La visione creaturale di un bestiario contemporaneo. Intervista a Davide Puma

di Mariateresa Zagone.

La visione creaturale di un bestiario contemporaneo: intervista a Davide Puma

Una visione spiritualista del mondo, una natura percepita come “tutto” privo di gerarchie e la riflessione sul posto occupato dall’uomo nell’universo permeano fortemente il lavoro di Davide Puma, artista ligure di origini siciliane che segue i percorsi di una narrazione potente che, come un filo rosso, si dipana in tutta la sua produzione artistica.
La sua pittura racconta gli animali e le piante con una pennellata leggera e vibrante dove un colore vaporoso di ascendenza rocaille giocato sull’alternanza dei complementari, luminoso e sfrangiato come avesse respirato le atmosfere del Cafè Guerbois, inventa nuovi alfabeti contemporanei.
L’atmosfera è di fiaba, la luce sembra la controprova ottica dell’epiteto omerico della dea Aurora, “dalle dita di rosa”. Puma ri-crea un mondo lenticolare in ogni dettaglio che è possibile ritrovare nel mondo reale ma paradisiaco nell’insieme, un mondo non più antropocentrico ma biocentrico, in cui sono la vita e il vivente in ogni sua forma ad essere soggetto, un mondo che incanta e seduce.

Una visione panteista, priva di dei e di vertici in cui l’energia dello spirito che è la vita colma di sé ogni creatura, alberi, animali, fiori, corsi d’acqua esseri umani che perdono la presunzione del logos e si lasciano abitare dal soffio del presente.

L’intervista

[Mariateresa Zagone]: Chi è Davide Puma?

Davide Puma

[Davide Puma]: Uno nessuno e centomila

Sei stato musicista e scrittore ma, ad un certo punto, hai osato andando incontro alla tua natura profonda di artista visivo. Quando e come è avvenuta questa “rivelazione”

Il mio percorso nel mondo della musica e della letteratura è stato più di una semplice esperienza; è stato un viaggio che ha plasmato la mia sensibilità in modi che non avrei mai immaginato. Questo periodo di immersione in forme artistiche così diverse ha affinato la mia percezione, portandomi verso il mondo dell’intangibile e dell’invisibile. Le note musicali e le parole scritte hanno agito come ponti verso dimensioni altrimenti inesplorate della mia esistenza, aprendo porte verso mondi emotivi e concettuali sconosciuti.
Tuttavia, come spesso accade nella vita, ho affrontato varie crisi che hanno messo in discussione la mia identità e la mia creatività. È stato in questi momenti di lotta interiore che ho sentito emergere con forza un’esigenza profonda, quasi vitale: manifestare il mio mondo interiore attraverso l’arte visiva. È stato come se la pittura e l’immagine mi chiamassero a raccontare le profondità della mia anima in modi che le parole e le melodie non potevano esprimere completamente.
Questa transizione ha segnato l’inizio di un nuovo viaggio, tanto dentro di me quanto al di fuori. Attraverso la tela e i colori, ho trovato un linguaggio più diretto e immediato per esplorare e comunicare le sfumature del mio essere. Ogni pennellata diventava un viaggio nell’abisso della mia psiche, mentre ogni forma prendeva vita come un frammento del mio io più autentico.

La tua poetica ha affinato un linguaggio pittorico praticamente perfetto per i contenuti che rappresenti, sembra uno degli assiomi dell’estetica classica, l’adesione forma/contenuto. E’ così?

Il mio percorso poetico e pittorico hanno sempre camminato di pari passo, intrecciandosi in un dialogo costante con lo studio della storia dell’arte e le esperienze della mia vita quotidiana. Nel corso del tempo, ho visto questi aspetti della mia creatività maturare e fondersi in un continuum armonioso, diventando un modo fluido e naturale di comunicare e esprimere me stesso.
Devo ammettere che far dialogare la poetica con il linguaggio pittorico non è sempre stato un compito facile. È un processo continuo, che richiede dedizione, pazienza e un costante affinamento delle abilità. Bilanciare il linguaggio poetico in modo che sia fuso armoniosamente con l’espressione visiva è una sfida che mi impegno ad affrontare ogni giorno.

Anche se non proprio enfant, la tua carriera, da un certo punto in poi, è divenuta una carriera da “prodigio”. Ce ne vuoi parlare?

