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“La mia vita, un percorso ad immagini”. Gianni Fiorito si racconta attraverso i suoi scatti

di Teresa Lanna.

"La mia vita, un percorso ad immagini". Gianni Fiorito si racconta attraverso i suoi scatti

Gianni Fiorito vive e lavora a Napoli, e da oltre quarant’anni svolge l’attività di fotogiornalista, con una particolare attenzione alla complessa realtà partenopea, documentando, tra l’altro, piaghe sociali come quella del fenomeno camorristico e dell’illegalità diffusa; inoltre, la realtà sociale e urbanistica delle periferie, la dismissione della realtà moderna e la trasformazione del paesaggio urbano. Dopo una parentesi teatrale come fotografo di scena della compagnia “Falso movimento”, diretta da Mario Martone, ecco l’incontro con il regista Paolo Sorrentino; un sodalizio umano e professionale che dura da oltre vent’anni e che gli ha permesso di recuperare un’antica passione, quella di fotografo di scena cinematografico.

Il primo film da fotografo di scena è stato “Appassionate” di Tonino De Bernardi (1999). Fiorito ha fotografato “L’uomo in più”, pellicola d’esordio di Sorrentino; da allora ha accompagnato il regista sul set di tutti i film, tranne “Le conseguenze dell’amore” e “L’amico di famiglia”.

Una foto, scattata su quel set, rappresenta una sorta di ‘passaggio’ da fotografo, da una vita all’altra, e chiuse “Come eravamo”, il libro che riassume vent’anni di fotogiornalismo.

L’intervista a Gianni Fiorito nasce proprio in occasione di “È stata la mano di Dio – Immagini dal set“, una mostra, curata da Maria Savarese presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli che espone 51 scatti tratti dall’ultimo film di Sorrentino.

Vincitore del Leone d’Argento Gran Premio della Giuria all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, candidato al premio Oscar come miglior film internazionale, ‘È stata la mano di Dio’ di Paolo Sorrentino ha conquistato il pubblico ovunque ed è anche un manifesto della Napoli di 40 anni fa, contrapposta a quella degli anni Duemila.

La macchina da presa e l’obiettivo fotografico spaziano da Marechiaro a Posillipo, dal Vomero ai Quartieri Spagnoli, dallo Stadio Diego Armando Maradona a piazza del Plebiscito. E ripercorrono luoghi particolarmente cari a Sorrentino, come Capri, la costiera sorrentina, Stromboli.  

Teresa Lanna

L’Intervista

[Teresa Lanna]: Le sue foto sono state esposte in luoghi meravigliosi della Campania, come l’Abbazia del Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi, la Certosa di Capri, e Palazzo Reale a Napoli. C’è un posto, fra i tanti, che le sta particolarmente a cuore, e perché?

[Gianni Fiorito]: Certamente l’Abbazia del Goleto. Uno spazio magico, evocativo, che non conoscevo. I resti di un’antica abbazia al centro di un territorio sano, genuino, antico. Un luogo di pace all’interno del quale mi è stato concesso di esporre le mie foto con un allestimento molto curato.

Lei ha conosciuto diversi attori, italiani e stranieri. C’è un incontro che l’ha particolarmente colpita?

Jane Fonda, durante le riprese di Youth in Svizzera, dove girò un’unica scena, il litigio con l’amico regista interpretato da Harvey Keitel, che fu anche l’unica scena che girammo quel giorno. Arrivò sul set pronta, impeccabile, senza cellulare, controllò il rossetto sulle sue labbra specchiandosi sulla lama di un coltello di scena, non sbagliò mai una battuta, aveva un completo controllo del suo corpo; se percepiva che una sua ciglia si stava spostando richiamava immediatamente l’attenzione di Maurizio Silvi, il truccatore. Una professionista eccezionale. Fotografai le prime prove, poi mi sedetti in fondo al salone della scena a godermi quel duetto memorabile.

Cosa spinge un fotografo a scegliere uno scatto anziché un altro?

Per me ogni foto deve essere in grado di raccontare autonomamente una storia all’interno di una composizione in cui tutti gli elementi, animati e non, abbiano la giusta collocazione. Quando questo equilibrio avviene mi fa preferire uno scatto ad un altro.

Cosa la colpisce in un volto, dandole l’input per fotografarlo?

