce agli artisti del gruppo del “Selvaggio” come Silvestro Lega, Giorgio Morandi e Mino Maccari.
La formazione di Bugiani è influenzata più dalle amicizie con altri artisti che dal canonico percorso scolastico.
Pur avendo frequentato la Scuola d’Arte applicata all’Industria di Firenze, l’Accademia di Belle Arti e la Scuola Libera del Nudo, lui stesso scrive di sé: “Le mie aspirazioni non trovano mai appagamento nelle fredde aule scolastiche, piuttosto un’esperienza autenticamente rivelatrice fu l’amicizia, nata verso il 1920 con Michelucci”.
Fu proprio l’architetto Giovanni Michelucci a spingerlo verso lo studio dei Maestri del ‘400 e, alla fine degli anni Venti, collaborerà con lui eseguendo lavori di decorazione.
Solida e duratura fu anche l’amicizia con Ardengo Soffici che di Bugiani scrive: “Sa disegnare, sa comporre e sa dipingere.
E tutto ciò che dico è dimostrato, sia dall’aura, dai colori caratteristici di questi paesi, della collina, della valle, della pianura e del suo Pistoiese, sia dal taglio e dal sapore delle sue nature morte, sia, infine, dalle sue figure così onestamente studiate e plasticamente trattate”.
Dal 1929 l’artista pistoiese intensifica la sua attività espositiva: è invitato alla II Mostra del Novecento Italiano e partecipa a quattro Biennali di Venezia (nel ’40 con una personale), a cinque Quadriennali di Roma e numerose rassegne nazionali e internazionali.
Assecondando la sua indole solitaria e schiva, trascorre talvolta lunghi periodi di ritiro durante i quali approfondisce lo studio della pittura dell’800, senza per questo rinunciare ai contatti con artisti del tempo quali Carlo Carrà, Giorgio De Chirico e Lorenzo Viani.
Intorno agli anni ’30 collabora al “Selvaggio” di Mino Maccari e al “Frontespizio” di Piero Bargellini, divenendo in seguito punto di riferimento per i giovani artisti emergenti che operano nell’ambiente pistoiese e pratese.
Negli ultimi anni, prima di spegnersi nel 1992, si accentua la sua propensione alla solitudine e alla meditazione e si ritira definitivamente nel privato, continuando il suo lavoro di ricerca e sperimentazione unito all’approfondimento ulteriore di quegli autori che sono stati i suoi riferimenti culturali per tutta la vita.