Quando ho intrapreso il mio percorso nella pittura, non avrei mai immaginato di raggiungere risultati professionali così significativi. All’inizio la mia motivazione era alimentata principalmente dalla passione e dalla curiosità, senza aspettative particolari riguardo al successo nel mondo dell’arte. Tuttavia, la determinazione e l’impegno che ho investito nel mio lavoro si sono rivelati essere un motore potentissimo, spingendomi verso traguardi che non avrei mai osato sognare.
In breve tempo, mi sono trovato a collaborare con gallerie d’arte europee di prestigio, esponendo le mie opere accanto a quelle di artisti che ammiravo da tempo. Questo inaspettato successo mi ha offerto l’opportunità di immergermi completamente nel mercato dell’arte, un mondo affascinante e allo stesso tempo complesso, fatto di incontri, sfide e opportunità.
Muovermi in questo contesto mi ha permesso di acquisire una preziosa esperienza sia dal punto di vista professionale che umano. Ho imparato ad affrontare le sfide e le incertezze del settore artistico con resilienza e determinazione, riuscendo a cogliere gli aspetti positivi di ogni situazione e a trasformare le difficoltà in opportunità di crescita.

Cos’è per te il disegno?

Nel mio viaggio artistico, mi sento come un disegnatore nato, un’anima che respira arte con la stessa naturalezza con cui respira l’aria. Il disegno è stato il mio fedele compagno lungo il percorso, evolvendosi attraverso diverse fasi e influenze che hanno plasmato la mia identità artistica.
Presso l’Accademia Balbo ho avuto l’onore di studiare sotto la guida di Enzo Consiglio, un uomo che ha saputo trasmettermi la bellezza e l’importanza dello studio del disegno e dell’anatomia, tramite la pratica con modelle dal vivo. Tra i miei primi amori artistici, ho incontrato Renzo Vespignani, la cui influenza ha permeato i miei primi passi nel mondo della pittura.
Nei miei primi dipinti, il disegno ha svolto un ruolo fondamentale: ogni tratto di matita sulla tela era una dichiarazione di intenzione, una costruzione delle forme e dei volumi che avrebbe poi accolto il colore. Tuttavia, con il passare del tempo, ho sperimentato l’utilizzo del proiettore come strumento per velocizzare il processo creativo. Sebbene questo metodo mi permettesse di ottenere risultati più rapidi, ho presto avvertito una mancanza, un vuoto creativo che solo il contatto diretto con il disegno poteva colmare.
Così, ho fatto ritorno alle origini, al disegno come punto di partenza per le mie opere, ma questa volta ho abbracciato una nuova modalità: costruire i soggetti direttamente con il colore, lasciando che le tonalità e le sfumature creassero forme e volumi con un’armonia sublime. È stata una riscoperta, una rinascita pittorica che mi ha riportato in contatto con la vera essenza della mia arte.
Durante il periodo di isolamento dovuto al COVID, ho trovato rifugio nel disegno, dando vita a una serie di opere che hanno raccontato il percorso dell’uomo dalle tenebre alla rinascita, una metafora della nostra esperienza collettiva in quei tempi oscuri. Questi disegni, esposti nella mostra intitolata “La fine del male” a Bordighera nel 2021, sono stati per me un mezzo per esplorare le profondità dell’animo umano, trasmettendo emozioni e sensazioni con una profondità psicologica e una intimità che solo il disegno può esprimere.
Attraverso il disegno ho trovato la capacità di narrare storie più profonde, di esplorare gli abissi dell’anima umana e di celebrare la luce che brilla sempre oltre le tenebre. Ogni tratto di matita è diventato una melodia, un canto alla rinascita e alla speranza, testimoniando il potere trasformativo dell’arte e della creatività nell’affrontare le sfide della vita.

Ad ispirarti, influenzarti, illuminarti ci sono letture particolari?

I libri sono sempre stati più di semplici racconti o fonti di informazione per me; sono stati veri e propri pilastri della mia formazione interiore, che hanno plasmato il mio modo di pensare, di sentire e di creare.
Negli anni della giovinezza, mentre ero immerso nei flutti turbolenti della scoperta e dell’identità, alcune opere hanno lasciato un’impronta indelebile nel mio animo. “Il gabbiano Jonathan Livingstone” di Richard Back mi ha insegnato il valore dell’individualità e dell’audacia nel perseguire i propri sogni, mentre “La nausea” di Sartre mi ha condotto attraverso i labirinti della coscienza umana, sfidandomi a confrontarmi con le angosce e le contraddizioni dell’esistenza. “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera ha invece illuminato il mio percorso con la sua profonda riflessione sulla leggerezza e la gravità dell’amore e dell’esistenza.
E poi ci sono stati i misteri avvincenti e le trame intricanti dei romanzi di Agatha Christie, che mi hanno catturato con il loro ingegno e la loro suspense, offrendomi un’occasione di svago e di stimolo intellettuale.
Ma il tempo passa, e con esso cambiano anche le nostre esigenze e i nostri interessi. Mi avventuro ora nel mondo degli audiolibri, dei podcast e delle interviste online, dove posso immergermi in conversazioni stimolanti su temi che vanno dalla spiritualità alla fisica quantistica, dalle dimensioni dell’anima alle teorie dell’universo. Questi contenuti non solo arricchiscono la mia mente, ma anche la mia poetica, infondendo nei miei dipinti un’energia e una profondità nuove, ispirate dalla vastità e dalla complessità dell’universo.

