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Otto Prutscher: l’artista completo e il sogno dell’opera d’arte totale

di James M. Bradburne

Otto Prutscher: l'artista completo e il sogno dell'opera d'arte totale

La collezione di libri per bambini appartenuta a Otto Prutscher e generosamente donata alla Biblioteca Nazionale Braidense da sua nipote Beba Restelli, pur essendo altamente significativa, è più un’espressione del caso che di una volontà specifica. Capire i libri di Prutscher significa capire la Vienna di Prutscher, la sua storia, la sua geografia e le sue abitudini. La collezione è uno specchio della città, un intreccio complesso in cui i modelli di vita urbana sono inseparabili dalla cultura viennese – le arti, l’architettura, la musica e la danza. Vienna era la capitale di un impero secolare e una fucina per le arti e le scienze. All’inizio del XX secolo, ancora ignara di quella che sarebbe stata la sua imminente scomparsa, Vienna era un centro intellettuale fiorente e vitale, uno dei luoghi di nascita indiscussi del Modernismo.

Otto nacque a Vienna e già da adolescente si dedicò alla propria formazione, viaggiò molto e sviluppò una marcata versatilità che lo rese un protagonista all’interno dell’importante centro di formazione culturale dell’Impero, la Kunstgewerbeschule, dove studiò dal 1903 con Franz Matsch e Josef Hoffmann. Otto contribuì a plasmare la città in cui viveva e svolse un ruolo importante in una fase particolarmente florida della vita Viennese: Impero dapprima, guerra poi, Vienna Rossa e infine Anschluss. Prutscher non fu solo uno spettatore passivo che assistette ai grandi eventi del suo tempo, ma plasmò attivamente la cultura e l’architettura della città.

Chi era, dunque, Otto Prutscher? La risposta è tutt’altro che lineare, proprio come Vienna stessa. Esistono molti Otto Prutscher, tanti quanti i suoi volti nel tempo, dalla formazione alla maturità. L’ambizione principale di Otto che lo accomunava ad un’intera generazione di artisti viennesi era quella di creare l’opera d’arte totale, il cosiddetto Gesamtkunstwerk. Nato a Vienna nel 1880, dopo le scuole elementari e medie, Otto Prutscher assolse un apprendistato in falegnameria nell’azienda paterna e frequentò poi una scuola tecnica per l’industria del legno. Per tutta la vita l’esperienza pratica dell’artigiano rimase intrinseca al suo lavoro. Nel 1895, ancora adolescente, visitò Parigi e Londra – entrambe le città ebbero un impatto duraturo su di lui. A Londra fu esposto al fiorente movimento Arts & Crafts di Ruskin, Morris e Rennie MacIntosh, mentre a Parigi non solo entrò in contatto con il post-impressionismo, ma fu anche affascinato dalle influenze provenienti dal Giappone e dall’Oriente: il Japonisme conquistava allora Parigi. Nel 1897 un novero di artisti vicini a Gustav Klimt si staccò dall’Associazione degli Artisti Austriaci dando vita a quella che divenne nota come Secessione. Tornato a Vienna lo stesso anno – ancora adolescente – Otto frequentò la Kunstgewerbeschule sotto la guida di Matsch e Hoffmann, due dei suoi principali protagonisti (insieme a Koloman Moser, Otto Wagner, Gustav Klimt, il quale rimase un amico intimo di Prutscher per tutta la vita). Nel 1903 Josef Hoffmann e Koloman Moser fondarono le Wiener Werkstätte, puntando esclusivamente sull’artigianato e sul design industriale; Otto Prutscher, allievo di Hoffmann, fu uno dei più giovani collaboratori del gruppo.

Franz von Zülow – Leporello, 1910. Haugsdorf: autopubblicato. Tempera su carta, 126 x 23 cm

La Secessione si frantumò nel 1905 quando Klimt e altri si allontanarono a causa delle differenze inconciliabili tra arte, artigianato e design mentre Klimt si unì ai Gesamtkünstler delle Werkstätte. A partire dal 1903 Prutscher insegnò alla Graphische Lehr- und Versuchsanstalt e dal 1909 fu uno dei primi e più giovani professori della nuova generazione formata da Josef Hoffmann presso la Kunstgewerbeschule. All’inizio della propria carriera, Prutscher fu attivo soprattutto come designer del prodotto, spaziando dalla gioielleria alla tavola al vetro (per Lobmeyr), ai tessuti (per Herrberger e Rohmberg), ai mobili e all’arredamento. Nel 1907 fu pioniere del cosiddetto Perlglas insieme al vetraio Lötz. Prutscher espose in molte mostre d’arte e artigianato, tra cui la famosa mostra del 1908, la Kunstschau Wien, una tra i numerosi eventi tenutisi in occasione del sessantesimo anniversario del regno dell’imperatore asburgico Francesco Giuseppe I, per il quale Otto progettò la celeberrima “Stanza per un appassionato d’arte”.organizzata da Klimt e dai suoi seguaci, la manifestazione comprendeva Moser, Czeschka e Hoffmann, oltre ad altri designer e artigiani. La Kunstschau si rivelò un fallimento dal punto di vista finanziario, ma molti degli artisti e dei designer presenti, tra cui Prutscher stesso, finirono per plasmare il paesaggio culturale Viennese di lì a poco.

