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Franco Alquati. Il cavaliere solitario

giovedì 28 Settembre 2023 - sabato 28 Ottobre 2023

Franco Alquati. Il cavaliere solitario

sede: VS Arte (Milano).
cura: Carmelo Strano.

La mostra presenta una selezione di lavori, tra cui alcuni inediti, in particolare riferiti agli anni ’70 dove l’estro di Franco Alquati e il suo vissuto affiorano dalla materia pittorica.

“L’artista lombardo è, per sua stessa dichiarazione, tendenzialmente introverso. Tuttavia ha “desiderato vivere a contatto con gli altri e poi rappresentare visivamente i sentimenti e le azioni degli altri” (non ultimi i poveri). Classe 1924, é pronto per la guerra appena cresciuto (sarà destinato in Algeria). Dialogo e introversione colludono e si manifestano anche nella sua arte pittorica. Si identificano, infatti, nell’astrazione (momento del dialogo, ovvero della comunicazione) e nella figurazione (introversione, comunicazione silente o ammutolita). Abitualmente si è propensi a ritenere che sia l’astrazione il luogo di una scarsa comunicazione. Ma questo non vale per Alquati. Infatti, la figurazione, anche se in essa fanno capolino persino atmosfere metafisiche più o meno dechirichiane, “parla” poco o nulla, o, in ogni caso, comunica l’incomunicabilità quasi sulla scia di Eugène Jonesco. Questo perché l’artista lombardo da subito si tiene lontano dal realismo e dal naturalismo, e fa un bagno nella geometria, fonte opportuna per un linguaggio suo. Dà alla geometria una doppia valenza, pur coltivandola quale unico segno connotativo. Una valenza strumentale, quando punta alla figurazione, e una autoreferenziale, nell’astrazione. Ma, come si è detto, dove “parla” di più è nell’astrazione. In questa, infatti, organizza la sua geometria in modo da dare voce, secondo la lezione di Kandinsky, alle “risonanze interiori”. E queste, in Alquati, “parlano” di più della sua figurazione che è anedonica (proprio l’opposto dell’edonismo) e (apparentemente) a-patica, in questo vicina all’asciuttezza spesso plumbea di Léger. La figura è sede di altre incidenze. Ad esempio, di una geometria postpicassiana (Alquati amava l’artista spagnolo) vicina alle sfaccettature che è nei visi (soprattutto nel naso) di Mario Tozzi. Oppure Alquati tiene conto dell’iconografia di Marino Marini pittore e incisore. Questo secondo caso va riferito soprattutto ai cavalli e ai cavalieri pe i quali il segno geometrico è meno rispettato a favore di morfologie più libere e atmosfere (sì, ci sono anche queste) più dense. Ovviamente, nell’astrazione (i relativi dipinti vanno di solito sotto il nome di “Astratto”) la “sua” geometria sopra delineata (ripeto: un unico segno sia nella figurazione sia nell’astrazione) comunica maggiormente gli stati d’animo e le ragioni espressive dell’autore. Si tratta, certo, di una geometria più decisa rispetto a quella impiegata per cavalli e figure. D’altra parte la figura o le figure a gruppi sono anodine (nel senso etimologico di senza dolore) e a-patici. Non comunicano. In queste circostanze ad Alquati interessa una solitudine e una interiorità che appaiono mute o non sollecitate. Invece maggiore transitività è nell’astrazione dove l’artista riesce a fissare e “far parlare” le “risonanze interiori” di cui parlava Kandinsky. Peraltro va detto che nei dipinti astratti Alqualti raggiunge i migliori traguardi, a livello compositivo e anche in virtù di una tavolozza duttile al livello delle tonalità e soprattutto dei timbri. Nella figurazione Alquati accusa qualche prestito e si situa nel variegato terreno di un “ritorno all’ordine” quale reazione alle cosiddette avanguardie storiche (una buona esemplificazione è la svolta che vive Mario Sironi). Nell’astrazione fremono momenti di maggiore libertà espressiva e linguistica e Alquati si rivela pittore policromo ben al di là del tendenziale mono-tono che governa la figurazione. Inoltre, con l’astrazione ha modo di esprimersi all’insegna di una diversa attualità, appunto la tendenza alla geometrica, tra Abstraction-Création (Parigi, fine anni Trenta) e l’italiano Movimento Arte concreta (Milano, fine anni Quaranta). Un doppio cammino, consanguineo sul piano della morfologia geometrica, nel quale duttilmente si esprime fino alla fine (inizi anni Ottanta). ”
Carmelo Strano

Franco Alquati vissuto a cavallo tra la prima e la seconda metà del ‘900 usa un linguaggio rigoroso e talvolta scarno che racchiude in sé la ricchezza inesauribile del suo vissuto, dei suoi riferimenti e delle sue connessioni. In opere come “Prigionieri dell’immaginario” (olio su tela 100×100) del 1974 o “Disillusione” (olio su tela – 60×70) del 1970 o ancora in “Solitudine” si legge tutto il suo trascorso, la guerra e la prigionia nel campo di concentramento di Algeri che lo ha segnato nel fisico e nel carattere. Nelle sue tele si vive tutto l’influsso del ‘900 da opere metafisiche come “Omaggio a De Chirico (olio su tela – 80×80) degli anni ’70 ad altre numerose opere rimaste senza titolo che combinano i suoi arlecchini, espressione della maschera che indossiamo, con elementi metafisici che si fondono in un insieme che richiama forme e messaggi dalla straordinaria forza poetica e artistica. Poeta egli stesso, amico di De Chirico, Sironi, Dova e altri grandi Maestri del ‘900 esprime nei suoi dipinti la forza di quel periodo fino a spingersi con opere che richiamano decisamente il futurismo come “dinamismo cosmico” (olio su tela – 80×80) e altre tele che lo stesso Alquati lascia senza titolo ma nelle quali si legge l’intensità del movimento. Opere, quelle di Franco Alquati, che esprimono un linguaggio deciso, che parlano allo spettatore con la maestria delle forme e dei colori, lasciando all’immaginario il testo del suo messaggio

Inaugurazione
giovedì 28 settembre, ore 18.00

Dettagli

Inizio:
giovedì 28 Settembre 2023
Fine:
sabato 28 Ottobre 2023
Categoria Evento:
Tag Evento:
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Luogo

VS ARTE
via Ciovasso 11
Milano, 20121 Italia
+ Google Maps
Phone
335 8004220
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