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Scarabocchi d’autore: per una prospettiva a “margine” dell’opera

di Paola Milicia.

Scarabocchi d'autore: per una prospettiva a "margine" dell'opera - Paola Milicia

Quello che appare come casuale e maldestro, un posticcio tracciato distrattamente e inconsciamente sulla superficie, dalle varie forme (astratta, figurativa, geometrica, decorativa) e apparentemente privo di senso e significato, è piuttosto un segno universale nella storia dell’uomo che i decorsi ideologici della modernità non di rado hanno negligentemente sottostimato.

“Il senso non è determinare cosa è la figura che emerge da uno scarabocchio”, precisano le curatrici, Francesca Alberti, direttrice del dipartimento di storia dell’arte all’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, professore di storia dell’arte all’Università de Tours – CESR, e Diane Bodart, professore di storia dell’arte alla Columbia University, New York. Ma quello di attestare l’esistenza di un modus operandi da sempre esistito che reclama una specifica attenzione, una sua indipendenza interpretativa e gestazionale, e che si colloca al di là della linea di orizzonte visivo e critico convenzionale con cui ci accingiamo a osservare l’opera d’arte.

Il progetto espositivo di Villa Medici, Gribouillage / Scarabocchio. Da Leonardo da Vinci a Cy Twombly, complementare al secondo appuntamento che si terrà in autunno ai Beaux-Arts di Parigi, racconta il bisogno di immortalare, lungo quasi cinquecento anni di storia, l’esercizio dello scarabocchiare (doodling) in una prassi che gli artisti hanno praticato come una consuetudine sgrammaticata, liberatoria, defaticante, talvolta rigenerante e compositiva, in cui, riducendo il pensiero creativo a una bassa intensità, ne hanno dismesso le implicazioni progettuali e premeditative a favore di uno slancio segnico incontrollato.

Nella sua più estesa accezione e forma, dal disegno conversazionale alla caricatura, dal grafismo isterico e mnemonico in cui è la memoria incisa nella mano ad avviare la ripetizione di linee e segni, dall’ autografia agli appunti di bottega, il disegno libero ha costituito il luogo privilegiato in cui gli artisti hanno esibito spontaneamente la propria personalità, creatività e immaginazione. In bilico tra la tensione di avviare un progetto di autonomia formale, da un lato, e la natura spontanea e non cifrata, non destinata a trasformarsi in una forma ‘corretta’ dal punto di vista del realismo visivo, né in un’opera compiuta e collocabile dentro una struttura programmatica, il disegno rappresenta perciò la parte più intima ed essenziale di ogni forma di ideazione e rappresentazione, nonché una fonte inesauribile di invenzioni grafiche con cui sperimentare simbolicamente la propria regressione e sospensione.

In un efficace accostamento di 150 opere, tra quelle dei maestri della prima modernità, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Pontormo, Tiziano, Bernini (ma anche i disegni di Benozzo Gozzoli, le opere dei Carraci, di Simone Cantarini, Algardi, provenienti dalle più importanti collezioni italiane, e alcuni prestiti in esclusiva: visibile per la prima volta, lo straordinario Trittico della Madonna di Giovanni Bellini, conservato alle Gallerie dell’Accademia a Venezia), e quelle di noti artisti moderni e contemporanei,  Picasso, Dubuffet, Henri Michaux, Helen Levitt, Cy Twombly, Basquiat, Luigi Pericle, l’esposizione romana sfida l’osservazione cronologica (classico-contemporaneo) e formale convenzionali (margine-centro, ufficiale-non ufficiale, opera-documento, superficie di carta – parete murale) per risaltare le inedite simmetrie dialogiche tra le opere a confronto.

Sette le sale che richiamano il visitatore in una caccia al tesoro controluce (la carta rivela più mani di utilizzo) e alla rovescia, in cui emerge spontaneamente l’importanza e l’utilità nascosta di questi scarabocchi d’autore: il loro significato non è riconducibile alla funzione creativa, pure fondamentale, ma alla sua valenza filosofica “invisibile”, tanto da inquadrarsi in una più generale “storia dello scarabocchio”, immaginaria e documentaria al tempo, che segue anche i passi biografici e caratteriali del suo autore.

Così, a seconda dei contesti, Leonardo da Vinci considerava questa pratica un divertimento e un gioco; così, gli “scarabocchi colti”, che Cy Twombly eseguiva al buio in un’atmosfera da meditazione zen, trasmettono un impeto solenne ed elegante che riflettono la personalità del pittore; così, il bozzetto per Fallimento di Giacomo Balla (1902) conserva una grande malinconia per il passato abitato dall’infanzia; così, il grafismo mistico e chiaroveggente di Luigi Pericle da leggere come sollecitazione di nuove possibilità̀ di investigazione dell’ignoto; così, Denis Oppenheim che predilige la pelle come superficie di “transizione” generazionale e animata, disegna sui corpi dei figli (Transfer Drawing); così, i detenuti delle carceri “Le Nuove” di Torino incidono orci per l’acqua trasformando la censura verbale ed emotiva in un linguaggio visivo altamente poetico e disperato.

Nella rosa delle circa 300 opere in esposizione tra Roma e Parigi, un nucleo di opere sarà presente in entrambe le mostre: il Ritratto del fanciullo con disegno di Giovanni Francesco Caroto, le fotografie di Brassaï e di Helen Levitt, L’Avantgarde se rend pas di Asger Jorn, varie opere emblematiche di Cy Twombly, quelle del gruppo Co.br.a, di Luigi Pericle e di Giacomo Balla.

Paola Milicia

fino a domenica 22 Maggio 2022
“Gribouillage / Scarabocchio. Da Leonardo da Vinci a Cy Twombly”

Curatrici: Francesca Alberti, direttrice del dipartimento di storia dell’arte all’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, professore di storia dell’arte a l’Università de Tours – CESR; Diane Bodart, professore di storia dell’arte alla Columbia University, New York
Curatore associato: Philippe-Alain Michaud, storico dell’arte, curatore al Musée national d’art moderne – Centre Pompidou, Parigi
Curatore associato per i Beaux-Arts di Parigi: Anne-Marie Garcia, curatrice, responsabile delle collezioni dei Beaux-Arts di Parigi
Curatore per l’istituzione partner: Giorgio Marini, storico dell’arte, curatore designato dall’Istituto centrale per la grafica, Roma

Mostra prodotta e organizzata dall’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici e i Beaux-Arts di Parigi
Con il sostegno del Musée national d’art moderne – Centre Pompidou, Parigi
In collaborazione con l’Istituto Centrale per la Grafica, Roma

ACCADEMIA DI FRANCIA – VILLA MEDICI
viale Trinità dei Monti, 1, 00187 Roma
06 67611; villamedici.it

Immagine in evidenza: (part.) Asger Jorn – L’Avant-garde se rend pas / L’Avanguardia non si arrende (série des “Modifications” / serie delle “Modifiche”), 1962. Inscriptions à l’huile sur un tableau sur toile trouvé au marché aux Puces / Iscrizioni ad olio su una tela trovata al mercato delle pulci, 73 x 60 cm. Paris, Centre Pompidou / MNAM-CCI, inv. AM 2006-700. © Donation Jorn, Silkeborg / Adagp, Paris, 2022/ Centre Pompidou, MNAM-CCI, Dist. RMN-Grand Palais photo: Georges Meguerditchian
Altre immagini: © Daniele Molajoli