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Tabularasa – Mostra collettiva
sabato 12 Settembre 2020 - martedì 13 Ottobre 2020

sede: Opificio Studio Piccitto (Palazzolo sull’Oglio, Brescia).
cura: Bianca Laura Petretto.
“Tabula rasa” è un’espressione che trova la sua origine nella tavoletta di cera che i Romani usavano per scrivere.
Veniva raschiata per poter scrivere nuovamente.
Nel medioevo assume un significato filosofico e sarà poi Locke a paragonare la mente al foglio bianco dove si scrivono le idee.
Tabularasa è la materia, il luogo reale o virtuale da cu nasce l’opera dell’artista.
Il foglio, la tela, la pietra, l’oggetto, il corpo che accolgono l’atto creativo.
Dal vuoto, dal bianco, dalla forma naturale nasce la creatività e prende forma l’arte.
La mostra Tabularasa collega attraverso la tela, la materia, l’estetica di ciascun artista in un discorso corale fatto di espressioni individuali e autentiche.
I mondi altri di Maurizio Radici con sapienti forme graffiate irrompono nel bianco.
Le sagome sono fendenti, richiamando l’urlo ingabbiato di Clemente X nella feroce pittura di Francis Bacon.
Poi con la china acquerellata torna la quiete dei giardini giapponesi tra i rosa e le trasparenze palpabili nei corpi degli animali di Atlantide.
Maurizio Radici è artista del mondo che torna, dopo 35 anni, a esporre a casa, a Palazzolo, nel Bresciano.
Emozionato, ha voluto camminare insieme alla giovane fotografa Marzia de Tavonatti che restituisce opere in bianco nero “dietro le quinte”.
Un viaggio per un futuro videoarte dell’artista sul maestro.
E Maurizio Radici si presta alla macchina fotografica, per parlare con i gesti, con il corpo, con le opere, dell’arte.
Ci sono i suoi compagni di viaggio.
Roberto Radici, artista virtuoso dell’affresco che sperimenta esseri magici e inquietanti; richiamano le orride figure di Boch e l’inconscio ombroso di un racconto di Kafka.
Il rigore e la tecnica dell’incisione la ritroviamo nella maestria di Maurizio Scotti, docente ed assistente nei laboratori di Incisione presso l’Accademia Carrara di Bergamo, profondo ed esperto conoscitore delle tecniche calcografiche, punto di riferimento di numerosi artisti italiani e stranieri, che abilmente costruisce corpi celesti aerei e eleganti in uno spazio fatto di linee impercettibili e di solchi cerulei.
Il giovane artista Claudio Campana propone una installazione inedita, inserita nello splendido spazio di Opificio dello Studio Piccitto.
Infine l’architetto Alejandro Robles, artista cileno, espone i minotauri.
Siamo noi, individui anonimi e classificati che facciamo parte della massa e viviamo replicando la quotidianità.
Le sue tele sono drappi con una grafica automatica e modulare che attraverso la distanza ci restituiscono la forma.
Non c’è l’urlo di Radici ma la caparbia e tenace volontà di ribellarsi alla barbarie.
Tabularasa ha un colore bianco e una materia malleabile. Ogni artista ritorna in quel luogo e riscrive la propria estetica, unica e universale. Bisogna maneggiare con cura e custodire la cera, perché si tratta dell’arte.