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Informale a Laveno. Forme senza forma alla Ceramica di Laveno
domenica 3 Novembre 2019 - lunedì 6 Gennaio 2020

sede: MIDeC – Museo Internazionale del Design Ceramico (Laveno Mombello, Varese).
cura: Enrico Brugnoni.
Alla fine del ventennio fascista il mondo delle arti manifestava una insofferenza verso i modelli dell’art déco, peraltro, a Laveno, fonte per oltre venti anni di un importante successo di critica e commerciale.
Dalla fine degli anni quaranta gli artisti lavenesi Guido Andlovitz, direttore artistico alla Ceramica di Laveno, e Antonia Campi proposero e realizzarono opere al di fuori di ogni schema allora conosciuto.
Nacque così a Laveno un nuovo movimento artistico libero, “free”, dedicato alla ricerca dell’informale: una vera e propria turbolenza, un nuovo orizzonte nell’arte ceramica.
L’informale in parte derivò dell’espressionismo, arte agli antipodi con la tradizione del passato, con immagini che esulavano dalle comuni conoscenze visive, pensieri d’arte per nuove “forme senza forma”, così come furono descritte all’epoca.
La corrente stilistica si sviluppò in un ventennio, dagli anni quaranta fino alla conclusione evolutiva che coincise con la morte di Lucio Fontana e Leoncillo Leonardi nell’anno 1986; quest’ultimo, a seguito dell’esperienza cubista, nel 1956 fu il promotore dell’informale in Italia. Lucio Fontana invece già a partire addirittura dal 1936.
Ricordiamo inoltre l’artista Fausto Melotti con le sue famose composizioni libere.
Artisti del calibro di Jean Hans Arp e Pablo Picasso furono artefici del pensiero informale a livello mondiale.
Pablo Picasso rappresenta un riferimento di questo periodo artistico con le sue opere spontanee, di immediatezza nella forma, senza tracce già scritte o stampi o tornio, ma una inventiva senza certezze geometriche preconcette, libere nel pensiero e nel tratto.
Andlovitz a Laveno dedicò la propria inventiva artistica non solo alla “Società Ceramica Italiana di Laveno” con produzione di terraglia ma anche alle consociate “Ceramica Revelli” e “Porcellana Verbano”, eseguendo forme di assoluto rilievo artistico prodotte non in grande quantità ed ora particolarmente rare.
Antonia Campi in seguito, a partire dal 1947, fu artista dalla fervida immaginazione, determinante per il rinnovato successo a Laveno della nuova tendenza mentre era al culmine della propria maturità artistica.
La nuova linea di produzione voluta da Andlovitz in fabbrica e diretta da “Neto”, definita linea “Fantasia”, venne appositamente creata per le spiccate qualità descrittive, lo stile innovatore proposto da “Neto” (così veniva chiamata amichevolmente dagli amici Antonia Campi).
Le opere prodotte a Laveno ebbero un significativo successo, ben descritto dai critici d’arte nelle maggiori riviste dell’epoca; ora sono presenti nei maggiori musei internazionali e particolarmente ricercate dai collezionisti.
Giò Ponti così scriveva per le opere lavenesi proposte nelle varie triennali: “Un gusto ed una estetica superiori attraverso la collaborazione di artisti scelti con criterio e con il culto della perfetta esecuzione”.
Informale a Laveno si propone come iniziativa culturale atta, per la prima volta, grazie alla collaborazione tra il pubblico ed il privato, a portare a conoscenza degli appassionati (e non solo) una realtà ancora sconosciuta ai più.
- Gudo Andlovitz, Vaso presentato alla C Triennale di Milano 1954, porcellana, marca Verbano