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Le meraviglie della vita quotidiana nelle fotografie di Robert Doisneau. Intervista a Gabriel Bauret

di Teresa Lanna.

Le meraviglie della vita quotidiana nelle fotografie di Robert Doisneau. Intervista a Gabriel Bauret

Quello che cercavo di mostrare era un mondo in cui mi sentivo a mio agio, in cui le persone erano gentili e dove potevo trovare la tenerezza che desideravo ricevere. Le mie foto erano come una prova del fatto che quel mondo può esistere”.

Mi piacciono le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori”.

Bastano queste due citazioni a descrivere Robert Doisneau, considerato, insieme a Henri Cartier-Bresson, uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada. I suoi scatti descrivono la vita quotidiana degli uomini e delle donne che popolano Parigi e la sua banlieue, intenti a svolgere le loro abituali attività, in un susseguirsi di gesti ed emozioni colte sempre con maestria e, al contempo, semplicità.

Doisneau ama ritrarre, in particolare, i bambini che affollano e animano le strade di periferia. Egli si sente a proprio agio con i piccoli, come dimostra il gran numero di immagini che li vedono protagonisti fin dalla metà degli anni Trenta.

Robert Doisneau photographed by Bracha L. Ettinger in his studio in Montrouge, 1992 (wikimedia Commons)

Robert Doisneau nasce nel 1912 nel sobborgo parigino di Gentilly. La sua formazione professionale prende il via con l’apprendistato nel laboratorio di un fotografo pubblicitario. Ma, sin da subito, il suo obiettivo preferisce focalizzarsi sui quartieri popolari di Parigi e della banlieue, dando vita a foto che cominciano a comparire sulle riviste attraverso l’agenzia Rapho, di cui è uno dei membri più importanti. La guerra, poi, lo induce a mettersi a disposizione della Resistenza per dare nuova identità ai ricercati. Dopo la Liberazione, arrivano alcuni reportages per ‘Vogue’ e nel ’49 pubblica il libro realizzato insieme allo scrittore Blaise Cendrars, La Banlieue de Paris, prima sintesi dei tanti racconti per immagini che dedicherà a questo mondo. Doisneau ne descrive la quotidianità, realizzando una narrazione visiva dalla quale emerge una profonda umanità e una nota di umorismo, sempre presente nel suo lavoro.

Gli scatti di Doisneau sono spesso conosciuti anche dai non addetti ai lavori; tra questi, c’è senza dubbio quello che ritrae il bacio di una giovane coppia, indifferente alla folla dei passanti e al traffico della place de l’Hôtel de Ville di Parigi.

Robert Doisneau - Mademoiselle Anita, 1951
Robert Doisneau – Mademoiselle Anita, 1951

Per approfondire la figura di uno dei maggiori esponjenti della fotografia internazionale, abbiamo intervistato Gabriel Bauret, curatore della mostra “Doisneau“, in corso a Roma, presso il Museo dell’Ara Pacis. La retrospettiva dà la possibilità di ammirare oltre 130 immagini ai sali d’argento in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge.
È in questo atelier che il fotografo ha stampato e archiviato le sue fotografie per oltre cinquant’anni, ed è lì che è scomparso, nel 1994, lasciando un prezioso tesoro composto da quasi 450.000 negativi.

[Teresa Lanna]: Doisneau disse : «Guarda, guarda, finché non sei completamente ubriaco a guardare!», cosa intendeva dire?

