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Fare uno. Dalla parola al segno un dialogo possibile – Mostra collettiva

mercoledì 29 Marzo 2023 - sabato 15 Luglio 2023

Fare uno. Dalla parola al segno un dialogo possibile - Mostra collettiva

sede: Galleria Erica Ravenna (Roma).

La Galleria Erica Ravenna presenta una collettiva dal titolo “Fare uno dalla Parola al Segno un dialogo possibile”, una selezione di opere di Carla Accardi, Tomaso Binga, Mirella Bentivoglio, Simona Weller, Vincenzo Agnetti, Alighiero Boetti, Jannis Kounellis e Gino Marotta, proseguendo così, a pochi mesi dalla personale di Tomaso Binga “Scrivo di proprio pugno” (settembre – dicembre 2022), il suo programma espositivo con una riflessione sugli intrecci tra linguaggio e immagine e sulle poetiche che hanno accomunato una linea di ricerca dell’arte contemporanea, nata dalle prime avanguardie del Novecento e sviluppatasi fino ai giorni nostri.

Nella mostra “Fare uno dalla Parola al Segno un dialogo possibile”, una selezione di opere di artisti che hanno attraversato la seconda metà del Novecento da Carla Accardi a Tomaso Binga, da Mirella Bentivoglio e Simona Weller a Vincenzo Agnetti, da Alighiero Boetti a Jannis Kounellis e Gino Marotta, evidenzia un tipo di sentire comune nell’ambito della ricerca artistica che ha caratterizzato gli anni ’60 e ’70 e allo stesso tempo – in un momento storico di grande attenzione e riscoperta dell’arte al femminile – pone la questione di un confronto tra le “due metà dell’avanguardia”. ll richiamo all’assunto lacaniano della “(im)possibilità di fare Uno”, accompagna quindi tale riflessione attraverso un dialogo a più voci nel quale protagonista è la Parola come fondamento dell’immagine “in cui l’essere si riconoscerà e attraverso la quale riconoscerà gli altri”.

NOTE BIOGRAFICHE

Carla Accardi (Trapani 1924 – Roma 2014), inizia la sua carriera a Roma, dove conosce gli artisti con i quali darà vita al Gruppo Forma, movimento programmatico dell’arte astratta in Italia. Nel corso degli anni Cinquanta sviluppa una personalissima elaborazione del tema del segno, in sintonia con gli esiti dell’Informale europeo. Tra gli anni Sessanta e Settanta il suo stile si orienterà verso un linguaggio fondato sul rapporto tra segno e colore, sperimentando una grande varietà di soluzioni espressive: dalla pittura su plastiche trasparenti agli interessi nei legami tra opera e ambiente, fino ai laminati e sicofoil dipinti su tele grezze. Tra il 1969 e il 1971 crea il suo capolavoro Triplice Tenda, dove il rapporto tra l’opera d’arte e il suo ambiente raggiunge un traguardo significativo, allestendo una struttura abitabile che l’osservatore stesso poteva percorrere. Dagli anni ’80 fino alla sua morte, la sua ricerca artistica si è orientata verso la sperimentazione su tele ruvide, con intrecci di segni colorati.

Vincenzo Agnetti (Milano 1926 – 1981), artista, scrittore, poeta, protagonista dell’Arte Concettuale italiana. Diplomato all’Accademia di Brera, esordisce verso la fine anni ’50 affiancando alla pittura in ambito informale l’attività di critico, saggista e teorico. Nel 1957 collabora ad “Azimuth” e alla rivista omonima. Dal 1960 radicalizza l’ambito concettuale della sua operazione, allontanandosi dalla pittura e identificando l’arte con l’assenza e con una pratica analitica radicale, volta alla pura disamina di concetti

Mirella Bentivoglio (Klagenfurt 1922 – Roma 2017), artista, poetessa e performer italiana, il suo operato si è contraddistinto nell’ambito delle poetiche verbo-visuali e nell’interesse per l’uso congiunto del linguaggio verbale e dell’immagine. Bentivoglio approderà negli anni Sessanta a una particolare forma di poesia-oggetto, seguita da diverse declinazioni relative alla poesia-azione e a un originale lavoro sui libri-oggetto. Da menzionare inoltre il decisivo ruolo come curatrice e animatrice culturale nell’ambito della ricerca artistica contemporanea, che ha portato a mostre memorabili

Tomaso Binga (Salerno 1931), nome d’arte di Bianca Pucciarelli Menna, artista, poetessa e performer, vive e lavora a Roma. Nel 1971 Binga inizia una sperimentazione artistica e poetica incentrata sulla scrittura verbo-visuale. Nella prima fase della sua carriera lavora con la scrittura “desemantizzata”, un segno grafico apparentemente disfunzionale e non comunicativo, presentando la prima mostra nel 1974 presso la Galleria L’Obelisco di Roma. Nel 1974 inizia le sue azioni performative.

