Gender Fluid

La rivoluzione introspettiva di Fotografia Europea ispirata ad Albert Camus

di Fabiana Maiorano.

La rivoluzione introspettiva di Fotografia Europea ispirata ad Albert Camus

Dalla paura nasce il coraggio e ci vuole coraggio per ricominciare. Nel corso di questi ultimi anni l’uomo ha imparato a riadattarsi, scoprendo un nuovo modo di reagire e ri-esistere in questo clima di post-pandemia e le immagini hanno indubbiamente giocato un ruolo fondamentale in questo processo, documentando come “nel cuore dell’inverno” ognuno di noi ritrova in sé “un’invincibile estate”, quella di cui parlava Albert Camus in Ritorno a Tipasa (1954) e che la direzione artistica del festival di Fotografia Europea ha adottato come titolo di questa nuova edizione. La poesia dello scrittore francese esprime tutto lo stupore sperimentato quando ha scoperto in sé la speranza, quella forza interiore che, pur tra le peripezie dell’inverno, si sprigiona come naturale e continuo rinnovarsi della vita.

Tenendo a mente questo incipit, sono dell’idea che le fotografie del festival non vadano banalmente guardate: esse raccontano l’uomo all’uomo, dunque bisogna leggerle e i loro messaggi vanno ascoltati e interpretati, affinché si possano stimolare nuovi punti di vista sulla complessità del mondo e le persone che lo abitano sono il fulcro nodale di questo Festival.

Scatti intimi o sfacciati, documentazioni di vita quotidiana o di persone stra-ordinarie, le mostre di questa XVII edizione gravitano tutte attorno alle persone e alla loro capacità di resistere coraggiosamente alle avversità e il linguaggio fotografico si concentra sui temi della resistenza e della ri-esistenza.

Poco sopra ho accennato all’ascolto delle fotografie perché in questa rivoluzione introspettiva spicca tra i progetti proposti a Reggio Emilia Speak The Wind dell’iraniana Hoda Afshar: una riflessione visiva di grande fascino che svela gli straordinari paesaggi dell’Iran, la sua gente e la loro cultura attraverso i venti che attraversano queste popolazioni da millenni. Con i suoi scatti, Afshar documenta la storia di questi venti e le tracce visibili che hanno lasciato sul territorio, registrando le tracce visibili di una forza invisibile attraverso l’occhio dell’artista.

Questa è una delle mostre in programma del festival, caratterizzato da una vivace varietà di artisti, tutti di rilievo internazionale, accuratamente selezionati dai direttori artistici Tim Clark e Walter Guadagnini.

Mary Ellen Mark. The Lives of Women

Un dato non trascurabile delle recenti mostre di fotografia è la presenza delle fotografe nel panorama artistico, per cui reputo degna di apprezzamento Mary Ellen Mark. The Lives of Women a cura di Anne Morin, che apre il percorso espositivo di Fotografia Europea nelle sale affrescate dei Chiostri di San Pietro con un’ampia selezione di lavori di Mary Ellen Mark, fotografa documentarista che ha esplorato la vita quotidiana delle persone, soprattutto delle donne, in situazioni complesse e spesso difficili. La mostra abbraccia l’umanità di queste donne, fornendole di un’identità ed una voce significativa talmente potente da arrivare ad un pubblico più ampio.

Ciò che colpisce di Fotografia Europea è la varietà della fotografia ma soprattutto delle fotografie. Al giorno d’oggi si può far fotografia con qualsiasi mezzo in grado di riprodurre un’immagine, dallo smartphone economico alle macchine più avanzate e, come vediamo spesso in quest’edizione, talvolta gli artisti utilizzano le fotografie o le diapositive altrui per narrare delle storie personali o sociali.

E’ questo il caso dell’americana Carmen Winant che con Fire on World mette insieme centinaia di diapositive recuperate nei mercatini creando una rete di storie che raccontano un dissenso sociale.

A proposito di dissenso e caos, nella comunità del fotogiornalismo si è fatto notare Jonas Bendiksen con The Book of Veles, un progetto che accorpa le fake news a favore della campagna di Trump in una piccola cittadina macedone attraverso l’utilizzo di immagini, intelligenza artificiale e oggetti 3d.

Un altro artista che sperimenta diversi supporti è Nicola Lo Calzo, il quale con Binidittu esamina l’eredità culturale di San Benedetto il Moro attraverso fotografie e video.

Ritornando alle donne, la fotografa francese Cholé Jafé con gli scatti di I give you my life dà dignità alle donne della Yakuza che gravitano attorno alle attività criminali dei gangster mafiosi.

