Guardare il mondo con leggerezza ed ironia. Intervista a Pupi Fuschi

di Mariateresa Zagone.

Guardare il mondo con leggerezza ed ironia. Intervista a Pupi Fuschi

La mano e la tecnica di Pupi Fuschi sono affascinanti come pure la sicura figuratività indice, se mai ve ne sia bisogno, del fatto che la pittura all’interno del contemporaneo ha sempre più lo spazio privilegiato che le spetta. L’assolutezza rappresentata dal segno sulle due dimensioni, la sveltezza compendiaria del colore sfrangiato e ribelle ai contorni pur marcati, la rendono un’artista dal carattere deciso ma possono lasciare in chi ne osserva l’ opera, la perplessità su quale sia il filo conduttore della sua ricerca perché caratteristica dell’artista è la libera e costante evoluzione con la quale sfugge a catalogazioni e appartenenze a correnti artistiche.

Figure replicate e speculari sul campo pittorico, ritratti di cani, gatti, cavalli e fantini, boschi metaforici di bagnanti in una prossemica che li avvicina a tronchi di castagni, ritratti di uomini, tanti, in atteggiamenti quotidiani, con le difese della convenzione azzerate dalla certezza di essere fuori da qualunque campo visivo.
Questione di punti di vista, si direbbe! Perché è proprio il punto di vista a non essere catalogabile, ad essere scevro da moralismi, a mettere al centro di ogni opera l’occhio e la mente divertita di Pupi Fuschi.

Ogni scuola filosofica, direi ogni uomo saggio, mette tra le basi dei propri insegnamenti la necessità di imparare a cogliere il maggior numero possibile di angolazioni e prospettive per ogni argomento. Non è semplice come sembra: educazione, abitudini, senso morale, esperienze, carattere, e molti altri aspetti compresa la fatica di applicare un certo impegno, sono paraventi insospettabili frapposti fra i nostri occhi e ciò che vediamo. I condizionamenti, sempre esistiti e distintivi di ogni appartenenza culturale, nel corso sempre più “social” del nostro presente, se possibile, sono diventati più subdoli e più pesanti procurando continui stimoli a “registrare” modi di pensare prefabbricati, ripetuti all’infinito come gli spot pubblicitari studiati appositamente per invadere i nostri pensieri e rimanerci.
Ed ecco che i protagonisti delle sue tele, ad olio e ad acrilici, mossi dai fili intrecciati saldamente col suo pennello, li spezzano e, accampandosi contro spazi incerti fatti di luminescenze o monocromi, provano a muoversi e ad agire come non previsto risemantizzando iconografie non sempre nuove (es: il Narciso) ma potenti, con linee spesse e nere che definiscono le figure in maniera sincopata e con una pittura graffiata di grandissima espressività.
Sono figure sospese che, in parte, si legano ad una visione post-espressionistica senza tralasciare la grande lezione classica in modo da adeguare i canoni della rappresentazione ad una società che vive perfino il dramma esistenziale in chiave egoica ed esteriore.

Pupi Fuschi – Panorama urbano

L’intervista

[Mariateresa Zagone] Chi è Pupi Fuschi?

Pupi Fuschi

[Pupi Fuschi]: Pupi Fuschi è un alter ego che si differenzia da Stefania, la versione “seria” di me stessa. Pupi è quella parte di me che non ha mai smesso di essere creativa e ironica, proprio come i bambini che si divertono a giocare.

Ti va di parlarci del tuo percorso? Quando hai deciso che saresti stata un’artista?

