L’arte di Andrea Savazzi: urlo inascoltato dell’ambiente che soffre

di Teresa Lanna.

Le opere di Andrea Savazzi sono uno sguardo sul mondo e sulle sue problematiche; su quanto c’era e c’è ancora da fare, sui valori in via d’estinzione e su quelli che forse riusciremo ancora a preservare, attraverso il recupero di rispetto e compostezza; a partire dai luoghi della politica, fino al quotidiano vivere di tutti noi. Il tutto espresso con un tratto sfumato quanto vivido, a rendere inequivocabile ogni interpretazione che si voglia dare di quanto all’essere umano è familiare, con una vena ironica, sarcastica e, al tempo stesso, riflessiva, filtrata da un’abilità tecnica che affonda le radici nell’arte di ieri e di oggi. Come una cinepresa, il suo occhio attento sembra fare ‘zoom’, fotografando il panorama del mondo per poi restituirne una visione nuda e cruda, che non strizza l’occhio a tentativi di mistificazione del reale, né casuali né voluti.

Questo, e non solo, è l’universo eclettico di Andrea Savazzi. Nato a Casalmaggiore (CR), l’artista ha conseguito il diploma di maturità in Arti Grafiche presso l’Istituto d’Arte “P.Toschi” di Parma e, nel corso degli anni, ha sviluppato una pittura radicata sullo studio delle tecniche pittoriche del passato. Attualmente vive a Martignana di Po (CR) e collabora con la Galleria Studio Rossetti di Genova, dove ha di recente esposto con “Melting point”, ultima di una serie di mostre che hanno dato modo di conoscere i suoi originalissimi lavori, che gli sono valsi importanti riconoscimenti. Tra questi, il Premio Marchionni 2021 (per la Sezione Pittura), assegnatogli nell’ambito del concorso d’arte contemporanea ideato dal Museo Magmma di Villacidro, per ricordare la figura dell’incisore Dino Marchionni.

Abbiamo intervistato l’artista cremonese, ponendogli alcune domande sulla sua arte, ma anche sul proprio punto di vista in merito a tematiche di scottante attualità.

[Teresa Lanna]: Ci parli dell’inizio del suo percorso: come nasce la sua passione per l’Arte e quando ha capito che questa era la sua vocazione?

[Andrea Savazzi]: Fin da piccolo, disegnavo molto; si può dire che fosse il mio modo di comunicare, forse per sopperire ad una scarsa eloquenza. Mi divertivo a ritrarre personaggi politici e pubblici presi dai giornali, in maniera caricaturale; per un periodo, ho fatto anche vignette satiriche per un giornale locale. Questa passione mi ha portato a frequentare l’Istituto d’Arte di Parma e a diplomarmi come maestro d’arte, ottenendo la maturità in arti grafiche. Ma la passione vera e propria per la pittura ad olio e per l’arte in generale è arrivata più tardi, quando avevo circa 25 anni. Da allora, mi sono appassionato sempre più, leggendo molti libri sulla tecnica pittorica dei maestri del passato (Leonardo, Vasari, Cennini, Previati, De Chirico, …) e dipingendo quasi quotidianamente.

Le sue opere spaziano tra temi d’attualità, politica, interni e natura; il tratto distintivo che sembra accomunare gran parte dei suoi dipinti è un’atmosfera rarefatta, quasi in filigrana. Vuol dare l’idea di una non comprensione totale delle cose?

Esattamente; la pittura che ho sviluppato negli ultimi anni, nasce da un esperimento casuale, che poi è diventato il mio tratto distintivo. Si tratta di dipingere le immagini guardandole direttamente dallo schermo del computer, dove i pixel dell’era digitale diventano macchie, dando un effetto sfuocato, creando una non messa a fuoco; una sorta di censura, straniante, che induce lo spettatore a pensare ad un avvenimento o ad un episodio anomalo. Così, alla giusta distanza dal dipinto, si percepisce un’immagine chiara; mentre, avvicinandosi, la figura o l’ambiente diventano sempre più astratti.