Intimità e malinconia si rispecchiano nelle fotografie del giapponese Seiichi Furuya che con First trip to Bologna 1978/ Last trip to Venice 1985 racconta il primo e l’ultimo viaggio fatto insieme alla moglie, con ritratti disposti orizzontalmente lungo la parete come una linea temporale che da Bologna a Venezia ricama ricordi ed emozioni di una vita insieme.

Seiichi FuruyaFirst trip to Bologna 1978/ Last trip to Venice 1985

Attualissimo il progetto di Jitka Hanzlovà, la fotografa ceca invitata a realizzare una commissione sul tema del festival e che a Palazzo da Mosto ha presentato Doorway: una serie di scatti a giovani adolescenti dal passato migratorio, ritratti in un momento di passaggio, tra passato e futuro, “sulla soglia” da attraversare con forza e resilienza giovanile.

Queste fotografie, come molte altre, parlano con intensità del nostro tempo, mostrandoci le difficoltà del presente delle persone che lottano per qualcosa di diverso. È il caso di Temporarily Censored Home del giovane Guanyu Xu che, una volta accettata la sua sessualità grazie alla cultura occidentale, ritorna a Pechino per inscenare una performance intima e politica nella casa dei suoi genitori conservatori, con installazioni fotografiche di immagini di uomini bianchi recuperate da riviste occidentali, a cui si aggiungono anche le sue con altri uomini, trasformando lo spazio domestico in scena di rivelazione e protesta queer in cui il giovane può finalmente riconoscersi.

Mentre Guanyu ha dovuto stravolgere la propria casa per emancipare sé stesso, Maria Clara Macrì con delicatezza ed empatia entra in punta di piede nelle camere altrui per cogliere la complessità della natura femminile libera da tabù e pregiudizi. In Her Room, a cura di Erik Kessels da Spazio Gerra, restituisce alla donna la sua nudità privando il corpo di qualsiasi oggettivazione sessuale, nell’intimità delle camere da letto delle modelle: donne qualsiasi incontrate da Maria Clara nel corso dei suo viaggio iniziato nel 2018 e conclusosi recentemente con la pubblicazione editoriale del progetto. In Her Room raccoglie storie, poesie, aforismi e fotografie che l’artista ha appuntato nei suoi diari durante il suo viaggio intorno al mondo, da una stanza all’altra.

A Palazzo dei Musei, in occasione del trentennale della scomparsa di Luigi Ghirri, troviamo In scala diversa. Luigi Ghirri, Italia in miniatura e nuove prospettive, a cura di Ilaria Campioli, Joan Fontcuberta e Matteo Guidi. Partendo dagli scatti di Ghirri nel parco divertimenti Italia in Miniatura di Rimini, la mostra approfondisce l’idea di realtà attraverso i temi del doppio e del fittizio, creando un dialogo con la raccolta di materiali visivi (disegni, documenti, cartoline, etc.) raccolti dal fondatore del parco Ivo Rambaldi durante le sue escursioni lungo tutta la penisola, allo scopo di raccogliere documentazione utile per la costruzione dei plastici.

Carlo Valsecchi Bellum

Una forza silenziosa, reduce a sua volta delle forze del conflitto ancestrale tra uomo e natura e tra uomo e uomo, la si ritrova negli scatti di Carlo Valsecchi alla Collezione Maramotti con la mostra Bellum, che esplora i luoghi del nord-est italico dove si è combattuto il primo conflitto mondiale. Tra fortificazioni e trincee, Valsecchi documenta uno degli ultimi momenti dell’umanità occidentale in cui le scelte dell’uomo erano connesse alle conformità naturali, all’ambiente e alle sue leggi, al suo controllo. Il fotografo sublima nei suoi scatti la natura violenta del conflitto, restituendoci immagini che diventano squarci visivi di un passato sospeso tra silenzio, isolamento e attesa.

Certamente non posso fare qui una rassegna di tutte le mostre in programma a Reggio Emilia; queste citate sono solo alcune di quelle che hanno suscitato in me maggiore interesse, sia per le modalità espositive – a tratti molto suggestive – che per coerenza alla tematica di quest’edizione di Fotografia Europea 2022, che racconta il nostro tempo e le sue difficoltà mostrando la forza dell’uomo che con ogni mezzo si agita nelle avversità del presente per ritrovare la propria invincibile estate.
Fabiana Maiorano.

venerdì 29 Aprile 2022 – domenica 12 Giugno 2022
Fotografia Europea 2022 – XVII edizione: “Un’invincibile estate”
Varie Sedi – Reggio Emilia
fotografiaeuropea.it

Immagine in evidenza: Chloé Jafé, No title. Jun San. 2016, Osaka © Chloé Jafé