Il mio percorso è stato un po’ come un labirinto, ma senza il Minotauro fortunatamente. Mi sono sempre sentita diversa, ho trascorso il mio tempo a sperimentare varie forme di espressione creativa spinta dalla necessità di dar voce alla mia creatività. Ma ci ho messo un bel po’ per accettare il fatto che fossi un’artista. Ho attraversato un periodo di crescita personale tortuoso, tra un’educazione repressiva e il desiderio di libertà, soprattutto spirituale. Quando ero all’Università ho capito che mettevo più passione nel disegno che in qualsiasi altra cosa ma, prima di entrare in Accademia, non avevo mai affrontato la pittura ad olio. Ho perfezionato le tecniche col tempo e l’esperienza e ho anche fatto un breve pit stop nel mondo del restauro. Bella esperienza, ma non era il mio destino. Ho dovuto liberarmi dagli stereotipi sociali e uscire dal mio bozzolo come una crisalide per diventare finalmente me stessa. Non è stato facile quando ho cominciato a muovere i primi passi mondo dell’arte e la gente pensava che fossi solo una dilettante. Ma ho continuato a credere in me stessa, ho messo da parte Stefania e ho dato vita a Pupi Fuschi. Il 2008 è stato un anno chiave per me, quando ho presentato una mia installazione di grandi nudi su carta. Da allora ho capito che l’artista è anche un imprenditore di se stesso e deve saper bilanciare entrambi gli aspetti.

A ispirarti, orientarti, ci sono state letture particolari?

Beh, devo ammettere che non sono una lettrice accanita, ma leggo costantemente. I miei interessi sono principalmente legati alla filosofia, all’arte e alla psicologia. Mi piacciono le letture che mi fanno riflettere sul costume sociale, che è diventato una delle principali fonti di ispirazione per i miei soggetti. Cerco di creare aforismi visivi in grado di sfidare lo status quo silenziosamente “controcorrente”.

E film?

Amo i “piombi” come li chiamo io, ovvero quei film lunghi e complicati pieni di sfumature psicologiche. Mi piace quando un film mi mette alla prova e mi fa riflettere.

Se potessi scegliere una sola opera di cui ti sarebbe piaciuto essere l’autrice, quale opera sceglieresti?

Questa è dura! Ma se proprio devo scegliere, guardando al passato delle cabine di Mondello, la spiaggia per eccellenza dei palermitani, mi piacerebbe essere l’autrice di una delle opere di Leonardo Cremonini. Ha vissuto sull’isola di Panarea per un po’, è stato un tipo eccentrico, elegante e longevo. Continuava a seguire il suo desiderio di indipendenza, mantenendo sempre la sua cifra stilistica unica. Mi piacciono molto le sue opere, soprattutto l’uso dell’ordine geometrico e dei colori fluorescenti. Elementi in netto contrasto con la mia tendenza naturale a forme morbide e colori forti. Le sue linee sono statiche ma nello stesso tempo vibranti, un equilibrio che ammiro molto.

Qual è il tuo rapporto con la tradizione pittorica italiana?

Direi ottimo. La tradizione pittorica italiana rappresenta per me un senso di appartenenza e un’identità artistica. È un patrimonio che non possiamo ignorare, poiché permea la nostra cultura e ci collega attraverso il tempo. Tuttavia, non voglio limitarmi a guardare al passato con nostalgia. Nell’arte contemporanea vedo una molteplicità di singoli artisti che si mescolano e si sovrappongono costantemente anziché appartenere a correnti artistiche ben definite. Non so se sia ancora possibile inventare una corrente che sia realmente una novità. È fondamentale lavorare nell’ambito delle arti visive con consapevolezza critica, mantenendo la propria identità mentre ci adattiamo a un’epoca dominata da un’enorme quantità di immagini e artisti che operano a una velocità di produzione senza precedenti. Tuttavia questa frenesia spesso sacrifica la qualità e l’originalità a favore del valore commerciale, producendo opere ripetitive e omogenee che perdono la loro autentica valenza artistica.

Qual è il compito di un artista oggi, secondo te? E di un’artista donna?

L’arte non dovrebbe avere barriere di genere. Un artista, sia uomo che donna, dovrebbe comunicare ciò che vede, tradurre le proprie visioni e stimolare emozioni. Dovrebbe avere il coraggio di esplorare nuove tematiche e mettersi costantemente in discussione. L’arte deve rompere gli schemi e abbracciare la diversità come un valore aggiunto in un mondo che tende all’uniformità.

