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Robert Capa: il fotografo di guerra che sognava di restare disoccupato per il resto della vita

Quello di Robert Capa è in realtà uno pseudonimo. All’anagrafe il suo vero nome è Endre Erno Friedmann, ebreo ungherese naturalizzato americano, nato nel 1913 a Budapest e costretto a lasciare a 17 anni l’Ungheria, suo paese natale, a causa delle sue simpatie socialiste. Nel 1931 Endre arriva a Berlino dove si fa strada alla storica agenzia Dephot, che l’anno seguente lo invia a Copenaghen a una conferenza di Lev Trotsky. L’accesso è vietato ai fotografi ma Endre riesce ad entrare e a scattare, grazie alla piccola Leica che tiene in tasca: un servizio che finisce in prima pagina.

Va ricordato che il fotogiornalismo nasce in questi anni non solo per il grande sviluppo della stampa illustrata, ma anche grazie ai progressi tecnici in campo fotografico: attrezzature sempre più portatili rendono finalmente possibile seguire il centro dell’azione. Capa stesso utilizzerà durante tutti i suoi reportage soprattutto macchine compatte come Leica, Rollei, Contax a seconda del tipo di foto che vuole ottenere e del mercato cui è destinata, come viene spiegato nella sezione introduttiva della mostra.

Con l’ascesa del nazismo in Germania, Endre si sposta alla fine del 1933 a Parigi, la città del suo destino. Qui conosce Henri Cartier-Bresson e David “Chim” Seymour, con cui fonderà nel 1947 l’agenzia Magnum Photos, e Gerda Taro, sua compagna di vita e lavoro, assieme alla quale creerà nel 1936 il personaggio di Robert Capa, famoso fotografo americano in cui si identificherà totalmente per poter vendere meglio i propri scatti.

Oltre a fotografare le manifestazioni legate al Fronte Popolare in Francia, da subito Capa è attratto dalla guerra civile di Spagna, di cui documenterà vari fronti insieme alla compagna Gerda Taro: lo testimoniano alcune immagini su identico tema scattate da entrambi i fotografi e presenti negli archivi di entrambi, come ad esempio “Miliziani repubblicani“. Documenterà tutto il periodo, fino alla caduta della repubblica e al ritiro delle Brigate Internazionali. Nel settembre del 1936 scatta “Morte di un miliziano lealista“, l’immagine che lo consacra come “il più grande fotoreporter di guerra del mondo“; così infatti lo definisce il “Picture Post” nel pubblicare un suo reportage nel 1937. Nonostante sia stata in anni più recenti al centro di una querelle attorno alla sua autenticità, l’immagine conserva intatta la potenza di un’icona internazionale contro la brutalità della guerra.
Gerda Taro muore sul fronte spagnolo il 26 luglio del 1937. L’evento tragico segna profondamente Capa, e l’anno successivo il fotografo si allontana dall’Europa trascorrendo otto mesi in Cina per documentare l’invasione giapponese e la resistenza del Kuomintang guidato da Chiang Kai-shek. Ma contemporaneamente racconta attraverso il suo obiettivo anche la vita dei civili nella capitale provvisoria Hankou, divisa fra la paura degli attacchi aerei e momenti di poesia. Nasce così il capolavoro fotografico “Bambini giocano nella neve“, dal sapore magico e simile a quello dei “pretini” che l’artista Mario Giacomelli immortalerà in Italia più di vent’anni dopo. Questo e altri scatti in mostra testimoniano la costante attenzione di Capa verso il mondo dell’infanzia.

Robert Capa – Soldati tedeschi fatti prigionieri dalle forze americane. Regione di Bastogne, Belgio, 23-26 dicembre 1944 © Robert Capa © International Center of Photography / Magnum Photos.

SECONDA GUERRA MONDIALE.
Dal 1941 al 1945 Robert Capa segue alcuni dei momenti più memorabili della Seconda Guerra Mondiale, che ripercorrerà poi nel suo romanzo “Slightly out of Focus“, uscito nel 1947. Dopo un reportage dedicato alla vita nella Londra devastata dal blitz, Capa si reca sul fronte nordafricano e da lì partecipa alla conquista alleata della Sicilia. Vicino a Troina scatta “Contadino siciliano indica a un ufficiale americano la direzione presa dai tedeschi“, presente in mostra, risalendo poi la penisola insieme alle truppe fino a Napoli, documentandone le quattro giornate. In occasione del D-Day, nel 1944, Capa si unisce alla prima ondata di truppe che sbarcano a “Omaha Beach“: delle circa cento foto che scatta rischiando la vita, soltanto 11 sopravvivono a un maldestro operatore di camera oscura di “Time“. Di queste, tre fotografie sono presenti in mostra. Prosegue il viaggio, accompagnando le truppe americane dalla Normandia fino alla liberazione di Parigi: una serie di foto documenta i momenti di gioia funestati dalla presenza di alcuni cecchini tedeschi. Per l’ultimo atto della “sua” guerra nel 1945 si fa paracadutare insieme agli americani oltre il Reno e li accompagna nell’avanzata in Germania, fino a Lipsia; visiterà quel che resta di Berlino soltanto in estate, lasciandoci alcuni scorci emblematici, come “Persone su una strada costeggiata da rovine di edifici“.

Robert Capa – Donne in cammino in un paesaggio deserto. Stalingrado, U.S.S.R., 1947 © Robert Capa © International Center of Photography / Magnum Photos.

