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Contrasti e opposizioni in Italo Zuffi. “Fronte e retro” raccontata da Davide Ferri

di Fabiana Maiorano.

Contrasti e opposizioni in Italo Zuffi. "Fronte e retro" raccontata da Davide Ferri

Riflettendo sul percorso artistico di Italo Zuffi (1969), non posso non definirlo l’artista del paradosso, che esplora diversi linguaggi che dialogano tra loro in trame contrastanti e opponibili, in nome di una sperimentazione che si traduce in forme scultoree surreali, realizzate attraverso l’indagine del corpo (dell’artista) in uno spazio precario che si sovrappone e sostituisce all’immaginazione.

Allo spettatore non resta che entrare a gamba tesa nel suo mondo apparentemente instabile, respirando uno stato di stand-by delle opere cristallizzate nello spazio in un equilibrio fragile. Le sculture di Zuffi sono scomposte, le installazioni impraticabili, le fotografie immortalano gesti e sguardi che si compiono o si rendono inconcludenti e le riproduzioni video testimoniano l’utilizzo del corpo come medium che esplora la fisicità per produrre altri elementi al di fuori di sé, è tavolo di lavoro per materializzare la scultura, per delineare un percorso volto ad esperienze materiali quanto immateriali. Il corpo è un mezzo espressivo e performativo molto potente, che permette a Zuffi di praticare molteplici linguaggi, fino alla creazione di oggetti e situazioni che attendono di essere spettacolarizzati.

Pensiero e azione, mollezza e rigidità, costruzione e distruzione, movimento e staticità sono gli elementi che contraddistinguono l’intero operato di Italo Zuffi e che ritroviamo già nel titolo dell’ampia retrospettiva a bolognese a lui dedicata: Fronte e retro.

Due facce della stessa medaglia che evoca il tema del contrasto, che ripercorre le tappe più significative del percorso dell’artista dislocato in due sedi: al MAMbo con un’esposizione che rilegge il lavoro di Zuffi e prossimamente a Palazzo De’ Toschi con una serie di nuove produzioni che riguardano la sua ricerca più recente.

Questo passaggio di testimone tra i due spazi permette di leggere l’opera di uno dei più importanti artisti italiani a trecentosessanta gradi, mettendo in relazione il passato con il presente, il fronte e il retro dell’attività di Zuffi, in piena coerenza col lavoro di ricerca del MAMbo e la sensibilità dei curatori Lorenzo Balbi e Davide Ferri. Quest’ultimo ha gentilmente concesso del tempo per rispondere ad alcune domande riguardanti la mostra al museo.
Fabiana Maiorano

L’intervista

[Fabiana Maiorano]: Perché si è pensato di lavorare ad un progetto su Italo Zuffi?

[Davide Ferri]: La scelta di presentare al pubblico una retrospettiva su Italo Zuffi nasce dalla voglia di voler illuminare il lavoro di un artista molto importante per il panorama italiano nel pieno della sua maturità artistica con il quale la città di Bologna condivide un legame territoriale, sia perché nato ad Imola, sia perché parte della sua formazione è avvenuta qui. Lo sviluppo di questa retrospettiva nasce inoltre dalla nostra volontà di voler raccontare il lavoro di ricerca di Zuffi, scandendo la mostra in due momenti: un primo al MAMbo con un importante focus sulle opere che ricostruiscono il suo percorso artistico e che dunque guarda al passato; l’altro si rivolge al presente con una serie di nuove opere realizzate appositamente per Palazzo De’ Toschi.
Data la sua ampia produzione e il legame con Bologna, era dunque arrivato il momento di fare un po’ il punto su questa ricerca, cercando di ordinarla proponendo un percorso non strettamente cronologico, bensì tematico.

Quali sono queste aree tematiche che avete organizzato?

Dovendo riassumere i nuclei tematici che organizzano la mostra direi che il primo riguarda l’arte scultorea, che ha a che fare con un’idea di scultura che si oppone all’idea di costruzione, mettendo in discussione la forma e le architetture delle strutture. Altro nucleo importante riguarda il corpo, oggetto di molteplici performance.
Le opere esposte generano dialoghi tra loro e la Sala delle ciminiere con il suo allestimento gioca un ruolo fondamentale per queste connessioni tematiche. Accoglie lavori di scultura che sono fortemente identitari per Zuffi, come ad esempio le Scomposizioni: architetture immaginarie scomposte, buttate a terra come costruzioni di giochi in scatola rovesciati sul pavimento con gesto quasi rabbioso, a marcare il contrasto tra costruzione e distruzione\caduta. Questa opposizione tocca moltissimi lavori come le performance Dizionario Base in cui sei persone sono fotografate nell’atto di lanciare una sedia in assonanza con i propri tratti caratteriali, disperdendo le proprie energie nel gesto irruento. Qui le immagini congelano uno stato precario di equilibrio tra masse e dispersione di energie, tra struttura e destruttura.
Il corpo diviene, in questi termini, medium e materia della scultura, viene (soprattutto quello dell’artista) sottoposto alle stesse pressioni delle architetture con lo scopo di ottenere sempre un equilibrio di forze contrastanti come concentrazione e dissolvimento, mollezza e rigidità.
La scultura è sempre il linguaggio dominante, è una ricerca che passa attraverso il corpo, le performance, le fotografie. Si pensi a The Mistery Boy: una serie di immagini in cui un ragazzo disteso sul pavimento è concentrato al limite del superfluo nel posizionare per terra un pezzo di polistirolo; investe tutte le sue energie e concentrazione per un’azione apparentemente inutile. La materia della scultura qui non è solo la lastra di polistirolo, ma anche il corpo del giovane, la cui rigidità se la prende per contagio dal pezzetto di plastica. Qui è ben evidente lo scambio energetico fra oggetto e corpo, fra mollezza e rigidità.