Alighiero Boetti (Torino 1940 – Roma 1994) esordisce nel 1967 a Torino nell’ambito dell’Arte Povera. Inizia la realizzazione di dipinti e disegni astratti sin dagli anni ‘60. Successivamente sperimenta materiali come la masonite, il plexiglas ed elementi luminosi. La prima mostra personale risale al 1967 presso la Galleria Christian Stein, a Torino. All’inizio degli anni ’70 avvia in Afghanistan, un progetto che realizzano ricamatrici locali: orditi di lettere e parole o mappe in cui è raffigurato il planisfero del mondo, con le singole nazioni tessute con i colori delle rispettive bandiere. Sempre in quel periodo, precisamente nel 1972, le sue opere prendono una svolta concettuale: l’artista cambia nome in “Alighiero e Boetti”, mettendo in crisi la sua identità con il concetto di doppio.

Jannis Kounellis (Atene, 1939 – Roma, 2017), pittore e scultore greco naturalizzato italiano, si trasferisce a Roma nel 1956, dove s’iscrive all’Accademia di Belle Arti. Nel 1960 Kounellis esordisce con una mostra personale presso la Galleria La Tartaruga di Roma intitolata “L’alfabeto di Kounellis”, dove espone per la prima volta la serie dei Segnali. Dal 1963 Kounellis abbandona definitivamente la rappresentazione artistica tradizionale e inizia ad impiegare materiali quali sacchi di juta, lana, oro, terra, fuoco – e in alcuni casi piante e animali vivi. Rimpiazza la tela con reti di letto, porte, finestre o semplicemente con lo spazio della galleria stessa. La pittura, la scultura, le installazioni e le performance di Kounellis invitano così a una nuova fruizione dell’opera, in grado di coinvolgere totalmente lo spettatore.

Gino Marotta (Campobasso, 1935 – Roma, 2012), pittore e scultore italiano, dopo un primo periodo di originale superamento dell’Informale, all’inizio degli anni ’60 avvia una ricerca sulla sintesi dinamica tra figurazione, linguaggio e codici; successivamente mostra un’attenzione sempre più marcata per i nuovi materiali chimici/industriali e, nello specifico, per il metacrilato. L’artista usa in maniera poetica questo materiale ipertecnologico, ricavandone universi lirici popolati di alberi e animali, di fulmini e cieli stellati, come nella celebre installazione Bosco naturale-artificiale presentata a Foligno nel 1967. Negli anni ’80 Gino Marotta ritorna all’utilizzo di materiali e tecniche più “tradizionali”, tra cui la pittura.

Simona Weller (Roma 1940), è nata a Roma nel 1940 e vive e lavora tra Roma e il borgo medievale di Calcata (VT). Diplomata all’Accademia di Roma, dopo lunghi soggiorni di studio in Oriente (da Bangkok al Cairo), nel 1973 s’impone all’attenzione della critica alla X Quadriennale di Roma con grandi tele astratte, dove la pittura si mescola a lettere e scrittura. Dipingere con le parole è l’elemento ricorrente del lavoro di Weller. Le parole sono scelte per la loro concisione e per la loro particolare struttura. Da sempre affianca alla sua attività di pittrice (e poi anche ceramista) un percorso di ricerca e ricostruzione storica sulla presenza delle donne nell’arte.

Inaugurazione
Mercoledì 29 Marzo, Ore 18.00

Immagine in evidenza
Simona Weller, Dal ciclo Diario a Muro, 1979, tecnica mista e collage su cartoncino su tela, cm 100 x 50 (part.)

Dettagli

Inizio:
mercoledì 29 Marzo 2023
Fine:
sabato 15 Luglio 2023
Categoria Evento:
Tag Evento:
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Luogo

GALLERIA ERICA RAVENNA
Via di Sant’Ambrogio 26
Roma, 00186 Italia
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Phone
06 3219968
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