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La vocazione canoviana di Bassano del Grappa

La vocazione canoviana di Bassano del Grappa

A pochi anni della morte di Antonio Canova, avvenuta il 13 ottobre del 1822, Bassano del Grappa grazie alla donazione di parte della sua eredità, è divenuta luogo imprescindibile per la conoscenza del Canova, città destinata e vocata a farsi promotrice di studi, ricerche e azioni di valorizzazione dell’arte e della figura del geniale artista.

Un’azione continua che ha portato per esempio a completare quest’anno, la digitalizzazione dell’intero Fondo Manoscritti di Canova custodito presso la Biblioteca Civica: 6685 documenti manoscritti, fra cui 598 lettere autografe e 4081 indirizzate allo scultore, ma anche diari di viaggio, appunti, riconoscimenti e diplomi, persino un prezzario delle opere e il quaderno su cui l’artista appuntò le sue lezioni di inglese esposto nella mostra “Io, Canova. Genio europeo“.
Tutti ora consultabili online, visibili in alta definizione e nella perfetta cromia originale su: archiviocanova.medialibrary.it

Un patrimonio inestimabile fonte di informazioni, notizie, curiosità, dati su Canova e sui suoi contemporanei, in un contesto internazionale: una vera lente su un’epoca di profonde trasformazioni per tutta l’Europa.

Fu Giovanni Battista Sartori-Canova, fratellastro ed amico, devoto segretario ed erede universale di Canova, a disporre – grazie all’intermediazione del conte bassanese Pietro Stecchini – una donazione di fondamentale importanza per la città e per il suo Museo, uno dei primi musei civici del veneto, istituito già nel 1828.

Antonio Canova (1757 – 1822). Ercole che saetta i figli, 1798-1799. Olio su carta applicata su tela, 42×65,55. Bassano del Grappa, Museo Civico

A Bassano furono destinati: una serie di scritti autografi, la biblioteca da lui raccolta con diversi preziosi libri d’arte, la serie di incisioni tratte dalle sue opere, alcuni dipinti della collezione personale, una sessantina di sculture tra grandi gessi – come la famosa “Venere italica” ed “Ebe“, teste ideali e modelli – ma soprattutto l’intero corpus dei disegni del Canova, composto da circa 2000 disegni su 1764 fogli (raccolti in 10 album e 8 taccuini), l’intero epistolario e svariati documenti ora appunto digitalizzati e, accanto al dipinto da lui realizzato “Ercole che saetta i figli“, anche gli stupefacenti monocromi opere pittoriche a tecnica mista (tempera bruna, biacca, carboncino e matita) in in cui primeggia il tema della danza, una delle più rare e singolari espressioni non solo dell’opera di Antonio Canova ma più in generale dell’arte neoclassica.

Il 22 maggio del 1853 a Bassano, con una cerimonia solenne presieduta dall’allora podestà, l’eredità dello scultore Antonio Canova veniva esposta al pubblico per la prima volta, in un salone appositamente costruito: “anche il meno agiato andò lieto di portarvi il suo obolo“. Fu l’inizio.

Nel 1983 con decreto del Presidente della Repubblica fu costituito il Comitato per l’Edizione nazionale delle opere di Antonio Canova, ospitato presso il Museo Civico di Bassano del Grappa, a riconoscere il ruolo di primo piano di questa istituzione nella conservazione dell’opera di Canova. Il Comitato in questi anni, con un preziosissimo lavoro, ha archiviato una miniera di lettere conservati in copia o in microfilm nel museo. Al Comitato, il Comune di Bassano ha voluto affiancare, nel 1995, anche l’Istituto di ricerca per gli studi su Canova e il Neoclassicismo, fondato per promuovere la ricerca di materiale canoviano e l’approfondimento scientifico della sua figura e della sua arte. Tantissimi gli studi condotti e pubblicati.
Quindi si sono succeduti convegni internazionali, incontri scientifici, restauri, mostre – epocale rimane la grande monografica del 2003 tra Bassano e Possagno – e tante collaborazioni con le principali istituzioni culturali italiane ed estere che in questi anni hanno voluto riflettere su Canova.

A 200 anni dalla morte, il celebre e amato Canova ha ancora molto da rivelare del suo mondo e della sua arte e Bassano del Grappa rimane, insieme alla vicina Possagno sua città natale, il luogo da cui partire alla scoperta del moderno Fidia.

Immagine in evidenza: Antonio Canova (1757 – 1822). Autoritratto come pittore, 1792. Olio su tela, 68×54,5 cm. Firenze, Gallerie degli Uffizi (part.)

Pompeo Calvi (1806 – 1884). L’interno dell’atelier di Canova, 1880. Olio su tela, 119,5×97,2cm
Courtesy di Collezione privata