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Pietro Mancini, Nico Mingozzi. Sincopi e contrattempi
giovedì 8 Febbraio 2018 - lunedì 19 Marzo 2018

sede: Gilda Contemporary Art (Milano).
cura: Cristina Gilda Artese, Alessandra Redaelli.
La doppia personale di Pietro Mancini (Tropea,VV, 1958) e Nico Mingozzi (Portomaggiore, FE, 1976) mette a confronto due tra le figure più interessanti del panorama artistico italiano e che hanno, nell’uso della fotografia in bianco e nero elaborata attraverso diversi interventi sia digitali che fisici, la loro cifra più caratteristica.
Il titolo della mostra, Sincopi e contrattempi, curata da Cristina Gilda Artese e Alessandra Redaelli, è modulato sulla terminologia musicale per indicare due fenomeni ritmici opposti, come lo sono le ricerche dei due autori che creano due atmosfere tanto contrastanti, ma che porteranno il visitatore all’interno di un percorso emozionale di grande intensità.
Il percorso espositivo si apre con Pietro Mancini che propone una serie di lavori caratterizzati dalla presenza di strutture geometriche che imprigionano, attraverso innovative tecnologie digitali e l’utilizzo di elementi materici, volti e corpi di adolescenti, appartenenti a quell’età incerta, in cui l’identità appare ancora in bilico. La serietà delle pose dei soggetti ritratti, al limite della teatralità e della solennità, si accompagna alla presenza stilizzata di grilli, libellule, api, il cui volo allude a una libertà primordiale e a una ricerca della bellezza selvaggia. Ad accompagnare queste fotografie, sarà allestita un’installazione sonora con suoni d’insetti.
La rassegna prosegue analizzando la ricerca di Nico Mingozzi che presenta una serie di ritratti di inizio Novecento in bianco e nero, scovati in qualche mercatino dell’usato.
La scelta della fotografia innesca il processo creativo che conduce l’artista ferrarese a intervenire con cancellazioni, strappi, elaborazioni grafiche, scomposizioni e suture per superare la superficialità dell’immagine e accedere a un nuovo status e svelare il monstrumche può celarsi dietro la convenzionalità di ciò che appare. L’uso di tecniche più disparate, dalla china all’acrilico, fino al graffio, alle puntine e al nastro adesivo, stabilisce un legame con varie sperimentazioni novecentesche e richiama alla mente la figura di un sarto che ricuce e restituisce alle immagini una nuova identità, lacerata, dolente e atroce.