[Gabriel Bauret]: Per Robert Doisneau e i fotografi di questa generazione, lo sguardo è il fondamento essenziale della pratica. Uno sguardo legato, nel suo caso, al vagabondaggio e alla curiosità; senza questa insaziabile curiosità verso le persone a cui si sente vicino, non trova piacere nel fotografare. Probabilmente, con questo intende dire che il mondo che lo circonda e che osserva è illimitato; lo dimostra il fatto che non si è mai stancato di tornare negli stessi luoghi: le periferie e certi quartieri di Parigi. Altri fotografi hanno scelto di viaggiare, di andare dall’altra parte del mondo per esplorare nuove realtà; Doisneau, invece, non è mai stato più felice di quando i suoi impegni gli hanno permesso di lasciare il suo studio per girare liberamente per le strade e avvicinarsi ai paesaggi e luoghi che lo hanno sempre affascinato; bistrot compresi. Lì conosce l’ebbrezza, più che nei vapori dell’alcool; vale a dire, nel comunicare e trovare complicità in questo magnifico teatro in cui si mescolano parole, gesti, musica e giochi. Lo sguardo rimane qui, come altrove, il motore della creazione; partecipa allo sviluppo di progetti visivi costantemente rinnovati.

Quale immagine di Doisneau l’ha particolarmente colpita?

Mi piace molto la fotografia del bambino che guarda l’acqua che scorre nella grondaia e che è sulla copertina del libro. Non la conoscevo prima di lavorare a questa mostra. Un’immagine abbastanza antica che rivela una composizione decisa, un’inquadratura leggermente inclinata, con linee che punteggiano con forza l’immagine. Una scrittura che ricorda la ricerca fotografica di questo periodo, ma che Robert Doisneau riprenderà poco dopo. Si atterrà a composizioni più stabili. Quindi mi piace tale audacia, ma mi colpisce anche questo bambino che scopre il mondo, totalmente affascinato da ciò che vede. Robert Doisneau ha condotto molti esperimenti con i bambini nei suoi primi anni di attività. Era un po’ intimidito dagli adulti, lo ammette lui stesso. A poco a poco, però, acquisterà fiducia e la strada diventerà, con tutta la società che la abita, il suo territorio preferito.

Robert Doisneau - Fox terrier au pont des Arts, 1953
Robert Doisneau – Fox terrier au pont des Arts, 1953

Qual è la chiave di lettura della mostra?

Questa mostra non è una retrospettiva; non abbraccia l’intera opera ma ha l’obiettivo di sottolineare momenti ritenuti decisivi, un po’ come Henri Cartier-Bresson, che ci parla di “istanti decisivi”. E, anche se alcune delle immagini esposte sono legate a lavori su commissione, qui è soprattutto la ricerca personale che si vuole sottolineare ; il testimone libero degli eventi di strada, il pittore del paesaggio urbano del dopoguerra. Robert Doisneau concepisce il suo progetto e gradualmente si avvicina alle persone; le doma. La mostra racconta questa progressione che porta il fotografo a disporre la realtà, in modo che le immagini messe in scena e le istantanee scattate al momento tendano a fondersi. Robert Doisneau è sia pescatore che orchestratore del mondo che lo circonda. È anche alla ricerca della felicità, e l’ultima parte della mostra espone proprio la rappresentazione di questa ricerca. Vogliamo sapere qualcosa in più dell’uomo che sta dietro tutte le sue immagini; sia che si tratti di quelle diventate icone come il Bacio dell’Hôtel de Ville o di fotografie molto meno conosciute. La mostra vuole essere una combinazione di entrambi gli aspetti.

«Le meraviglie della vita quotidiana sono emozionanti. Nessun regista cinematografico sarebbe capace di comunicare l’inatteso che si incontra per le strade» , affermava Robert Doisneau.
Se fosse possibile, ringrazieremmo senz’altro Doisneau per averci permesso di guardare realtà di un mondo passato e sconosciuto, che solo attraverso le sue bellissime fotografie abbiamo avuto la fortuna di vivere, col desiderio e l’illusione di tornare anche noi, per un attimo, bambini.
Teresa Lanna

fino domenica 4 Settembre 2022
Robert Doisneau all’Ara Pacis
cura: Gabriel Bauret.
MUSEO DELL’ARA PACIS
Lungotevere in Augusta, 00100 Roma
arapacis.it

Immagine in evidenza: Robert Doisneau – Le baiser de l’hôtel de ville, Paris, 1950