Intorno al 1910 Prutscher abbandonò lo stile geometrico del proprio mentore Josef Hoffmann optando per le linee più curve e arrotondate del neo-rococò di Dagomar Peche. Nonostante l’influenza di Hoffmann fosse visibile nel set da tè disegnato per Klimt nel 1910, si manifestò ben presto in Prutscher un’influenza orientaleggiante di derivazione parigina. Fu proprio nella capitale francese durante il suo soggiorno di un anno che Prutscher iniziò a collezionare attivamente esempi dell’allora moda del giapponismo che figurano tuttora nella sua collezione personale custodita dalla nipote Beba Restelli. A prescindere dalla dimensione estetica, Prutscher rimase sempre “saldamente ancorato all’arte degli ebanisti del passato”. I valori della “Heimatkunst” tradizionale furono importanti per lui come lo furono, paradossalmente, per Loos. Prutscher lavorò attivamente anche come architetto, plasmando il paesaggio urbano di Vienna. Nel 1911 progettò gli interni dell’Apotheke Zum goldenen Adler. Prutscher fu anche attivo internazionalmente assumendo incarichi in Inghilterra e in Germania. Dal 1909 ricevette delle committenze da parte della Deutsche Werkstätte Hellerau – a pochi chilometri dalla sede di Dessau del Bauhaus – e dal 1911 venne assunto come consulente permanente di progettazione presso la DWH.

Ormai architetto, designer e insegnante di successo, Otto Prutscher sposò Helene Sußmandl nell’agosto del 1911 e la loro prima figlia Helly nacque nell’aprile del 1912. Per il resto della loro vita i Prutscher abitarono al civico 74 di Gumpendorferstrasse nel 6° distretto, non lontano dal Café Sperl, dove al numero 11 teneva banco il compositore Franz Léhar. Lo stesso Prutscher preferiva altri caffè, tra cui il Café Museum, progettato da Adolph Loos, o il Café Prückel (ex Lorian), di fronte alla Kunstgewerbeschule, o ancora il Café Kremser. Prutscher era un amico di lunga data di Klimt e il gruppo di Klimt era solito incontrarsi al caffè Tivoli; sopravvivono le cartoline tra Prutscher e Klimt tramite le quali i due si davano appuntamento per incontrarsi e chiacchierare. Importante era anche il Café Heinrichshof, che si trovava proprio di fronte all’Opera di Stato di Vienna, progettato e costruito nel 1911 dallo stesso Otto Prutscher che ne disegnò l’arredamento, realizzato poi dai fratelli Thonet. Il Café Heinrichshof era frequentato da ospiti dell’opera e del teatro, cantanti, compositori e altri, e a differenza degli altri caffè, era un salotto per gli amanti della musica, dell’opera e dell’operetta essendo sempre presente qualcuno che suonava il pianoforte. I Prutscher conducevano una vita sociale attiva, ricca di cene, balli e salotti che divenne lo sfondo della vita della loro prima figlia, chiamata Helene come la madre, ma soprannominata Helly. Helene era rinomata per il suo fascino, ma anche per la sua arguzia, tanto che un amico di famiglia le diede il soprannome di “Mackie”, riferendosi al famoso personaggio di Brecht e Weil, Mackie Messer, dell’Opera da tre soldi; soprannome mantenuto per il resto della sua vita. Sua figlia Helly fu al centro dell’attenzione e figurò come modella nei dipinti e nei film della talentuosa cerchia di amici dei Prutscher. La Vienna di inizio Novecento era una città straordinariamente cosmopolita, con una popolazione eterogenea proveniente da tutte le provincie della corona asburgica. Nei caffè così come nei ritrovi più intimi si parlavano più lingue. Karl Kraus traduceva opere dall’inglese e dall’italiano e il francese era una lingua di uso comune nella società dei caffè viennesi. Le feste erano vivaci e Prutscher era noto sia come perfetto padrone di casa sia per il suo umorismo vivace, a volte sarcastico, a volte volgare – sempre espresso con eleganza, nonostante tutto.[…]