Qual è il tuo rapporto col cinema?

Il cinema è stato una costante fonte di ispirazione nella mia vita, donando colore e significato alle mie esperienze. Come spugne, le nostre menti assorbono e elaborano le visioni che ci circondano, e il cinema ha giocato un ruolo cruciale in questo processo per me. “Il paradiso perduto” è uno di quei film che ha catalizzato la mia passione per l’arte e la pittura, offrendomi la spinta necessaria per esplorare nuove forme di espressione creativa.

La tua ricerca artistica è intrisa di una forma di spiritualità. Ce ne parli?

La mia pittura è come un diario aperto, una testimonianza delle mie esperienze e del mio cammino spirituale. Per me la spiritualità è la consapevolezza che siamo più di semplici corpi fisici; siamo esseri spirituali che fanno esperienza nel regno della materia. Questa consapevolezza mi ha condotto a esplorare l’invisibile, a cercare le dimensioni sconosciute che si celano oltre il velo della percezione comune.
Nel mondo della pittura, trovo la libertà di esplorare queste dimensioni, di dare vita alle visioni e alle sensazioni che risuonano dentro di me. Ogni pennellata è un viaggio nelle profondità dell’anima, un dialogo con realtà più vibranti e misteriose, dove l’aria è impregnata di magia e amore.
Qui, nelle sfumature di colore e nella danza delle forme, ho incontrato creature alate e spiriti antichi, animali in metamorfosi e dee dai volti di luce. Nella mia arte, non c’è separazione tra il reale e l’irreale; l’immaginazione è la chiave per aprire le porte delle dimensioni sconosciute, per esplorare mondi al di là della nostra comprensione razionale.
In questo viaggio pittorico, ogni tratto di pennello diventa un atto di fede, un’affermazione della nostra connessione con l’universo e con le forze invisibili che lo animano. Attraverso la mia arte, cerco di trasmettere la bellezza e la profondità di queste dimensioni nascoste, di celebrare la meraviglia dell’esistenza e la magia del cosmo che ci circonda.

La Fantasia è l’immagine interiore e, secondo Platone, la reminiscenza che l’anima ha del mondo reale, cioè quello delle idee, degli archetipi junghiani che emergono dal profondo quando la coscienza tace. C’è nelle tue opere questa sorta di ritorno ad un mondo permeato dallo spirito, a quello che nella Bibbia è l’Eden?

Nel mio percorso artistico, ho sempre avvertito una profonda connessione con realtà che vanno oltre i confini della nostra percezione ordinaria. La mia pittura diventa un ponte verso queste dimensioni, un modo per esplorare e celebrare un universo di amore, armonia e pace.
In questo regno di luce e bellezza, non esistono elementi contrastanti o discordanti; tutto è pervaso da una perfetta armonia e ogni creatura respira la stessa frequenza di serenità e gioia. I fiori e la vegetazione si trasformano in forme meravigliose, gli animali assumono nuove e affascinanti metamorfosi, ma è una metamorfosi che scorre naturalmente, senza sforzo, come un flusso di vita eterna.
Al centro di questo mondo c’è una presenza sacra e protettrice, rappresentata dalle donne che regnano su quei luoghi, custodi della loro bellezza e dei loro segreti. Sono divinità che emanano saggezza e amore, offrendo protezione e ispirazione a tutti coloro che vi accedono.
È un mondo in continua evoluzione, in cui ogni istante è un nuovo momento di creazione e di meraviglia. Con ogni pennellata, cerco di manifestare questa dimensione di pura bellezza e di speranza, augurandomi di avere il tempo e la possibilità di esplorarla sempre di più e di farla risplendere nella sua piena gloria.

I tuoi esseri a volte sembrano non avere specie né genere, fluiscono nel bios, i pesci si tramutano in fiori, gli uccelli in alberi, gli esseri umani in animali. Tutto muta e tutto scorre. E’ così?

