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Oscar Giaconia. Bhulk
venerdì 21 Febbraio 2020 - venerdì 10 Aprile 2020

sede: Monitor (Roma).
Con un corpus di 7 opere inedite appositamente realizzato, Oscar Giaconia fa il suo debutto a Monitor.
Bhulk, oltre ad essere il titolo della mostra, è anche il nome del nuovo ri- ciclo di opere che si aggiunge alle aree principali e possibili derivazioni su cui si incentra la ricerca diversificata dell’artista: Hoysteria, The Grinder, Sexual Clumsiness, Aye-aye, Calabiyau, Ginnungagap, Colon, Master-Mother, The Kitbasher, Unimog Painting Dystopia, Bhulk.
Un ambiente-set altera gli spazi della galleria che assume le sembianze di una sorta di laboratorio dove si fabbricano immagini in cattività, ibridi sacrificali in vitro, finzioni mitico- mimetiche.
La mostra porta in primo piano la ricerca di Giaconia che è da sempre sintesi di un lavoro denso e stratificato, ottenuto attraverso la decomposizione di pratiche e linguaggi – performance, fotografia, trucco prostetico, modellazione 3D, disegno – dis-funzionali sempre e comunque alla processazione pittorica.
Ogni opera – il cui dispositivo esterno è da intendersi come componente strutturale- passa attraverso dissezioni e sabotaggi che combinano polarità apparentemente inconciliabili (organico inorganico/matrice master/mistica mestica) che offrono all’artista la possibilità di dis-simulare le diverse sorgenti di cui si alimenta.
In questa area di stoccaggio si innestano le sette opere del ciclo Bhulk, che è una crasi di vari significati e significanti: un’assurda forma onomatopeica e glossolalica, un iperspazio di mondi brana, una consistenza viscosa, una materia granulare, un aumento di densità provocato dalla compressione, un progetto eugenetico fallito.
Il percorso espositivo dipana dall’opera Bhulk (The Bull-doll), una biopittura di grandi dimensioni, un frankenstein taurino composto da vari pezzami, costretto in cattività in quello che pare essere un acquario marcescente.
A protezione di Bhulk (The Bull-doll) due specie di guardie del corpo, i gorilla taurini Bhulk (The Bull Dose), mentre nella seconda ala della mostra il dittico Bhulk (Mr.O) presenta dei ricettacoli di teste, forse manichini o protesi di scena inutilizzati, precipitati in dei forzieri, uno dei quali foderato di stoffa tartan, pattern-marker riemergente e virale nell’immaginario di Giaconia.
Una colonna stilistica di musetti di maiale, U.P.D. Calabiyau, e il gonfiabile di un teschio alieno immerso in un terrario, Calabiyau (I-O I- O), accrescono la generale dimensione di incubazione, sopravvivenza e isolamento.
Con queste creature teriomorfe Oscar Giaconia propone la genesi di opere in cui “tutto sembra putrefatto, mentre tutto è rigenerato” (Michel Leiris).
La mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue a cura di Claudia Santeroni edito da Lubrina Editore con contributi di Felice Cimatti, professore all’Università della Calabria, Federico Ferrari, filosofo, Andrea Zucchinali, dottorando in teoria e analisi dei processi artistico-letterali.