Nel 1913, Prutscher progettò sia i mosaici del Dianabad che il Café Ronacher. Questo mondo inebriante di musica, letteratura, fisica e filosofia purtroppo non era destinato a durare, poiché la duplice monarchia si andava lentamente indebolendo e la presa del potere dell’anziano Francesco Giuseppe era sempre più debole. Mancava solo un evento fortuito per spingere l’Impero oltre il baratro. Quell’evento fu l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914 da parte dei nazionalisti serbi che speravano che la sua morte avrebbe liberato la Bosnia dal dominio austriaco. L’imperatore commentò: “Un potere superiore ha ristabilito l’ordine che io, ahimè, non ho saputo preservare”. Si direbbe preveggenza. L’imperatore decise di invadere la Serbia nel 1914, dando inizio alla prima “guerra totale”, la Prima guerra mondiale, il 28 luglio. La Prima guerra mondiale sconvolse ogni cosa.

Durante la guerra, Prutscher si unì a un gruppo improbabilmente eterogeneo di operatori culturali austriaci per lavorare presso il quartier generale della stampa di guerra imperiale e reale (“Das Kaiserliche und Königliche Kriegspressequartier” o KPQ), istituito per coordinare tutte le attività di informazione e propaganda della stampa, compresa quella popolare. (…) La guerra rallentò ma non interruppe il lavoro di Otto Prutscher come designer; oltre al contratto con la Deutsche Werkstätte, disegnò anche oggetti in vetro e nel 1915 un bellissimo servizio da tè in argento per Klinkosch. La guerra fu un periodo difficile per Vienna, e anche i relativamente benestanti Prutscher, Freud, Hoffmann e Kraus si trovarono in condizioni disagiate, e spesso furono costretti a comprare cibo al mercato nero per sfamare la prole. Famiglie e bambini morivano di fame e tutti facevano del loro meglio per aiutare i viennesi a sopravvivere alla guerra. Alla fine, però, il conflitto terminò, anche se a un ingente costo. […]

Dopo la guerra Prutscher coltivò le amicizie strette prima del conflitto, in particolare quelle con Gustav Klimt (ormai cinquantaseienne) e l’artista e burattinaio di origine ceca Richard Teschner. Anche quest’ultimo aveva studiato alla Kunstgewerbeschule nello stesso periodo di Prutscher e tornò a Vienna da Praga nel 1909 per unirsi alle Wiener Werkstätte. In occasione dei raduni del Klimt Gruppe e dei suoi membri, Teschner e altri artisti erano soliti travestirsi da donna per suonare insieme, ricordando il mondo decadente dei cabaret di Vienna, Berlino e Parigi. Prutscher rimase anche vicino ai propri studenti, con i quali lavorò e a cui spesso procurò delle commissioni. Un Capodanno, le studentesse della Kunstgewerbeschule regalarono ad Otto una cartolina che era in realtà un pezzo di carta vetrata. Sul retro si legge “Radicale. La migliore carta igienica del mondo. Prodotta con la polvere dei campi di diamanti dell’Africa. Molto amata a corte”. La cartolina era decorata con scarabocchi che rappresentavano una piccola scena teatrale, candele accese, alcune sedie e i numeri 666. Per tutto il dopoguerra Otto Prutscher rimase al centro della vita architettonica viennese e, tramite le sue eccezionali doti, non temette di dichiararsi sulla propria carta intestata “architetto della decorazione d’interni e dell’intero campo delle arti decorative”.[…]

La seconda figlia di Otto Prutscher, Ilse, nacque nel marzo 1923, undici anni dopo la sorella. Helly era già conosciuta e amata dalla cerchia di amici dei Prutscher.come la sorella, Ilse entrò a far parte del ricco mondo culturale del padre e un Natale ricevette in dono da Richard Teschner una scenografia completa di marionette di legno e costumi che lo scenografo Richard Geyling aiutò a montare nel salotto di casa Prutscher. Helly e Ilse presero lezioni di danza dalle sorelle Wiesenthal, insegnanti del dipartimento di danza dell’Accademia di Musica di Vienna, coreografe che portarono il valzer viennese nella danza moderna. Helly frequentava corsi di disegno artistico con Franz Cizek, un pioniere della pedagogia artistica per bambini, mentre Ilse studiava musica con Rosenzweig, ricordando di aver tenuto il saggio annuale di pianoforte a casa dello scrittore Beer-Hofmann, membro della Jung Wien, occasione alla quale non mancava mai di partecipare il famigerato poeta Peter Altenberg. La famiglia Prutscher strinse amicizia con il critico d’arte Arthur Roessler e sua moglie Ida, con i quali trascorreva le vacanze. I Roessler non avevano figli, così Arthur regalò a Ilse “Il giardino incantato”, pubblicato da Ernst Kreidolf nel 1911, che per Ilse fu il primo di quella che divenne la collezione di libri per bambini donata alla Biblioteca Nazionale Braidense. […]