Riflettendo sul corpo che si fa portavoce della ricerca scultorea, penso all’efficacia della prima sala, che con i due video laterali anticipa in un certo senso la ricerca artistica che vedremo successivamente, ma che possiamo sbirciare dall’installazione centrale della finestrella. E’ una sala introduttiva della mostra immagino…

Si, la prima sala è l’indice della mostra, in cui si trovano a destra e a sinistra i due temi della scultura nei video performativi The Reminder con questo corpo che tende ad irrigidirsi su delle sedie in modo precario e oltre il suo limite, e Perimetro con un uomo che cammina lungo i bordi della piscina cercando di stabilire un legame inconcludente con lo spazio. Al centro della sala, difronte la porta d’ingresso è stata posizionata Finestra A4, una finestra industriale in formato A4, da cui lo spettatore ha una prima visione della Sala delle ciminiere. Apribile e chiudibile, questa piccola installazione applicata su muro sottolinea ancora una volta il gioco di contrasti con la divisione e la comunicazione.

Proponendo un percorso espositivo di tipo empatico, in cui il visitatore (parlo anche per me) ha la possibilità di “attivare” le opere esplorandone le diverse associazioni possibili, divenendo soggetto di un gioco cognitivo davvero interessante. La linea curatoriale seguita era ben consapevole del cambio di mentalità dello spettatore da passivo ad attivo?

L’idea di passare dal passivo all’attivo e viceversa è certamente parte del lavoro di Italo Zuffi. All’interno del percorso ci sono alcuni elementi che si completano nella performance, però in assenza di queste prevedono uno sforzo immaginativo maggiore da parte del visitatore e restano in attesa di essere attivati. Si pensi a Zuffi per Bonami, semplici foulard che raccontano il distacco dalla Galleria Continua, la quale a fine rapporto ha restituito all’artista un cd di documentazione del suo lavoro con l’annotazione “Zuffi per Bonami”. Prossimamente questi foulard saranno parte attiva di una performance durante la quale saranno indossati dagli interpreti che, divisi in due gruppi, a turno grideranno “Zuffi per Bonami!” e “Zuffi per Bonami inglese!”. Anche la targa Ho difeso il tuo onore che riporta il nome dell’artista è e sarà parte di una performance: due persone si sederanno su sgabelli difronte all’opera mentre un performer reciterà il testo di una mail di un critico (io) che racconta di aver preso le difese dell’artista durante una cena con alcune persone che commentavano con cinismo la poca visibilità di Zuffi dopo aver interrotto i rapporti con la Galleria Continua. Questi due esempi per dire che molti oggetti sono in attesa di attivarsi e di essere attivati. L’attività e passività degli oggetti, come dello spettatore dipendono da questi elementi ancora incompleti.

Altri esempi possono essere Partita a bocce con ortaggi e Manager a passeggio, due opere che mi hanno sembravano aspettare una mia interazione

Esatto, Partita a bocce con ortaggi è l’attesa del desiderio agonistico performativo con un’aggiunta di qualche complicazione: frutta e ortaggi che rendono impraticabile il gioco nonostante le regole rimangano invariate. Il passatempo a cui siamo abituati è un’attività di concentrazione, resa superflua dalla difficoltà nel determinare le traiettorie degli ortaggi ad ogni lancio. Manager a passeggio, invece, gioca molto sull’attivo-passivo: sono riproduzioni in ceramica di mattoni di edifici, su cui è registrata un’azione rapida di una mano che preme i chewing-gum masticati, con l’idea di mettere in scena l’aggressione del muro, che diviene ricettore assiduo dell’aggressività.

Anche Progetto per una barricata rimarca in un certo senso l’aggressione e l’impassibilità, contrastando il rosso delle pareti con i volti dei giovani ritratti…

Si. Lo stesso titolo dà l’idea di un qualcosa che sta per succedere, le pareti sono rosse e sembra che stia per scoppiare una rivolta, eppure il vigore è affievolito dalle espressioni fiacche dei ragazzi. Qui è preannunciata un’azione energica, contrastata dalla mollezza\passività dei soggetti.

La mostra al MAMbo è parte di un evento più ampio che coinvolge anche Palazzo De’ Toschi. Cosa vedremo a Palazzo De’Toschi a metà maggio?

Senza svelare troppo, Fronte e retro a Palazzo De’ Toschi si collocherà in continuità temporale e concettuale con l’esposizione al MAMbo e, come ho detto in principio, ci saranno le ultimissime opere di Italo Zuffi che si concentrano principalmente sulla pratica scultorea, ma evidenziano un altro aspetto del lavoro dell’artista degli ultimi anni: la parola, usata sia in forma poetica che come elemento che accende e attiva la scultura.
Fronte e retro è una mostra completa, che si lascia indagare e “attivare” grazie ai molteplici linguaggi che contraddistinguono il percorso artistico di Italo Zuffi, mostrando allo spettatore una riflessione rassicurante su oggetti e stati, facendo trapelare al contempo l’aspetto più fragile e mutevole di quanto mostrato.
Un fronte e retro emotivo per lo spettatore, un gioco cognitivo molto suggestivo basato su contrasti e opposizioni che certamente non mancheranno a Palazzo De’ Toschi.

fino a domenica 29 Maggio 2022
Italo Zuffi. Fronte e retro
Cura: Lorenzo Balbi, Davide Ferri
Sedi:
MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna,
via Don Minzoni 14, Bologna
Palazzo De’ Toschi
piazza Minghetti 4/D, Bologna

Tutte le immagini: “Italo Zuffi. Fronte e retro” – veduta della mostra al MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna. Foto: Ornella De Carlo. Courtesy Istituzione Bologna Musei