Vizi e virtù del “sistema dell’arte” italiano.

Il vizio principale che vedo nel “sistema dell’arte” italiano è la mancanza di critica reale. Molto spesso la notorietà e la vendibilità di un artista sembrano influenzare la sua carriera più dello stesso valore dell’opera. Gli artisti italiani, inoltre, sono una minoranza nel panorama internazionale, e questa è una grande pecca del “sistema” Italia. Per quanto riguarda le virtù, le vedo soprattutto nelle piccole realtà dove ancora si valuta il talento e la qualità del lavoro.

E le differenze, se ce ne sono, con quello siciliano?

In Sicilia può essere parecchio difficile esporre in luoghi istituzionali. L’accesso può essere complicato, con un’infinità di documenti da compilare e tempi di attesa eterni per le risposte via email. Ci vuole anche un curriculum prestigioso che, per essere costruito, ha bisogno di avere opportunità, una sorta di circolo vizioso insomma. Inoltre ci sono ancora pregiudizi radicati che vanno oltre il genere e si estendono alla sfera politica. Insomma, volare alto può essere difficile se ti legano le ali. Ma alla fine le differenze tra il nord e il sud si annullano se e nel caso ci sia la stima e la solidarietà tra artisti e tra artisti e criciti.

Un curatore con cui vorresti collaborare.

Vorrei collaborare con un curatore che apprezzi e comprenda veramente il mio lavoro, che lo ritenga meritevole di attenzione. È importante avere qualcuno che capisca e supporti il tuo percorso artistico.

Cosa amano di te e del tuo linguaggio i tuoi collezionisti?

Sarebbe meglio chiedere loro. Io non sono mai sicura che quello che dipingo piacerà a qualcuno. Lavoro costantemente tra dubbi, quindi quando un gallerista o una gallerista mi danno buone notizie sono felice perché è un motivo in più per continuare a creare. Mi sento felice, almeno fino al prossimo ragionevole dubbio.

Il punto di vista femminile sull’uomo… ci proviamo?

Gli uomini, quei misteriosi esseri! Da qualche anno ritraggo più spesso gli uomini, ho persino realizzato una personale con 33 ritratti maschili. Ma nonostante ciò, non posso dire di averli capiti meglio. Rimangono comunque rette parallele alle donne, ciascuno con il suo mondo.

Quali saranno i tuoi prossimi progetti?

Ho una residenza in Monferrato che mi aspetta, quindi partenza imminente. A fine marzo, a Messina, inaugurerò una divertente mostra a due, in coppia con l’artista Vania Elettra Tam, che stimo molto e che trovo esilarante. Poi, vedremo cosa il futuro ha in serbo per me…

Riferimenti e contatti
Pupi Fuschi official website | Instagram
Copyright
Tutte le immagini © Pupi Fuschi

Pupi Fuschi nasce a Palermo nel 1970 dove vive e lavora. Consegue la laurea in pittura presso l’Accademia di Belle Arti della sua città nel 1997. Ha scelto uno pseudonimo creato all’inizio della sua carriera, quando disegnava fumetti, utilizzando il nomignolo d’infanzia e il cognome della madre. Dopo aver acquisito esperienze nel restauro pittorico, nel design e nell’illustrazione, dal 2009 si dedica principalmente alla pittura. Appassionata di musica e moda, ha spesso collaborato all’organizzazione di eventi come consulente per il supporto tecnico/organizzativo. Ha al suo attivo diverse esposizioni in gallerie italiane e straniere, collaborazioni periodiche con Istituti di cultura Italiana ed è presente in importanti collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Realizza murales sia in ambito privato che pubblico. Il suo linguaggio sfugge a catalogazioni o appartenenze a correnti artistiche legate a movimenti artistici particolari per una naturale propensione alla costante evoluzione libera in più ambiti.