Le creature che abitano il mio mondo artistico sono il riflesso di una realtà intrisa di amore e armonia, dove ogni forma e ogni colore risuonano con frequenze di purezza e serenità. Sono parte di un flusso continuo di manifestazioni, un’onda di bellezza che si propaga attraverso la forma e la luce, portando con sé un messaggio di pace e di equilibrio.
Nella loro perfezione e diversità, queste creature sono un’espressione tangibile della saggezza della natura, un’esemplificazione di come ogni elemento e ogni essere possa trovare il proprio posto in un grande disegno di ordine e bellezza. È un insegnamento meraviglioso e profondo, che ci ricorda la potenza e la grazia della vita stessa, e ci invita a riconnetterci con la nostra natura più autentica e armoniosa.

Sei stato proiettato quasi dall’oggi al domani nel mercato internazionale dell’arte, con cosa ti sei dovuto scontrare? Pregi e difetti del “sistema dell’Arte” italiano.

Fin dall’inizio, ho dovuto affrontare la realtà del mercato dell’arte, poiché cercavo nella pittura non solo una passione, ma anche una stabilità economica nel mio percorso creativo. Tuttavia, ho avuto il privilegio di operare in un contesto internazionale, il che ha plasmato diversi aspetti della mia carriera. Questa dimensione globale mi ha offerto una sorta di scudo dalle sfide del mercato dell’arte italiano, spesso rallentato da ostacoli finanziari e burocratici. Grazie a questa opportunità, ho potuto crescere e sviluppare il mio talento senza dover fronteggiare gravi problemi di natura economica.
Ammetto di non avere una conoscenza approfondita del mercato dell’arte italiano; mi considero un artista che naviga in territori più sfumati e complessi, rendendomi difficile da collocare in un contesto artistico ben definito.

Qual è il limite che il mercato pone ad un artista lirico come lo sei tu?

La sfida per un artista che si esprime attraverso la poesia è duplice: da un lato, consiste nel far conoscere il proprio mondo e il proprio linguaggio nel corso del tempo; dall’altro, nell’individuare il contesto artistico che sia in grado di valorizzare pienamente la sua poetica senza comprometterla. Trovare il giusto mercato che apprezzi e comprenda appieno la profondità della poesia dell’artista è essenziale, poiché questo permette di preservarne l’autenticità e l’integrità. Ogni opera ha bisogno del giusto contesto per essere apprezzata appieno, e questo vale soprattutto per opere che si basano sulla poesia e sul grande formato, come le mie. Personalmente, mi sento frustrato quando vedo allestimenti che sovraccaricano le opere d’arte, perché credo che ogni opera debba respirare e dialogare con lo spazio circostante in modo armonioso.

Cosa consiglieresti di fare ai giovani artisti di oggi per farsi conoscere?

Per farsi conoscere nel mondo dell’arte, è importante cercare contesti che valorizzino appieno le proprie opere. Questo può significare partecipare a mostre, concorsi, gallerie d’arte o eventi artistici che sono in sintonia con la propria visione. Tuttavia, è altrettanto importante lasciarsi guidare dalla propria intuizione e dalla propria creatività nel percorrere la propria strada artistica.

Raccontaci un po’ la tua giornata tipo

Ultimamente, da alcuni mesi a questa parte, ho introdotto nella mia routine quotidiana la frequenza in palestra. Al mattino, la mia prima tappa è dedicata al benessere del mio corpo, seguita da un momento di socialità intorno a un caffè con un amico, durante il quale condividiamo qualche chiacchiera. Successivamente, mi dirigo verso lo studio, solitamente verso le dieci del mattino. Qui lavoro e dipingo fino all’una e mezza, interrompendo la mia attività per una leggera pausa pranzo. Nel pomeriggio, dalle due e mezza alle sette di sera, mi immergo nuovamente nel mio lavoro artistico. Durante queste ore, spesso ricevo la visita di amici e conoscenti che vengono a vedere le mie ultime opere e a discutere di arte, vita e tematiche quotidiane. La sera, dopo cena, mi concedo il meritato riposo, poiché giungo a sera stanco per l’intensa giornata trascorsa. Questo ritmo, seppur ordinario, è essenziale per il mio benessere e la mia produttività. Mi aiuta a mantenere una certa semplicità e ordine nella mia vita quotidiana, aspetti fondamentali per il mio equilibrio personale.

Qual è il tuo rapporto col silenzio?