Prutscher continuò a lavorare su progetti locali e internazionali per tutti gli anni Venti e realizzò progetti per aziende come la Deutsche Werkstätte Hellerau nella Repubblica di Weimar.complessivamente, i suoi progetti furono eseguiti da oltre 200 aziende, soprattutto dalle Wiener Werkstätte e da imprese come Backhausen, Augarten e Klinkosch. L’esperienza quasi trentennale delle Wiener Werkstätte si concluse nel 1932 e Otto Prutscher, ormai cinquantenne, aveva il proprio studio di architettura ben avviato e prospero. Nonostante la guerra mondiale e il difficile decennio successivo, gli editori viennesi continuarono a stampare nuovi libri e Otto Prutscher continuò ad acquistarli per se o per regalarli alla moglie o alle due figlie. Continuò anche a disegnare carte intestate, biglietti da visita, ex libris, carta da lettere e, naturalmente, libri con stencil giapponesi, in oro e nel nuovo stile del Bauhaus, come Buch Raum Gegenwart (Spazio del libro contemporaneo) del 1930.

Con l’Anschluss, la vita di Prutscher e di molti altri artisti, architetti e intellettuali cambiò radicalmente in peggio. Prutscher si rifiutò di lasciare la moglie ebrea Helene Sußmandl, il che lo costrinse ad optare per la pensione anticipata e con effetto immediato dalla Kunstgewerbeschule. Le sue figlie di ormai 26 e 15 anni, erano a rischio in un’Austria istituzionalmente antisemita. Prutscher decise che sarebbe stato molto più sicuro per le figlie vivere in Italia, dove furono ospitate da alcuni parenti vicino Como. Prutscher chiese un visto per la Bolivia per sé e per la moglie e pianificò l’emigrazione. I visti furono concessi, ma, non riuscendo a sopportare di lasciare Vienna, decise di rimanere affrontando i rischi. Il suo mondo si disgregò, ma alcuni dei suoi più stretti collaboratori e studenti gli affidarono dei progetti firmando al suo posto per dargli lavoro – per questo motivo, non abbiamo progetti firmati da Otto tra il 1938 e il 1945. Il suo progetto del 1937 per il Café Imperial fu ripreso dal suo ex insegnante, Josef Hoffmann che rimase a Vienna per tutta la guerra e firmò le sue richieste di progettazione con un mite “Heil Hitler”.

Otto Prutscher rimase inseparabile dalla città in cui nacque, le cui strade percorse ogni giorno, il cui tessuto divenne riflesso della sua pratica. Egli era parte della trama multinazionale, multiculturale e multilingue della città, attraversata da fili d’oro, rosso, marrone e nero. Otto si formò ai tempi inebrianti della Vienna d’oro di Klimt, Schnitzler, Kraus e Freud, ma fiorì nella Vienna Rossa, quando fu possibile creare un mondo nuovo e migliore dalle rovine dell’Impero austro-ungarico. Dovette assistere all’occupazione della propria città da parte delle truppe naziste in camicia marrone e alla persecuzione degli ebrei da parte degli ufficiali delle SS in camicia nera. Otto rimase a Vienna nella buona e nella cattiva sorte, e la storia della città è, per questo motivo, anche la sua storia. Otto Prutscher e sua moglie sopravvissero alla guerra mentre le loro due figlie erano al sicuro in Italia, così come la collezione di libri illustrati accuratamente conservata da Ilse. Prutscher morì nel 1949, troppo presto per vedere la sua amata Vienna ricostruita, ma non senza aver lasciato la sua impronta sull’intero secolo, il cui gusto aveva contribuito a creare. La sua eredità sopravvive sotto forma dei suoi progetti, dei suoi edifici e dei libri che ha lasciato alle sue figlie. Per quanto effimeri, grazie alla generosità della nipote Beba Restelli, figlia di Ilse, questi libri offrono uno spaccato di vita domestica di uno dei più grandi architetti progettisti del XX secolo nonché della vita culturale della città che egli non smise mai di amare.

Estratto dal saggio di James M. Bradburne in “Un filo d’oro (1900-1938): la collezione Prutscher di libri viennesi per bambini alla Biblioteca Nazionale Braidense” pubblicato da Corraini Edizioni (2023)

Immagine in evidenza: Richard Teschner – Luna di miele a Venezia, ca. 1920. Inchiostro su carta giapponese, 14 x 9 cm (part.)

26 gennaio – 15 aprile 2023
Un filo d’oro. La collezione Prutscher di libri viennesi per bambini
a cura di James M. Bradburne.
Biblioteca Nazionale Braidense
Via Brera, 28, 20121 Milano