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Una vita spesa per l’amore dell’arte. Michelangelo Poletti e la Quadreria del Castello

di Fabiana Maiorano.

Una vita spesa per l'amore dell'arte. Michelangelo Poletti e la Quadreria del Castello

La mostra “La Quadreria del Castello. Pittura emiliana dalla Collezione di Michelangelo Poletti” è la degna manifestazione per celebrare oltre trent’anni di passione, dedizione e amore per il bello che animano lo spirito di Michelangelo Poletti, collezionista assai sensibile e operoso nell’acquistare opere che raccontano la storia della pittura emiliana dal ‘400 al primo ‘800, dipinti che arricchiscono e rendono uniche le sale della sua dimora nel bolognese, il Castello di San Martino in Soverzano.

Un mecenate attivo nell’acquistare dipinti pregiati negli antiquari e nelle aste nazionali e internazionali, lungimirante e generoso, tanto da prestare più di ottanta opere per l’esposizione, permettendo ad altri di osservare capolavori inediti legati al territorio emiliano romagnolo, con alcune punte d’eccellenza come la grande tavola rinascimentale che raffigura la Madonna e il Bambino coi santi Pietro, Paolo, Francesco d’Assisi e Antonio da Padova, capolavoro del Maestro dei Baldraccani, personalità ricostruita dallo studioso Federico Zeri.

L’esposizione è stata realizzata mediante una selezione a cura di Angelo Mazza, il quale ha descritto minuziosamente l’intera Quadreria del Poletti, soprattutto per la realizzazione del catalogo edito da Bononia University Press, che rappresenta di fatto un contributo essenziale per stabilire la continuità di questa grande scuola emiliano romagnola, in parte ben celebrata nei secoli scorsi, in parte riletta negli ultimi tempi e che dunque merita sinceramente di essere riscoperta.

Da circa un decennio la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e Genus Bononiae s’impegnano a sostenere iniziative culturali che ben dialogano con la storia di Palazzo Fava e questa, promossa sull’importante collezione del Poletti, ben evidenzia le relazioni e le connessioni tra i dipinti, molti dei quali ritornati a casa grazie ad acquisizioni in aste estere, e storia della committenza bolognese, soprattutto del ‘600, di cui il palazzo è uno degli esempi più importanti con i cicli pittorici dei Carracci. Va sottolineato, inoltre, che molti degli artisti della collezione hanno avuto modo, a vario titolo, di frequentare la famiglia Fava.

In quest’ottica di continuità temporale e di dialogo con il luogo che la ospita, si noti come la mostra, ben concepita sin dall’inizio, abbia un valore che supera quello mercuriale a favore di una valenza pedagogica, didattica, formativa, volta anche alla valorizzazione di un edificio che fino a qualche decennio fa non era certamente nelle condizioni in cui si presenta oggi. Grazie ad un sapiente uso delle luci, infatti, il visitatore non si limita ad osservare i quadri appesi alle pareti, ma è invogliato ad alzare lo sguardo agli affreschi in alto, proprio come, secondo una testimonianza di Cesare Malvasia, facevano i viaggiatori europei quando venivano in visita a Bologna, per i quali il Conte Fava aveva messo a disposizione dei ponteggi mobili per raggiungere l’altezza dei dipinti per ammirarli, copiarli, studiarli.

Per questi motivi, Palazzo Fava per la sua magnificenza e la sua storia è la sede ideale per apprezzare una collezione unica e inedita come quella di Michelangelo Poletti, organizzata in sei sezioni.

La prima sezione si trova nella prima sala, affrescata con il ciclo delle storie di Giasone e Medea dai tre Carracci, e s’intitola “I pittori di Palazzo Fava. Pasinelli, Creti, Graziani, Milani” e presenta capolavori di artisti che si sono formati proprio a Palazzo Fava. Tra i dipinti spicca un San Giovanni penitente (1690) di un giovane Donato Creti con dedica al conte Alessandro Fava e una rarissima terracotta dell’artista che ritrae Bacco.

Il genio femminile. Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Lucia Casalini” è la seconda sezione, anch’essa nella Sala di Giasone e Medea. Si possono ammirare i ritratti di Lavinia Fontana, il maestoso olio Alessandro che costringe la profetessa a entrare nel tempio di Apollo a Delfi di Elisabetta Sirani e le tele di Lucia Casalini Torelli. Tre artiste diverse, accomunate dall’importante contributo alla storia figurativa bolognese.