Il silenzio è più di un’assenza di rumore; è un suono in sé stesso, una vibrazione primordiale che permea l’universo. È come il battito del cuore della creazione, il suono primordiale da cui tutto ha avuto origine. Nell’abbracciare il silenzio, ci immergiamo nella sorgente stessa della vita, ritrovando quel senso di appartenenza al tutto, alla totalità dell’esistenza.
Nel silenzio troviamo il rifugio dalla frenesia del mondo esterno, una pausa preziosa che ci consente di riconnetterci con la nostra essenza più profonda. È come tornare a casa, al centro di noi stessi, dove possiamo trovare pace, chiarezza e saggezza interiore. Creando spazio per il silenzio, permettiamo alla nostra anima di respirare, di rigenerarsi e di riconnettersi con la fonte stessa della vita.

E col divino?

Il mio legame con il Divino ha radici profonde, forse risalenti ai tempi della culla, quando ancora ero avvolto nell’abbraccio di un mistero primordiale. Crescendo, ho ricevuto un’educazione cattolica e ho frequentato assiduamente la messa, imparando i precetti della fede. Tuttavia, è stato intorno ai 18 anni che ho avvertito un richiamo più profondo, un’attrazione verso l’esperienza mistica e la ricerca spirituale.
Mi sono avventurato nei monasteri sulle isole Lerins di fronte a Cannes, immergendomi nella vita dei monaci e partecipando alle loro pratiche e rituali. Ho dormito nelle loro cellette, ho condiviso i loro silenzi e ho seguito i ritmi scanditi dalla preghiera e dalla contemplazione. Questo periodo di ritiro mistico è stato per me un’opportunità di avvicinamento al Divino, di ricerca interiore e di connessione con la dimensione spirituale della vita.
Oggi, il mio dialogo con il Divino è diventato un compagno costante, che ritrovo soprattutto nella natura.
E’ una presenza silenziosa che mi accompagna nel mio cammino quotidiano. La sfida che mi pongo è quella di rimanere sempre connesso, di ascoltare la voce interiore che mi guida e mi illumina. Mi sforzo di mantenere viva la consapevolezza della parte più luminosa che risiede in ognuno di noi, ricordando che l’amore è la forza che unisce e trasforma.
Non ho più timore di parlare di queste esperienze e di questi argomenti, perché credo che la vera rivoluzione risieda proprio nell’abbandonare le paure e nell’osare dichiarare apertamente il proprio amore per il Divino e per la vita stessa.

Una domanda di rito per concludere, work in progress e progetti per il futuro?

Il 2024 mi vede impegnato in due importanti eventi. La prima di queste nuove iniziative verrà realizzata a Milano: un grande progetto di arte urbana che esplorerà nuove forme di espressione artistica e coinvolgerà attivamente il pubblico che potrà interagire con l’installazione stessa. Ma non posso anticipare nulla. Successivamente, a settembre, avrò il privilegio di inaugurare una mostra personale a Noto, la città d’origine dei miei genitori. Questa mostra rappresenterà per me un momento fondamentale, poiché mi offrirà l’opportunità di presentare al pubblico opere nuove, che arricchiranno ulteriormente il mio immaginario poetico e artistico. Sono pervaso da un profondo entusiasmo nei confronti di entrambi gli eventi, poiché rappresentano non solo delle occasioni per esprimere la mia creatività, ma anche per condividere il mio lavoro con un pubblico sempre più ampio e diversificato. In questo periodo, io e la curatrice Stefania Morici ci consultiamo regolarmente, tracciando insieme la strada da seguire e cercando vie originali e stimolanti per presentare il mio lavoro in modo autentico e coinvolgente. La nostra collaborazione continua a essere fonte di ispirazione e crescita artistica, e sono grato di poter contare sul suo sostegno e sulla sua visione per portare avanti il mio percorso creativo.

Riferimenti e contatti
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Tutte le immagini © Davide Puma

Davide Puma è nato a Sanremo nel 1971. Disegnatore da sempre, dedica i primi anni della sua vita professionale ad altri percorsi lavorativi. Scopre la passione per la pittura nel 2003, quando, quasi per gioco, comincia a collaborare nell’atelier del fratello Corrado. Incoraggiato da quest’ultimo, decide di affinare ed indirizzare il proprio talento naturale frequentando l’Accademia Balbo di Bordighera con Enzo Consiglio, e la scuola di nudo artistico di Mentone. In pochi anni il suo lavoro viene proposto in gallerie in tutta Italia da Nord a Sud e ha attirato l’attenzione di gallerie a Parigi e a Ginevra che gli hanno prodotto mostre personali. È dalla poesia che egli trae ispirazione e alimento per rappresentare il confronto tra uomo, inteso come essere umano e la natura, tra l’uomo ed il cosmo, tra l’universo animale e quello floreale. Vive e lavora a Sanremo.