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La Danza delle Avanguardie è di scena al Mart

L’espressività del corpo, l’armonia dello spirito: semplicemente danza. Arte in movimento per una disciplina che riunisce in se, teatro e musica, arti visive e arti plastiche, tutto un universo d’emozioni nella mostra “La Danza delle Avanguardie. Dipinti, scene e costumi da Degas a Picasso, da Matisse a Keith Haring” c/o il Mart di Rovereto fino al 7 maggio 2006. Mostra curata da Gabriella Belli e Elisa Guzzo Vaccarino.

Dipinti, sculture, costumi, scenografie, disegni e fotografie, il teatro della danza e la storia dell’arte in un giro di valzer dove gli artisti cedono il passo, avanzano, osano nuovi approcci e duettano nell’alchimia delle forme.
Dietro la leggerezza dei corpi, il fascino della vita da palcoscenico ritratto da Edgar Degas e Federico Zandomeneghi, che aprono il percorso espositivo. Morbide pennellate scrutano e rivelano l’emozione del proscenio, le prove, riprese in un momento d’abbandono o di stanchezza, le quinte e la magia dell’entrata in scena. Vita d’artisti, come un travolgente valzer di J. Strauss, vita di riflessi cadenzati in altre menti creative: Henri Toulouse-Lautrec, Jules Chéret e Giovanni Boldini, che negli stessi anni respirano questo mondo parigino e fermentano intuizioni innovative per un fin de siécle nel segno delle avanguardie del ‘900.
La danza non è più, o solo, corpi in movimento, ma fusione tra le arti. Il palcoscenico diviene fucina della creatività dove poeti, musicisti, artisti e danzatori interpretano l’opera d’arte totale, l’essenza artistica si condensa in un’unica espressività: l’eterea forma della percezione.

Suoni, colori e flessioni della mente nella rappresentazione di un linguaggio visivo catalizzante e catalizzato nei Ballets russe di Djaghilev, il più intraprendente impresario russo. I suoi spettacoli sono l’integrazione, sensuale e inedita, di danza, musica e arti figurative. La scena, così, pulsa in un solo accordo cromatico scisso in vibrazioni musicali, tanto che Jean Cocteau dichiara “Djaghilev imbratta di colore Parigi”.
La danza diviene armonie in movimento, pittori come artisti da palcoscenico e danzatori come figure animate sui cavalletti. Picasso, realizza nel 1917 il suo primo belletto “Parade”, un vorticoso tumulto di materia e forme si scatena sul palcoscenico, è solo l’inizio dell’universalità artistica.
Lo spettacolo va avanti e la concorrenza porta in campo l’impresario svedese e collezionista di pittura cubista, Rolf de Marè, che annuncia “Voglio trasferire la bellezza delle mie tele nella danza”.

Tutto è concesso, tutto è possibile, scatole magiche si aprono agli spettatori e la musica dipinge le dinamiche di una pittura dilatata sui corpi in tensione, che agili come farfalle, tendono e flettono la trama mimica di un balletto fra e con le arti. Con Rolf de Marè collaborano anche Lèger e De Chirico la contaminazione fra le arti e totale, danza, musica, pittura, scene e costumi convivono in un armoniosa intesa. Un’alchimia di espressività sviluppata sullo stesso piano e plasmata nel respiro plastico della scena. La dichiarazione di Lèger ci rende meglio l’idea “La figura umana non è più importante di una chiave o di una bicicletta”. Da Parigi a Londra, Montecarlo Buenos Aires e New York, dove opera Martha Graham, madre della danza moderna americana. La scena diviene collage. La Graham interpreta, scolpisce, incarna la visione surrealista, trasforma la scena in un labirinto di luci, i movimenti divengono percussivi, formano spirali, vortici e precipitano in spazi concettuali. Il soggetto diviene oggetto della pittura e la musica ne lambisce le spigolature per un gioco di luci suggestivi e profondi. La scena è a tutti gli effetti una grande tela che prende vita in sequenze d’immagini eclettiche, il copro si trasforma in impressioni dell’anima e l’arte ne srotola le sensazioni.
Tra artista e danzatore nasce un simbiotico rapporto comunicativo, che spesso porta anche ad uno scambio di ruoli, come accade ad Alfredo Bortoluzzi pittore e danzatore o Jan Fabre, scultore e coreografo.

Lo spettacolo continua sotto una danza di luci, perché anche le luci sono state parte integranti di messe in scene originali divenendo luminosi raggi di vitalità, velature di rarefatte atmosfere nel mistero di un rito pagano, diafone presenze nel buio della notte o giochi di riflessi nella danza delle avanguardie.
Al Mart di Rovereto è di scena l’opera d’arte totale: integrazione dei significati, rivoluzione dei linguaggi.

Antonella Iozzo

La Danza delle Avanguardie.
Dipinti, scene e costumi: da Degas a Picasso, da Matisse a Keith Haring
17 Dicembre 2005 – 7 maggio 2006
Mostra a cura di: Gabriella Belli e Elisa Guzzo Vaccarino
Mart Rovereto
Corso Bettini, 43 – 38068 Rovereto (Trento)
mart.trento.it