Spazio, forma, luce, colore (e oltre). L’opera di Anish Kapoor

di Teresa Lanna.

Spazio, forma, luce, colore (e oltre). L'opera di Anish Kapoor

«La disobbedienza è il dovere dell’artista […] Sulla parete del mio studio ci sono scritte tre parole: disobbedisci, disapprova, disconosci […] Io cerco di applicarle ogni giorno, cioè di essere un ragazzaccio ribelle».

Non ci sono parole più adatte di quelle che ha usato lui stesso per introdurre lo scultore e pittore britannico Anish Kapoor, uno degli artisti contemporanei più importanti ed influenti al mondo, noto per le sue opere astratte che esplorano temi come lo spazio, la forma, la luce ed il colore.

Nato a Mumbay, in India, il 12 marzo 1954, all’età di diciannove anni si trasferisce in Gran Bretagna: qui, dapprima frequenta l’Hornsey College of Art di Londra, tra il 1973 e il 1977; poi, la Chelsea School of Art (1977-78). Terminati gli studi, nel 1979 insegna al Wolverhampton Polytechnic. L’anno successivo, terrà la sua prima personale a Parigi, presso lo studio di Patrice Alexandre; l’evento segnerà l’inizio di un’intensa attività espositiva.

Nei primi anni ottanta, la sua ricerca scultorea, rivolta ad una molteplicità di forme nuove, in un continuo dialogo tra bidimensionalità e tridimensionalità, lo rende uno degli artisti più rappresentativi della New British Sculpture, di cui fanno parte artisti come Tony Cragg e Antony Gormley: «Quello che so non è mai abbastanza. Il mio istinto mi conduce verso nuove possibilità. Il mio lavoro è avere fiducia e fare. Il linguaggio interiore si collega alle possibilità cosmiche. La pelle è la membrana che li separa, ed è permeabile e trasparente. Contiene ma è anche un intermediario dell’identità tra interno ed esterno. Ciò che è al suo interno è profondamente misterioso come ciò che si trova nel cosmo e per molti versi è identico a questo. Corpo, spirito e cosmo sono tutti poeticamente potenti e interdipendenti».

© Anish Kapoor – Photo © David Levene. Installation view Palazzo Manfrin

Le sue enormi sculture pubbliche sono note a livello mondiale; come il Cloud Gate (2004), realizzato su commissione per il Millennium Park di Chicago e diventato, nel tempo, il simbolo della città. Si tratta di un enorme arco ellittico in acciaio lucidato e riflettente, per la realizzazione del quale Kapoor ha tratto ispirazione dal mercurio liquido. Denominato anche The Bean (ossia, Il Fagiolo) per la sua forma molto simile a quella del legume, Cloud Gate misura 10 x 20 x 13 metri ed il suo peso è di circa cento tonnellate.

In una continua ricerca sulla dialettica degli opposti, negli anni ottanta Kapoor crea sculture con forme in parte astratte e completamente ricoperte da pigmento puro: «L’intera visione indiana della vita è incentrata sulle forze opposte. Una cosa che mi affascinava [durante il viaggio del 1979] erano i piccoli santuari e templi lungo la strada, che si trovavano dappertutto in India, e sono specificamente ispirati da questa concezione dualistica».

Negli anni novanta, i suoi lavori assumono via via dimensioni sempre più imponenti, con l’intento di analizzare ed approfondire la tematica del vuoto, reso tangibile da una cavità che si riempie o da una materia che si svuota. «Il vuoto è in realtà uno stato interiore. Ha molto a che fare con la paura, in termini edipici, ma ancora di più con l’oscurità. Non c’è niente di più nero del nero interiore. Nessun altro nero è paragonabile a quello […] Questo vuoto non è qualcosa privo di importanza. È uno spazio potenziale, non un non-spazio».

Con la partecipazione, nel 1990, alla XLIV Biennale di Venezia, dove gli viene conferito il Premio Duemila, e il conseguimento, nel 1991, del Turner Prize, Kapoor raggiunge la fama internazionale. Faranno seguito mostre in tutto il mondo, commissioni pubbliche e private.

Importanti esposizioni delle sue opere si tengono in tantissime sedi e luoghi espositivi; per esempio, alla Fondazione Prada di Milano, nel 1995; alla Hayward Gallery di Londra, nel 1998; in Piazza del Plebiscito a Napoli, nel 1999; al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, nel 2003; al Shiraishi Contemporary Art di Tokyo, nel 2005; alla Gladstone Gallery di New York, nel 2007, e così via. Attualmente, Anish Kapoor vive e lavora tra Venezia e Londra.

© Anish Kapoor – Photo © David Levene. Installation view Palazzo Manfrin

Le opere di Kapoor sono spesso realizzate con materiali industriali, come il cemento, l’acciaio e il vetro, e sovente utilizzano effetti ottici per creare illusioni di spazio e profondità. Anish Kapoor è un artista poliedrico, e la sua opera spazia dalla scultura alla pittura, all’installazione e alla performance.

Alcune delle sue creazioni più famose includono Leviathan (2011), una gigantesca scultura in acciaio inox situata nel parco del Castello di Versailles, in Francia; inoltre, Sky Mirror (2016), uno specchio di vetro fuso situato nel deserto del Mojave, in California.

