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Vasco Bendini. Ombre prime

martedƬ 29 Marzo 2022 - domenica 19 Giugno 2022
Vasco Bendini. Ombre prime

sede: Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (Roma).
cura: Bruno CorĆ .

Nell’anno in cui ricorre il centenario dalla nascita di Vasco Bendini, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea offre al pubblico l’occasione di riscoprire la multiforme produzione dell’artista, infaticabile nell’alimentare una ricerca poliedrica che vede l’uso di tecniche e materiali differenti: carta di giornale, tela, lana di vetro, cartoni, gommapiuma, resine, candele consumate, neon e plastiche.

Vasco Bendini ĆØ un protagonista dell’Informale e, sia pure per un brevissimo periodo, si ĆØ reso sensibile al clima culturale e a modalitĆ  divenute distintive dell’Arte Povera pur non avendone mai fatto parte. La mostra “Vasco Bendini. Ombre prime”, a cura di Bruno CorĆ , espone una selezione di opere che vanno dagli anni Cinquanta agli anni Duemila, testimoniando quanto intensa sia stata l’attivitĆ  del pittore anche negli ultimi anni della sua lunga vita.

Vasco Bendini (Bologna 1922 – Roma 2015) ĆØ l’esponente di un percorso artistico che lo vede sovente come anticipatore di tecniche e di linguaggi. Il suo ĆØ un itinerario discontinuo, ma questa apparente mancanza di linearitĆ  in realtĆ  mostra un’intima coerenza nel rivelare a se stesso e al fruitore la segreta essenza dell’io e della materia. Tra il 1941 ed il 1942 Vasco Bendini frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ha come maestri Giorgio Morandi e Virgilio Guidi. ƈ dalla loro lezione che l’artista muove i primi passi nella direzione di una pittura che potremmo definire metafisica, ma l’elemento figurativo diventerĆ  sempre più astratto giĆ  dal 1948, con la tagliente incisivitĆ  di un gesto consapevole che, nella sua essenzialitĆ , vuole arrivare alla struttura portante e universale dell’io. Nascono i volti, le teste, quelle che Arcangeli chiamava le “veroniche” e Vasco Bendini definiva “segni segreti”.

L’artista legge testi sulle pratiche di meditazione zen, ma anche Il caso e la necessitĆ  di Jacques Monod e Dall’essere al divenire di Ilya Prigogine, premi Nobel rispettivamente per la Chimica e per la Fisiologia e la Medicina, ricavandone la convinzione che la materia non sia altro che una traccia illusoria di composti mobili, fatti di onde e particelle. Da qui nascono sulla tela, fin dalla metĆ  degli anni Cinquanta, figure che si svelano o si dissolvono in una luce incerta, corpi sempre più smaterializzati e fluttuanti che si possono ammirare in alcune opere in mostra.

Negli anni Sessanta e Settanta, dopo la partecipazione alla XXXII e alla XXXVI Biennale di Venezia con una sala personale, rispettivamente nel 1964 e nel 1972, l’artista cerca, di indagare la vibrante oscuritĆ  della materia per coglierne lo svelarsi progressivo della luce. Nasce la serie Senso operante a metĆ  degli anni Sessanta, presente in mostra con le opere Mille e una notte (1968) e Una delle duemila parole (1968). Negli anni Ottanta e Novanta Bendini fa ritorno alla pittura. Nascono opere di grandi dimensioni come le carte incollate su tela, appese alla parete come arazzi (Segni come sogni oppure Ipotesi d’attesa del 1990) e avvia, negli anni Duemila a Parma, una felice stagione di pittura informale, meglio definita dall’artista come Realismo organico. Una vera sintesi della grande esperienza pittorica, maturata negli anni, e dell’incessante ricerca di un’identitĆ  universale riconosciuta nello stesso disporsi organico della materia.

Per la mostra ĆØ in preparazione un catalogo con un saggio critico del curatore Bruno CorĆ  e due contributi dovuti a Catherine David, insigne studiosa francese, e a Irene Santori, vice presidente Archivio Bendini. Nella pubblicazione sono incluse inoltre tutte le immagini delle opere in mostra, alcuni scritti inediti di Vasco Bendini, un’antologia critica selezionata e negli apparati una biobibliografia dell’artista,

Un documentario realizzato da Matteo Frittelli racconta il percorso artistico di Vasco Bendini, attraverso le testimonianze di critici, collezionisti, amici e un’intervista all’artista.

Immagine in evidenza
courtesy Archivio Vasco Bendini

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