L’omaggio di Sandro Miller e di John Malkovich ai grandi fotografi

di Anne Morin.

Rendere omaggio significa inchinarsi davanti a quanto a un certo momento nell’esistenza ha giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione di una vita, di una carriera.
Di fronte a una situazione che sembrava priva di via di ritorno, Sandro Miller ha deciso di salutare per un’ultima volta questi grandi fotografi che hanno segnato il suo percorso professionale.
Irving Penn, Patrick Demarchelier, Bert Stern, Diane Arbus o Gordon Parks hanno tutti, chi per un motivo, chi per un altro, giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione della sua carriera.

Sono punti di riferimento che insieme tracciano un percorso: il percorso di un creativo che ha saputo vedere in ognuno di loro un punto d’appoggio per continuare ad andare avanti.
Non è però il caso di rendere omaggio al loro operato per intero, comunque, ma piuttosto a un’icona ben precisa, un’immagine che avrà segnato Sandro Miller, e per una ragione che sa soltanto lui.
Che ha quindi deciso di rigiocare queste immagini, con la complicità del suo grande amico, l’attore americano John Malkovich, che è in grado di interpretare così bene sia Simone de Beauvoir mentre si guarda allo specchio, sia Stravinsky seduto al suo pianoforte.

Si tratta di un gioco, ma di un gioco assai serio, dal momento che pone alcune domande fondamentali che hanno a che fare con il processo della creazione.
Che cosa è l’appropriazione dell’opera e quella indebita, dove si trova la soglia tra la finzione e la realtà e dove entra in scena l’ironia?
Ecco alcune problematiche delicatissime sollevate dall’opera di Sandro Miller, che risolve senza imbrogliare.
Eppure sarebbe molto facile proiettare tutti questi interrogativi in uno spazio di creazione virtuale e di far ricorso all’informatica, ma non è questa la via scelta da Sandro Miller e John Malkovich.

Entrambi restano davvero vicini alla realtà e rigiocano la scena con i medesimi mezzi di cui dispose allora il fotografo la cui immagine viene ora ripresentata.
Uno scenario ricostruito, appena qualche metro quadro in uno studio, qualche oggetto assomigliante, persino identico, oppure ricreato per l’occasione, e poi ore di maquillage cui Malkovich si sottopone per giungere il più vicino possibile all’originale.

Non appena i due, Sandro Miller e John Malkovich, sono sul loro set, tutto va molto velocemente, ci vuole appena qualche minuto.
Avviene qualcosa di molto intuitivo.
Lo sguardo di Sandro non smette di fare avanti e indietro tra l’immagine originale e quanto sta creando sotto i suoi occhi, finché tutti gli elementi non raggiungono l’equilibrio, con la fragilità e la precarietà di un castello di carte che sta per crollare.
Guida il suo personaggio, lo spinge da una parte, poi dall’altra, gli dà delle indicazioni, tenere le braccia più vicine al corpo, accentuare di più il sorriso, sistemare il vestito, abbassare un pochino la luce qua e là.

Sandro Miller sa arrivare a gradi di percezione di una delicatezza estrema, persino impercettibile, ma che per questo fanno tutta la differenza.
L’immagine è là, sotto i suoi occhi, tutti gli elementi sono riuniti ora, in questa frazione di secondo.
L’originale e la sua rappresentazione si sistemano, come due ologrammi posti l’uno sull’altro.
La finzione passa sopra la realtà e, durante quella frazione di secondo, non si sa più quale è delle due.

Se Pierre Mac Orlan diceva che “la fotografia è un’arte solare al servizio della notte”, è certo l’unica capace di far tornare questa dimensione fantastica nella superficie del visibile.
Questa stessa dimensione dell’estraneità che la finzione, come pure la realtà, riveste l’un l’altra.
È finalmente grazie a questo gioco d’illusione che è la fotografia che si pone la questione di sapere se quanto vediamo è davvero reale.
Anne Morin
Curatrice della mostra “Sandro Miller. Malkovich, Malkovich, Malkovich – Homage to photographic masters

Immagine in evidenza: Sandro Miller, Robert Mapplethorpe / Ken Moody & Robert Sherman (1984), 2017, 55,8 x 43,1 cm © Sandro Miller/ Courtesy Gallery Fifty One

Sandro Miller, Herb Ritts / Jack Nicholson, London (1988), 2014, 55,88×44,7cm © Sandro Miller/ Courtesy Gallery Fifty One

venerdì 5 Novembre 2021 – domenica 6 Febbraio 2022
Sandro Miller. Malkovich, Malkovich, Malkovich – Homage to photographic masters
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