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Memorie del Collezionista. La pittura bolognese tra ‘800 e ‘900

sabato 6 Maggio 2023 - martedì 6 Giugno 2023

Memorie del Collezionista. La pittura bolognese tra '800 e '900

sede: Galleria Fondantico (Bologna).

La galleria Fondantico di Tiziana Sassoli celebra la pittura bolognese tra Ottocento e Novecento con una mostra di circa centotrenta opere tra dipinti, disegni e pastelli con catalogo a cura di Edoardo Battistini.
In questa grande mostra collettiva sono presenti alcuni capolavori rappresentativi dei singoli pittori e che si distaccano da ciò che è ordinario, arrivando a raccontare un periodo molto importante per la storia dell’arte italiana.

Si propone al pubblico il Ritratto di Plimton del rarissimo Athos Casarini iniziato nel 1909-1910 circa e terminato nel 1914; l’opera ritrae Plimton, il primo grande collezionista, mecenate e agente editoriale del Casarini sbarcato a New York. Nel dipinto lo vediamo all’interno dello studio del pittore situato in Poplar Street nel quartiere di Brooklyn, sullo sfondo è inoltre presente una delle opere più importanti dell’artista L’attore giapponese, una tela datata 1910 e di collezione bolognese. Il Ritratto di Plimton fu pubblicato per la prima volta in un articolo di Rajola nel 1910 su un giornale newyorkese in lingua italiana, prima della mostra personale del pittore alla Knoedler Gallery, la galleria d’arte per lungo tempo più importante al mondo. Casarini soleva spesso fotografarsi con il quadro di Plimton e ciò giustifica l’estrema importanza che l’opera suscitava nel pittore, poiché tratteggia il punto di passaggio dalla pittura figurativo-secessionista alla novità futurista; nel volto si notano già quei tratti e quelle pennellate tipiche della rivoluzione inaugurata soprattutto da Boccioni. Casarini fu il primo esportatore negli Stati Uniti della pittura futurista e fu l’unico artista italiano ad esporre alla rivoluzionaria mostra dell’Armory Show del 1913.

Altra opera fondamentale della collezione è Salomè, dipinta da Mario De Maria attorno al 1890 e posseduta fino al 1926 dal più grande collezionista e mercante d’arte italiano Giuseppe Chierichetti. L’opera dopo essere stata venduta all’asta in quell’anno stesso scomparve per 96 anni fino al ritrovamento nel 2022 presso una mostra antiquaria. Il dipinto raffigura una scena rurale presumibilmente ambientata a Terracina. Erodiade, raffigurata in abiti campestri, è in attesa del suo trofeo (la testa del Battista), in fondo all’androne nell’ombra compare la Salomè dai tratti leggermente abbozzati eppure pieni di espressività; è vestita con un lungo mantello del colore che ricorda quelli del Tintoretto (artista particolarmente studiato dal “Pictor”), ai suoi piedi sembra apparire un felino e nella sua mano è chiaramente visibile la testa del Battista. La storia può essere letta come una leggenda popolare, non esistono interni di palazzo lussureggianti, abiti sfarzosi e gioielli in vista, esiste solo una storia, un crimine, non importa quale, dove e quando. L’opera può essere considerata un caposaldo del simbolismo italiano.

Una scoperta particolare è il dipinto su cartoncino di Luigi Bertelli datato 1867 raffigurante La cascata di Staubbach in Svizzera, riconosciuta dalla storica Francesca Sinigaglia, la descrizione del luogo è fedelmente riportata sul telaio dal pittore stesso. L’opera può essere considerata l’unica testimonianza pittorica del viaggio in Francia che Bertelli fece proprio nel 1867, l’utilizzo del cartoncino è giustificato dal fatto che il pittore non poteva portare con sé le tele a causa dell’ingombro che esse avrebbero recato al viaggio. Di Luigi Bertelli è di notevole importanza La Cava, pastore a Monte Donato da datare attorno al 1880/1885, non solo per la pittura bolognese dell’Ottocento e Novecento ma anche per tutta la storia dell’arte italiana di questo periodo; qui Bertelli anticipa Morandi, i tratti delle pennellate, l’uso del colore e la semplificazione pittorica sono la matrice della pittura paesaggistica morandiana e non solo. Chi avrà modo di osservare La cava a Monte Donato non potrà non pensare alla fortissima influenza che Bertelli ebbe su Morandi. Altro capolavoro presente in collezione è Paesaggio nella nebbia di Alessandro Scorzoni, genio bolognese, venne abbandonato dalla moglie perché non riusciva a vendere nulla, Vighi lo prendeva in giro mentre “sfrecciava” in Ugo Bassi con il suo nuovo bolide. Scorzoni morì in assoluta povertà. Il suo genio venne capito solo dai “secessionisti” bolognesi ed elogiato soprattutto da Carlo Corsi. Quando venne chiesto a Morandi chi fu secondo lui il migliore pittore bolognese, rispose: “Certamente Alessandro Scorzoni”. Il dipinto ad olio magro su carta da datare intorno al 1910 incarna l’assoluta anticipazione di tutta la pittura post-secessionista bolognese.

