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“Questo avrei potuto farlo anch’io” – Dall’Arte Astratta all’Informale

venerdì 23 Aprile 2021 - sabato 29 Maggio 2021

"Questo avrei potuto farlo anch'io" - Dall’Arte Astratta all’Informale

sede: Elena Salamon Arte Moderna (Torino).

“Questo avrei potuto farlo anche io”.
“Sei veramente sicuro? E se così non fosse?Perché di fronte a un’opera astratta siamo spesso portati ad affermare che avremmo tranquillamente potuto realizzarla noi stessi?
La mostra dimostrerà che quello è un pensiero di per sé sbagliato – afferma Elena Salamon, responsabile dell’omonima galleria d’arte moderna sita in piazzetta IV Marzo –.
L’esposizione offrirà anche l’occasione per spiegare che l’arte astratta non è appannaggio esclusivo di esperti, quei pochi eletti che la capiscono e apprezzano.
Non è così. Anzi è proprio un concetto che questa corrente artistica ha cercato di smantellare. Ognuno di noi per poterla accettare e comprendere deve lasciarsi andare, abbandonare i vecchi schemi e fidarsi più dell’istinto che della ragione, delle emozioni che degli occhi.
Solo così sarà possibile farsi catturare dalle immagini e diventarne in qualche modo artefici”.

In mostra 85 litografie originali realizzate da 32 artisti dell’Astrattismo legati al contesto nazionale e internazionale, un percorso che dall’Italia passa per l’Europa fino ad arrivare in Russia e in America.
Dei grandi artisti esposti, 8 provengono dall’Italia (Carla Accardi, Getullio Alviani, Giuseppe Capogrossi, Piero Dorazio, Bruno Munari, Giuseppe Santomaso, Gino Severini, Emilio Vedova), 14 dall’Europa (Arman, Max Bill, Sonia Delaunay, Jean Dubuffet, Maurice Estève, Hans Hartung, Asger Jorn, Henri Matisse, Joan Miró, Jo Niemeyer, Antoni Tàpies, Victor Vasarely, Jacques Villon, Friedrich Vordemberge-Gildewart), 1 da Israele (Yaacov Agam), 7 dall’America (Josef Albers, Alexander Calder, Sam Francis, Paul Jenkins, John Levee, Walasse Ting ), e 2 dalla Russia (Wassilij Kandinsky, Serge Poliakoff).

Ammirare le opere allestite in galleria sarà per il pubblico come guardare dentro un caleidoscopio ricco di colori e forme: un vero e proprio viaggio verso un mondo parallelo e diverso.

Il concetto di astrazione è molto generale, indica un sistema con il quale immagini e segni, intesi come simboli hanno un richiamo a cose o idee. L’arte astratta invece, è una forma espressiva che crea immagini che non rientrano nella nostra ottica percettiva. Per gli artisti dei primi del Novecento, infatti, l’Astrattismo servì a esprimere contenuti e significati, senza copiare immagini della natura.

Ciascuna corrente di quel periodo tentò di dare il proprio contributo alla una nuova esigenza di fare arte. Ad esempio le avanguardie del primo Novecento, nate principalmente in Francia, come il Simbolismo e i Fauves, iniziarono a sviluppare l’immagine non tanto attraverso le sue linee ma grazie all’uso libero e spregiudicato del colore, recuperando alcuni concetti da culture lontane e primitive. Alla fine tutti i movimenti conversero verso due poli fondamentali dell’arte astratta: il lirico e spiritualistico di Kandinskij fiorito in Germania, e il geometrico e razionalista, che fa capo a Malevic in Russia e a Mondrian in Olanda.

“Alcuni scienziati hanno messo in luce come noi osservatori, interpretando ciò che vediamo in modo personale, contribuiamo a ‘creare’ l’opera d’arte: ogni osservatore, infatti, risponde all’ambiguità dell’opera sulla base delle proprie esperienze – sottolinea Elena Salamon -. Il nostro cervello, quindi, prende l’opera e la completa a modo suo per dare un senso a ciò che vediamo. Perché ci piacciono le opere di Pollock, Mondrian o Rothko? Perché offrono un’esperienza percettiva particolare, che stimola la nostra creatività”.

L’idea che arte e bellezza possano risiedere anche in assenza di forma o soggetto risale a tempi antichi, a Platone e a Socrate. Secondo i filosofi e gli storici dell’arte l’uomo, schiacciato dalla potenza degli dei o dall’incertezza della propria esistenza, tende ciclicamente ad allontanarsi dal reale abbracciando l’Astrattismo. Fuori dal campo della filosofia fu l’evoluzione stessa della pittura che preparò la comparsa dell’Astrattismo. Già le teorie cromatiche dei postimpressionisti avevano separato l’oggetto dipinto dal suo aspetto reale. L’impiego del colore divenne in seguito sempre più libero, fino al trionfo del colore puro, che fu la grande conquista degli artisti fauves.

Gauguin e Cézanne contribuirono in maniera decisiva all’evoluzione dell’arte verso l’Astrattismo. Già attorno al 1910 circa, all’indipendenza della forma si aggiunse quella del colore: la disintegrazione dello spazio pittorico comportò la lenta dissoluzione dell’oggetto, poi la sua scomparsa, segnando infine l’avvento dell’Astrattismo.

Il premio Nobel per la medicina Eric Kandel analizzando i capolavori dell’arte astratta, ha provato a confrontare arte e neuroscienze, mettendo in luce il tipo di approccio alla realtà di questi artisti, un metodo che lui definisce riduzionista: invece di raffigurare un oggetto in tutta la sua ricchezza, essi esplorano solo alcune componenti. Importante per loro non è la qualità formale del dipinto, ma l’atto creativo.