Per me un volto è espressivo quando trasmette un carattere, una determinazione, uno stato d’animo.

Cosa l’ha spinta a passare dal lavoro come fotoreporter a quello di fotografo di spettacolo?

È stato un processo che è durato un paio di anni, a cavallo fra il finire del novecento e l’alba del nuovo millennio. Per vent’anni ho fatto un lavoro stupendo che mi ha permesso di conoscere un’infinità di mondi diversi, persone, storie. Di vivere e raccontare momenti felici e storie drammatiche, di tragedia e sofferenza. Ma proprio in quegli anni il panorama editoriale italiano stava mutando velocemente, le storie che io amavo raccontare e che mi avevano spinto ad abbracciare quel mestiere, i conflitti sociali, le trasformazioni del territorio, la denuncia dell’illegalità, erano sempre più marginali nel resoconto dei giornali nazionali, tanto che molte testate storiche a cui facevo riferimento furono chiuse (Epoca, L’Europeo, Tempo illustrato…), altre mutarono pelle e contenuti in favore di una narrazione, diciamo, più gossip. Cambiamenti che mi spinsero a riconsiderare un’antica propensione per la fotografia di spettacolo ed in particolare di cinema, mia autentica passione.

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ospita “È stata la mano di Dio – Immagini dal set”, 51 scatti inediti sul set dell’ultimo film del regista napoletano. Qual è stato il criterio di selezione di queste foto e cosa le accomuna?

L’ultimo film di Sorrentino ha una centralità fortemente autobiografica ma è anche un affresco di Napoli e di un suo preciso momento storico, connotante per un’intera generazione. Nel film ci sono più fili conduttori che lo attraversano e contribuiscono a comporre questo affresco, da qui la scelta di selezionare le immagini per sette aree tematiche: san Gennaro e ‘o munaciello, passione, Napoli anni ’80, la ricerca della felicità, la famiglia, ‘o cinema, perseveranza.

Oggi dilaga il fenomeno della fotografia attraverso lo smartphone; usa anche lei, qualche volta, questo mezzo per immortalare immagini, quando non scatta per lavoro?

Ho sempre avuto una regola nella mia vita di fotografo: quando non lavoro non porto con me la macchina fotografica. Questa scelta, a volte, mi ha impedito di fare materialmente quelle che forse sarebbero state delle belle fotografie, ma con la mente le ho scattate ugualmente, ne ho fatto tesoro, serbandole nel mio personale bagaglio di immagini. Oggi, con il cellulare, ovviamente, mi capita di scattare delle foto, ma appartengono ad una mia sfera ludica, di semplicità.

C’è un elogio di un personaggio famoso che le è rimasto particolarmente impresso, in seguito ad un suo ritratto in special modo apprezzato?

C’è una foto di Toni Servillo in “Loro”. La scena, non fra quelle più importanti nel film, è quella del giuramento di Berlusconi davanti al presidente Napolitano per l’insediamento del suo secondo governo. Toni, dopo aver firmato, si volta verso cameramen e fotografi e, per un attimo, dai suoi occhi traspare un moto di orgogliosa vittoria. Stavo seguendo la scena posizionato alle spalle del ‘Presidente’, ma avendo colto quel particolare alla fine del ciak, sperando che lo ripetessimo, mi spostai velocemente sulla sinistra in posizione ideale per cogliere quel particolare gesto interpretativo. Mesi dopo incontrai Toni che, avendo visto pubblicata quell’immagine, me la ricordò, aggiungendo stupefatto: “bellissima quella foto, ma comm’è fatt?!’”. Un bellissimo complimento, perché evidenziava la mia capacità di leggere e immortalare la sottolineatura espressiva di un attore durata un nanosecondo.

Napoli è la sua città; quale luogo consiglierebbe di visitare ad un turista che viene lì per la prima volta?

Sicuramente gli consiglierei di salire a piedi per la pedamentina, una serie di rampe di bassi scalini, che dal corso Vittorio Emanuele porta alla Certosa di san Martino. Un’ascesa segnata da scorci panoramici, assenza del frastuono cittadino, angoli di vita e commistione sociale, da effettuare preferibilmente al tramonto con in premio, arrivati al piazzale della Certosa, la spettacolare vista aerea della città di Napoli.

Immagine in evidenza: © Gianni Fiorito – Immagine dal set del film “The young Pope” di Paolo Sorrentino