Procedendo verso la verso la terza sezione, il visitatore è accolto in un piccolo ambiente con dei display che propongono le fotografie degli spazi domestici del castello, dove solitamente sono collocate le opere. L’effetto è senza dubbio straniante, se si pensa che quelle stanze sono state ora spogliate della loro magnificenza!

La terza sezione è allestita nella Sala dell’Eneide di Ludovico Carracci ed è dedicata al “Rinascimento e anticlassicismo tra Romagna e centri padani dal “Maestro del Baldraccani” a “Girolamo Genga e Garofalo” ed oltre alla grande tavola citata all’inizio con la Madonna e il Bambino circondati dai santi, si trovano diverse altre opere del rinascimento romagnolo, tra cui la minuziosa Presentazione del Bambino al tempio di Antonio Pirri o la raffinata Santa con croce e libro di Boccaccio Boccaccini.

Nella Sala dell’Eneide di Francesco Albani si trova la quarta sezione, intitolata “Protagonisti del secondo Cinquecento a Bologna. Tra Maniera e Controriforma” e ritroviamo artisti di fama internazionale come Prospero Fontana, Bartolomeo Passerotti, il Bagnacavallo junior, Camillo Procaccini, Denys Calvaert e Bartolomeo Cesi con il quadro di grande formato Annibale fanciullo giuraodio eterno contro i Romani.

La Sala dell’Eneide di Bartolomeo Cesi ospita la quinta sezione, “Itinerario nel Seicento. Quadri da stanza, nel segno di <<Felsina pittrice>>” e traccia un percorso che congiunge due opere di Giovanni Andrea Donducci alle opere degli allievi di Guido Reni, Giovanni Sirani e Simone Cantarini con il suo impressionante Filosofo con compasso.

La sesta sezione, nonché l’ultima, è dedicata ai “Maestri e allievi nel Settecento. I pittori dell’Accademia Clementina” ed è allestita nella Sala dell’Eneide degli allievi dei Carracci. Qui è pienamente espressa la vivacità barocca bolognese, sotto il segno dell’Accademia Clementina, la prima scuola pubblica d’arte fondata nel 1700 da Ercole Fava ed altri pittori proprio a Palazzo Fava, per poi essere spostata a Palazzo Poggi nel 1711,quando Papa Clemente XI ne riconobbe lo statuto. Si trovano le tele di Nicola Bertuzzi, Francesco Monti, Giuseppe Varotti, i fratelli Gandolfi, Giovanni Maria Viani, Carlo Cignani e un rarissimo dipinto giovanile di Felice Giani, Mosè salvato dalle acque del Nilo e affidato alla madre.

Il percorso espositivo termina con un’opera che Michelangelo Poletti ha donato alla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. Si tratta del San Francesco implora la protezione della Madonna sui pellegrini, di Jacopo Alessandro Calvi acquisito recentemente in un’asta viennese, il quale costituisce il modello preparatorio di una tela che si trova nella chiesa di Santa Maria della Vita.

“La Quadreria del Castello. Pittura emiliana nella Collezione di Michelangelo Poletti” è un evento che attraverso un excursus temporale di circa quattro secoli parla di mecenatismo e collezionismo appassionato, delinea il profilo di un imprenditore sognante che ha speso un’intera vita nell’amore per l’arte.

“La collezione che Michelangelo Poletti ha formato attraverso la frequentazione delle galleria degli antiquari e la partecipazione alle aste italiane, europee e americane, costituisce un episodio in controtendenza rispetto alla storia di dispersione e di dissoluzione delle collezioni storiche bolognesi proseguita in tutto il Novecento. Collezioni che erano mete ambite dei viaggiatori europei e vanto della città di Bologna fino a tutto il Settecento”, commenta il curatore Angelo Mazza.

Fabiana Maiorano

giovedì 7 Aprile 2022 – domenica 24 Luglio 2022
La Quadreria del Castello. Pittura emiliana dalla Collezione di Michelangelo Poletti
a cura di Angelo Mazza
PALAZZO FAVA
via Alessandro Manzoni, 2, Bologna

Immagine in evidenza: Lorenzo Pasinelli (Bologna 1629-1700) – Svenimento di Porzia assistita da un’ancella, olio su tela, cm 134,5 x 104,5 – 166 x 136 (part.)