Tornando a Bertelli, tra i suoi più grandi interpreti ed estimatori c’è Nino Bertocchi, di cui in mostra si espone un piccolo gioiello datato 1916, ad oggi il primo quadro noto del pittore. Tra i primi dipinti conosciuti e pubblicati di Alfredo Protti bisogna citare La penna bianca, un olio datato 1904, la modernità e la freschezza di quest’opera lascia esterrefatti, l’espressione del volto dell’effigiata manifesta la bravura del pittore di catturare in questo caso la malizia ma in generale le caratteristiche espressive femminili. Di Carlo Corsi si propongono due capolavori, il primo I fiori datato 1920, è stato esposto e pubblicato nella mostra antologica di Carlo Corsi organizzata dall’associazione Francesco Francia di Bologna al Museo Civico nel 1964. Il quadro apparteneva ad una delle collezioni più importanti di Bologna: la collezione Kelescian; il secondo Ritratto con camicetta bianca datato 1907 è considerato l’incipit del suo successo e tra le opere più esposte e pubblicate in assoluto.

Di Fioresi La Zingara è sicuramente tra i quadri meglio riusciti del pittore, fa parte di una serie di dipinti dal 1920, in cui il pittore esprime il meglio di sé nella raffigurazione di quelle categorie sociali più deboli.
La capacità espressiva dell’artista che si evince osservando questo dipinto è commovente.
Di Pizzirani è impossibile non menzionare la Chiesa di Santa Marta a Carona, un olio su tavola datato 1921 e considerato dalla critica il suo capolavoro.
Romagnoli è presente con lo splendido Bozzetto per Betsabea del 1922, particolarmente apprezzato dai collezionisti e con Nudo con fiori sul petto del 1928, dove la moglie Assuntina è sdraiata su un’elegante dormeuse con in mano un mazzo di fiori; l’opera, di fondamentale importanza per l’artista, descrive il passaggio verso quella pittura onirica, sospesa e sognante che lo porterà ad avere un grande successo in tutto il mondo nell’ambiente del cosiddetto “Realismo magico”.
Immancabile è Fabio Fabbi presente con due acquerelli di fattura straordinaria acquistati sul mercato americano e con La piscina, un olio particolarmente elegante e raffinato.
Infine si sottolinea una recente acquisizione del raro e ricercato pittore Giovanni Paolo Bedini, con un olio intitolato Il soffio appartenente ai periodo Goupil che si distingue per la minuziosa fattura dei dettagli e per le pennellate precisissime.

In esposizione: Giuliano Amadori, Giuseppe Baruffi, Giovanni Bedini detto Paolo, Luigi Bertelli, Flavio Bertelli, Nino Bertocchi, Umberto Bonfiglioli, Aldo Borgonzoni, Emanuele Brugnoli, Bruno Burattini, Adolfo Busi, Athos Casarini, Lea Colliva, Dante Comelli, Nino Corrado Corazza, Carlo Corsi, Mario De Maria detto Marius Pictor, Fabio Fabbi, Alberto Fabbi, Garzia Fioresi, Giulio Fiori, Luigi Folli, Giuseppe Gagliardi, Guelfo Gherlinzoni, Alberto Giacomazzi, Ferruccio Giacomelli, Ugo Guidi, Paolo Manaresi, Gino Marzocchi, Norma Mascellani, Vittorio Petrella da Bologna, Guglielmo Pizzirani, Alfredo Protti, Giovanni Romagnoli, Bianca Rosa Arcangeli detta Rosalba, Ilario Rossi, Bruno Saetti, Alfonso Savini, Alessandro Scorzoni, Paola Serra Zanetti, Coriolano Vighi.

Inaugurazione
Sabato 6 maggio ore 17.00

Immagine in evidenza
di Giovanni Bedini (part.)