IN#33- olio su tela-100 x 150- 2022

Lei ha rivisitato alcuni capolavori dell’arte, soprattutto moderna. Cosa la affascina di più dello Stile Gotico?

Ammiro lo stile Gotico e lo trovo affascinante, ma in realtà il periodo artistico che amo di più è quello del Primo Rinascimento, sia italiano (Verrocchio, Mantegna, Leonardo, Giorgione, etc.) che nordeuropeo (Van Eyck, Bosch, Brueghel, Holbein, Dürer, etc.). Ammiro l’esecuzione magistrale e la tecnica di questi artisti, ma anche la lezione enigmatica dei loro dipinti. Le opere che ho catalogato nella sezione “Gotico”, ricordano un po’, per le dimensioni ridotte, le miniature e i piccoli dipinti del periodo gotico-medioevale, ma questa designazione è più riferita alle atmosfere cupe e terrificanti del periodo del romanzo gotico di fine ‘700, inizio ‘800 (Walpole, Lewis, Poe, …). Per questi lavori, prendo delle immagini di opere del passato; successivamente, l’immagine viene deturpata e quindi decontestualizzata. A volte intervengo su alcuni di questi piccoli ritratti con ossidazioni, resine, applicazione di oggetti, … Alchimie; pretesto per una sorta di studio personale sull’uomo, sulle sue debolezze e le sue paure.

Lei affronta tante tematiche scottanti, come ad esempio il cambiamento climatico. Cosa rappresenta la barca in mezzo al mare in “Climate change”?

Quello dell’ambiente è un tema che mi sta molto a cuore; anche i miei lavori dedicati ai luoghi abbandonati e alle fabbriche sono legati a quell’argomento. Anche se questi contenuti possono sembrare noiosi per l’eccessivo parlare che se ne fa, bisogna capire che stiamo vivendo un periodo storico di cambiamento, in cui occorre intervenire subito e drasticamente, cambiando anche le nostre abitudini legate al consumismo.
L’opera “Climate change”, rappresenta una Greta Thunberg che urla al megafono la frase che l’ha resa celebre: «Sciopero scolastico per il clima».
Ma ormai è troppo tardi; le parole finiscono nel mare che, a causa dello scioglimento dei ghiacci, ha sommerso ogni cosa, e lei urla il suo slogan al nulla, su una barchetta con tanto di squali affamati che la circondano.

Il suo sguardo si focalizza spesso sui volti noti della politica, dentro e fuori dal Parlamento. In particolare, lei coglie movenze, atteggiamenti, episodi, che sottolineano una mancanza di compostezza, che a volte latita in coloro che ricoprono ruoli importanti e che, dunque, dovrebbero dare l’esempio inverso. C’è ancora possibilità di recuperare un valore in via d’estinzione come il rispetto tra persone, secondo lei?

Quello della politica italiana è, a mio avviso, un altro dei problemi cruciali della nostra società. Questo tema viene da me affrontato in maniera ironica; mi fa piacere che abbia notato una mancanza di compostezza nelle movenze e negli atteggiamenti dei personaggi ritratti; infatti, c’è una ricerca di quelle immagini che colgono un momento ridicolo o grottesco per rimarcare, come se ce ne fosse bisogno, l’inadeguatezza di questi personaggi rispetto al loro ruolo. Penso che il rispetto sia una questione di intelligenza; sicuramente i nostri politici non ne danno un buon esempio. Se non si ha questo riguardo nei confronti del prossimo è semplicemente per ignoranza, e siccome questa categoria esisterà sempre, il problema non si estinguerà mai. Purtroppo temo sia illusorio pensare ad un mondo dove tutti rispettino il prossimo. Mi accontenterei di un mondo di onesti.

Lei prende talvolta in prestito titoli di film conosciuti adattandoli, in chiave ironica e grottesca, ai suoi lavori. Qual è il genere cinematografico che preferisce?