© Anish Kapoor – Photo © David Levene. Installation view Gallerie dell’Accademia

L’arte di Kapoor è spesso caratterizzata da alcuni concetti chiave, tra cui:

  • Lo spazio: attraverso un abile uso di tale dimensione, le sculture di Kapoor creano spesso illusioni di spazio e profondità, invitando lo spettatore ad esplorare ed interagire con l’opera.
  • La forma: Kapoor è interessato alle forme semplici e geometriche; le sue sculture, infatti, hanno perlopiù forme geometriche pure, come il cerchio, il quadrato ed il cubo.
  • La luce: le sculture di Anish sovente riflettono oppure assorbono la luce, creando effetti visivi sorprendenti.
  • Il colore: Kapoor utilizza il colore in modo espressivo; i suoi colori sono frequentemente intensi e vivaci, e possono creare un senso di mistero o di inquietudine. «[Quando] si realizza un oggetto e lo si riveste di pigmento, quest’ultimo cade a terra creando un alone intorno all’oggetto stesso. Possiamo quindi paragonarlo ad un iceberg: la maggior parte dell’oggetto è nascosta, invisibile. E così mi sono interessato sempre di più all’oggetto invisibile. Una parte [di esso] sporgeva nel mondo, ma era il resto a essere veramente interessante».

Kapoor è un artista provocatorio: le sue opere, infatti, il più delle volte, suscitano emozioni forti nello spettatore. Non è un caso, quindi, se sono state anche oggetto di alcune controversie. Nel 2018, per esempio, la sua scultura Dirty Corner (2015), situata nel parco del Castello di Versailles, è stata contestata per il suo presunto simbolismo fallico. Nel 2021, invece, la sua opera ArcelorMittal Orbit (2012), situata a Londra, è stata criticata per i suoi costi elevati.

Polemiche a parte, Anish Kapoor è uno degli artisti contemporanei più importanti ed influenti ed i suoi lavori, nel corso degli anni, sono stati oggetto di numerosi studi e saggi.

© Anish Kapoor – Photo © David Levene. Installation view Gallerie dell’Accademia

Altre opere importanti di Anish Kapoor sono state esposte, fra gli altri, negli spazi di Palazzo Strozzi, a Firenze, in occasione della mostra Anish KapoorUntrue Unreal (2023). Alcune di esse sono:

  • To Reflect an Intimate Part of the Red (Per riflettere una parte intima del rosso, 1981); si tratta di un’opera importantissima nella carriera di Kapoor, che contribuisce alla sua affermazione, sulla scena internazionale, come uno dei nomi più importanti dell’arte contemporanea. In essa Kapoor propone un caratteristico raggruppamento di forme in pigmento giallo e rosso che emergono dal pavimento, fragili, quasi soprannaturali, ma energicamente presenti.
  • Non-Object Black (Non-oggetto nero, 2015), costituito dal Vantablack, materiale altamente innovativo in grado di assorbire più del 99,9% della luce visibile. Con quest’opera, Kapoor mette in discussione l’idea stessa di oggetto fisico e tangibile, attraverso forme che si dissolvono al passaggio dello sguardo. In questi lavori rivoluzionari e di forte impatto, Kapoor spinge l’essere umano ad interrogarsi sulla nozione stessa dell’essere, proponendo una riflessione non solo sull’oggettualità ma sull’immaterialità che permea il nostro mondo. Questa forte esperienza del non-oggetto caratterizza anche Gathering Clouds (Nuvole che si addensano, 2014), forme concave monocrome che assorbono lo spazio circostante in una oscurità meditativa, conferendo all’opera una profonda connotazione psicologica.
  • Angel (Angelo, 1990), è costituito da grandi pietre di ardesia ricoperte da strati di pigmento blu intenso. Questi enormi massi sembrano essere in contraddizione con il loro aspetto immateriale: paiono, infatti, solidificare l’aria ed evocare la trasformazione di lastre di ardesia in porzioni di cielo, trasfigurando, così, l’idea di purezza in un elemento fisico. Kapoor altera la forte materialità dell’opera, conferendo alla stessa un senso di mistero.
© Anish Kapoor – Photo © David Levene. Installation view Gallerie dell’Accademia

«Viviamo in un universo di opposti: giorno e notte, maschile e femminile, positivo e negativo, vita e morte. Anche il nostro universo psichico, come sappiamo, è fatto di opposti. La mia avventura nell’oggetto mi ha portato alla convinzione che tutti gli oggetti risiedano in una dicotomia materiale/immateriale».

Grazie ad Anish Kapoor, e ad opere come la sua, l’essere umano riesce a trovare, di volta in volta, chiavi di lettura sempre nuove ed illuminanti, nel tentativo di districare più agevolmente i nodi alla base del mistero della vita; forse il più grande quesito di tutti i tempi, la cui soluzione continuerà ad essere, sempre e comunque, solo apparente.
Teresa Lanna

© Anish Kapoor – Photo © David Levene. Installation view Gallerie dell’Accademia

Riferimenti
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Immagine in evidenza:
© Anish Kapoor – Photo © David Levene. Installation view – Gallerie dell’Accademia
Copyright
Tutte le immagini © Anish Kapoor e dei detentori dei crediti fotografici
Courtesy ufficio stampa “Marsilio Arte” per la mostra “Anish Kapoor” alle Gallerie dell’Accademia e Palazzo Manfrin, Venezia (20 Aprile – 9 ottobre 2022)

© Anish Kapoor – Photo © David Levene. Installation view Gallerie dell’Accademia