UNIONE SOVIETICA.
Nell’estate del 1947 Robert Capa riesce nell’impresa, quasi impossibile per un fotografo occidentale, di oltrepassare la cortina di ferro e visitare l’Unione Sovietica post-bellica: accompagna l’amico John Steinbeck, scrittore considerato conforme al realismo socialista, ed entrambi dichiarano di volersi occupare del popolo russo, senza emettere giudizi. Durante la loro permanenza, i due visitano alcuni luoghi emblematici: in Russia la città di Mosca, che si appresta a festeggiare gli 800 anni dalla propria fondazione, e le rovine di Stalingrado, epicentro della battaglia vinta nel 1943 dall’Armata Rossa contro le forze dell’Asse. In Ucraina, quel che resta della città di Kiev, a lungo occupata dai tedeschi, e in Georgia la città vecchia di Tbilisi. Non mancano le visite ad alcuni kolchoz, le fattorie collettive. Questa sezione – la più ampia della mostra e che presenta al pubblico una quindicina di scatti mai esposti prima in una mostra italiana – testimonia tutte le tappe del viaggio, anche attraverso scatti emblematici come “Donne che camminano in un panorama deserto” o “Guardando i fuochi d’artificio durante le celebrazioni per l’ottocentesimo anniversario della fondazione di Mosca“.

Gli itinerari di Capa e Steinbeck sono gestiti dal VOKS, la società per le relazioni culturali con i paesi stranieri, che controlla costantemente i due, cercando di fornire loro un’immagine dell’Unione Sovietica conforme alla propaganda stalinista. A proposito di questo viaggio lo stesso Capa dichiara in un’intervista radio: “più vai a Est, con una macchina fotografica, meno piaci alla gente per molte, moltissime ragioni: e la maggiore parte non sono buone“.
Oltre alle difficoltà causate dalla diffidenza della popolazione, in più di un’occasione a Capa viene impedito di scattare fotografie e, al termine del viaggio, è costretto a sottoporre gli oltre 4.000 negativi impressi al visto della censura. Anche nei momenti storici di maggiore controllo politico gli artisti sono riusciti a raccontare la realtà, interpretandola attraverso i loro occhi.
Anche in questo caso, dunque, e nonostante i veti, le immagini rimaste (e arrivate fino a noi) non furono poche, e a un occhio del visitatore attento ai particolari raccontano comunque di chiese e palazzi in rovina, di moscoviti dai visi seri, di contadine che ballano allegramente sì, ma senza i loro uomini perché andati al fronte, di ucraini animati dalla voglia di ricostruire e di sguardi dubbiosi verso il futuro, rivelandosi oggi di estrema attualità. Alcuni scatti di questo reportage di viaggio sono esposti qui al Mudec e in Italia per la prima volta.
Le fotografie di Capa, in bianco e nero e a colori, vengono pubblicate su Life nel dicembre 1947 (una copia è presente in mostra) e su Ladies’ Home Journal nel febbraio successivo, oltre a comparire in Diario russo di Steinbeck, sempre nel 1948, come testimonia l’edizione esposta. Questo è fra i primi reportage che Capa vende alle riviste conservando per sé i diritti d’autore, come prevedeva lo statuto della Magnum, fondata pochi mesi prima.

Robert Capa – Conferenza di Leon Trotsky. Copenhagen, Danimarca, 27 novembre 1932 © Robert Capa © International Center of Photography / Magnum Photos.

ISRAELE.
Nel 1948 Robert Capa è a Tel Aviv per testimoniare la nascita dello stato d’Israele e, di conseguenza, lo scoppio del primo conflitto arabo-israeliano. Nel corso dei due anni successivi si recherà più volte in Israele, insieme allo scrittore Irwin Shaw, con cui pubblicherà il libro “Report on Israel” (1950, in mostra), testimoniando la realtà dei campi profughi e la costruzione di una nuova nazione di cui sentiva in qualche modo di far parte.

GUERRA IN INDOCINA.
Robert Capa si trova in Giappone quando Life gli chiede di sostituire un collega in Indocina francese per seguire la fine della guerra fra la Francia e i Viet Minh. Il 25 maggio sta partecipando a una missione sul delta del Fiume Rosso quando per seguire un gruppo di soldati che attraversano un campo (il soggetto della sua ultima foto, che chiude la mostra), calpesta una mina antiuomo e muore dopo poche ore: è di fatto il primo corrispondente americano a cadere in Vietnam.

Il fotografo di guerra che, in uno dei suoi classici understatement, si augurava di restare disoccupato per il resto della vita, lascia un’eredità pesante e leggendaria e una sua personale definizione della fotografia: “la foto è una sezione di un fatto, che mostra la realtà vera a chi non era presente molto più di quanto possa fare l’intera scena“.

La mostra “Robert Capa. Nella Storia“, curata da Sara Rizzo, storica dell’arte e conservatore del Mudec, è realizzata in collaborazione con l’agenzia Magnum Photos.

MUDEC MUSEO DELLE CULTURE
Via Tortona, 56, 20144 Milano

Sara Rizzo è laureata in Storia dell’Arte, diplomata alla scuola dell’Archivio di Stato di Milano e ha conseguito un master in Fotografia a Venezia. Ha lavorato nell’editoria fotografica e artistica e curato mostre di arte contemporanea. Attualmente è conservatore presso il Mudec Museo delle Culture, dove si occupa del coordinamento delle mostre e delle iniziative legate all’arte contemporanea.

Immagine in evidenza: Robert Capa – Un contadino siciliano indica a un ufficiale americano la strada presa dai tedeschi. Presso Troina, Sicilia, 4-5 agosto 1943. © Robert Capa © International Center of Photography / Magnum Photos