Non sono un vero e proprio appassionato di cinema; sono più appassionato di musica, infatti non dipingo mai senza un sottofondo musicale che mi aiuti a creare un’atmosfera adatta. Tra i miei artisti preferiti: Nick Cave, David Bowie, The Cure, Joy Division, … Mentre, tra i cantanti italiani, c’è sicuramente il grande Lucio Dalla (la sua “Le rondini” è un autentico capolavoro). Se ho dato alle mie opere dei titoli similari a quelli di qualche film l’ho fatto inconsciamente; comunque, tra le mie pellicole del cuore, ci sono “Easy Rider”, “Zabriskie Point”, “Il cielo sopra Berlino”, “I colori della passione”, “Into the Wild”, e… “Il Grande Lebowski”, ovviamente!

L’attesa- olio su tavola-13 x 18- 2020

In “Faceless heroes”, lei rappresenta due individui dai volti coperti; uno di questi lascia intravvedere il logo di Superman sulla maglia. Chi sono, secondo lei, gli eroi dei nostri giorni?

“Faceless heroes” fa parte di quelle opere fatte durante le chiusure forzate a causa della pandemia; è un omaggio ai medici e agli infermieri che, da sempre, ma soprattutto in quei mesi, hanno fatto turni massacranti, rischiando la propria vita (e qualcuno rimettendocela), spesso, per degli sconosciuti. Un superman e una wonder woman anonimi, senza volto, ma in cui si possono riconoscere due operatori sanitari. Per me sono loro gli eroi dei nostri giorni.

“Where are we going now?” del 2019 è una di quelle opere che colpiscono, per tutto l’insieme: titolo, significato, stile e colori. La croce sullo sfondo sembra dare quel pizzico di speranza che altrimenti crollerebbe insieme al resto. “La fede è un’ancora di salvezza”: può essere una chiave di lettura e, nel contempo, una risposta alla sua domanda?

Il mio punto di vista non è esattamente quello della fede come ancora di salvezza, ma il bello dell’arte è proprio che ognuno può interpretare un’opera come crede, in base alla propria sensibilità. Quel quadro è stato fatto in un momento in cui si erano susseguite una serie di catastrofi che mi hanno colpito: l’incendio della cattedrale di Notre Dame di Parigi, l’uragano che ha colpito la riviera romagnola e l’incessante sbarco di immigrati di quel periodo (e non solo). Ho voluto fondere tutti questi episodi in un’unica opera che per me rispecchiava il periodo caotico di quel momento. L’intento non è quello di dare delle risposte, ma di portare l’attenzione su certi temi importanti e ricordare che siamo fragili e che il pianeta su cui viviamo non è semplicemente un piano d’appoggio su cui costruire palazzi e fabbriche, ma è un essere vivente come noi e, dunque, va rispettato.

Infine, quali sono i suoi prossimi progetti e qual è la tematica che, più delle altre, sta cercando di sviluppare artisticamente in questo momento?

Dopo la mostra personale “Melting point”, di recente tenutasi presso lo Studio Rossetti di Genova e dedicata all’archeologia rurale e industriale, parteciperò con tre opere ad una collettiva in Sardegna, dove lavori di artisti contemporanei dialogheranno con alcune opere di Giovanni Battista Piranesi, architetto e incisore del ‘700. Il tema che sto portando avanti ultimamente è quello dei luoghi abbandonati, spostandomi in particolare sui siti rurali, più tipici delle mie radici e delle mie zone; quindi casolari e cascine abbandonate, dove la natura, con un silenzioso movimento, cerca di riappropriarsi dei propri spazi. A volte questi luoghi subiscono le influenze della contemporaneità; quindi è un passato che incontra il presente, diventando rifugio delle nuove generazioni, che esprimono, attraverso i graffiti, i propri pensieri, sentimenti ed angosce personali.

Immagine in evidenza: IN#29- olio su tela- 100 x 150- 2022
Tutte le immagini: © Andrea Savazzi

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