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Primo Piano

Gli sperdimenti di Valentina Carta

“Mi sono moltiplicato per sentirmi, per sentirmi ho dovuto sentire tutto; sono straripato, non ho fatto altro che traboccarmi“.
(Fernando Pessoa)

Sperdimenti …
Vedere, ed ancor più interpretare le opere di Valentina Carta non ĆØ cosa facile. Il senso di attrazione/repulsione che provoca la visione dei suoi lavori mette in qualche maniera lo spettatore di fronte ad un evento singolare e del tutto inaspettato: la rappresentazione dell’io più profondo dell’artista. Valentina Carta predispone un movimento che sembra portare il fruitore contemporaneamente dentro e fuori l’opera. In questo modo l’opera si smaterializza per far posto ad un mondo costruito dall’artista.

Nei suoi quadri Valentina Carta mette tutto di sĆ©, e l’arduo compito lasciato al pubblico sta proprio nel riuscire a scoprire cosa c’ĆØ dietro al segno incisivo e graffiante, alle parole scritte al contrario, ai colori acidi, agli sdoppiamenti che si stagliano sulle tele e le carte.
CosƬ lo spettatore si perde, anzi si “sperde” direbbe l’artista, nella proiezione binaria di immagini e parole, una ricerca che necessita anche l’uso dello specchio per una fruizione ottimale. C’ĆØ quindi un capovolgimento totale di ciò che ĆØ in genere comprensibile immediatamente, come la scrittura. Valentina cripta frasi, poesie intere (specie quelle di Fernando Pessoa), pensieri, alludendo al suo stato interiore, a ciò che ĆØ, o più probabilmente a ciò che sente di non essere. Si nasconde in un espressionismo brutale di emozioni per poi rivelarsi alla sua maniera, al contrario, palesando un senso di inquietudine nei confronti della vita che solo gli artisti più profondi e sensibili percepiscono.

Spiega l’artista: “In tutto ciò si nasconde una sottile confessione di personale fatica al raggiungimento della propria consapevolezza di chi sono, questo io dirottato dalla denuncia di chi non sono io, o meglio del contrario, inverso, riportato all’ordine comune solo nella rivelazione dello specchio”.

Anche alla tecnica spetta un ruolo fondamentale. Quella di Valentina ĆØ una pittura d’azione in quanto usa direttamente le mani, a volte adotta spatole e pastelli ad olio, quasi mai il pennello. Nelle opere di Valentina Carta si evince quindi una forte influenza espressionista. Vedendo i suoi lavori non si può non pensare all’Art Brut, a Dubuffet, al graffitismo, al primitivismo, ad un “ristrettissimo numero di maestri occulti”, usando proprio una citazione di Pessoa.

Volti…
L’immagine, il volto, il corpo mancante, si rivelano anche nei dipinti più astratti di Valentina Carta. Spesso ci accorgiamo di queste figure umane, sapientemente imprigionate nel segno e nel colore, perchĆ© “tradite” dai loro occhi. CosƬ appare dallo sfondo uno sguardo feroce, spaurito, disperato, attento; estremamente espressivo nella rappresentazione di sentimenti contrastanti. Ed ĆØ proprio quello sguardo a condurci nel vivo dell’opera, a parlarci della condizione umana che viene messa in gioco, tanto da poterlo intendere come la chiave d’accesso per una lettura completa.
Ma spesso non si tratta d un volto solo, le figure si sdoppiano, a volte si moltiplicano. Sono più facce, più espressioni che si intersecano tra loro e viceversa: in uno stesso volto possiamo scorgere diverse emozioni. ƈ la rappresentazione della dissociazione degli stati d’animo umani, di una dicotomia che va ad aggiungersi all’idea costante del doppio, alla rivelazione delle sensazioni.
Del resto l’artista, che guarda e cita spesso Pessoa, definisce la sua stessa pittura “sensazionista”, in quanto come il poeta vive e proietta la realtĆ  in base alle sue sensazioni, affidando tutto al suo sentire.
E sensazionisti sono anche i titoli scelti da Valentina per le sue opere. Sono ulteriori chiavi di lettura, imprescindibili anch’essi a completamento dell’opera stessa. Sono titoli che riprendono spesso frasi contenute nelle tele, che citano ancora una volta Pessoa; o pensieri dell’artista implosi fino a quel momento e sprigionati come fossero armi pronte a colpire ancor di più l’emotivitĆ  dello spettatore.

“Ecco qui che si trascinano le parole e titoli come Piove col sole o Sperdimento primo dove tutto reagisce in un’esplosione di smarrimento convulso. Questi volti, quasi snaturati nei quali l’identitĆ  non ha rifugio, teste scarnite deformate quasi aliene, portatrici senza tempo di realtĆ , quasi disumane e allo stesso tempo legate da un filo che spesso non trova appiglio terreno e facendosi corpo non può far altro che essere mancante e sprovvisto di quella ā€˜pellƈ intesa come corazza tra l’io e l’altro”.
(Valemtona Carta)

Giorgia Calò

dal Catalogo della mostra “Valentina Carta. Sperdimento primo” (25 giugno – 8 luglio 2008, Horti Lamiani Bettivò – Roma)

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