La grande stagione dell’Informale a Torino

La grande stagione dell'Informale a Torino

Dopo le tragiche vicende belliche, in un clima di generale rinnovamento ideologico e culturale, anche nel campo delle arti figurative si assiste in Italia a un accelerato processo di trasformazione e di connessione con i più aggiornati movimenti internazionali, dal post Cubismo all’Astrattismo fino all’esplosione della vitalissima stagione dell’Informale negli anni ’50.
Insieme a Milano, Roma e Venezia, Torino diventa, con sue particolari specificità, uno dei centri propulsivi dell’arte contemporanea. Un ruolo che si consolida con l’inaugurazione nel 1959 della nuova sede della GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e che cresce progressivamente nei decenni successivi con l’affermarsi di nuove tendenze (come l’Arte Povera) e con l’apertura di molte gallerie di punta, del Castello di Rivoli (1984), della fiera dell’arte contemporanea Artissima (1994).
Gli eventi espositivi più rilevanti che hanno segnato le tappe di questo rinnovamento sono: “Arte francese d’oggi” (1947); “Arte italiana d’oggi. Premio Torino” del 1947, organizzato da Mastroianni, Moreni e Spazzapan a Palazzo Madama; la mostra dell’Art Club all’Unione Culturale del 1949 con 280 autori italiani e stranieri, tra cui quelli che faranno parte del MAC torinese; la serie di sette rassegne “Italia-Francia”, curate da Luigi Carluccio e altri critici alla Promotrice delle Belle Arti dal 1951 al 1961; “Arte Nuova. Esposizione internazionale di pittura e scultura” del 1959 (curata da Michel Tapié, Luciano Pistoi e Angelo Dragone) al Circolo degli Artisti, che segna il momento culminante della stagione informale e che vede, insieme ai più famosi protagonisti dell’Action Painting americana e dell’Informale europeo e giapponese, Spazzapan, Rambaudi, Cherchi, Assetto, Garelli e Carena; “Incontro a Torino. Pittori d’America, d’Europa e del Giappone”, curata da Pistoi e Carla Lonzi nel 1962 alla Promotrice e “Struttura e Stile”, curata da Tapié alla GAM nel 1962.

È importante ricordare anche la straordinaria avventura d’avanguardia del Laboratorio Sperimentale di Alba (1955-1957) fondato da Pinot Gallizio, Piero Simondo e Asger Jorn, che partecipano con Guy Debord alla nascita dell’Internazionale Situazionista (1957-1960).
Infine è doveroso citare le gallerie che hanno svolto un ruolo cruciale nel sostenere gli artisti emergenti e già affermati delle nuove correnti. La Bussola dove, oltre agli artisti internazionali, espongono Spazzapan, Mastroianni, Moreni, Garelli, Martina, Lattes, Carol Rama, Merz, i giovani come Francesco Casorati, Mauro Chessa, Tabusso, Aimone, e in particolare Ruggeri, Saroni e Soffiantino che formano il gruppo di punta dell’Informale torinese.
La Galleria Notizie, fondata nel 1957 da Pistoi, che organizza notevoli mostre sia di artisti internazionali, come Burri, Fontana, Wols, Sam Francis, Mathieu, Jorn, Fautrier, Shiraga, Tapiés, sia di torinesi come Antonio Carena, Rambaudi, Gallizio, e Merz.
L’International Center of Aesthetic Research, nato nel 1960 e diretto da Ada Minola e da Michel Tapié, che si concentra sulle tendenze informali europee, americane e giapponesi.

L’ASTRATTISMO GEOMETRICO
A Torino fra il 1947 e il 1951 predomina un confuso ribollire di tendenze astratteggianti legate ancora a forme espressionistiche o all’imperante grammatica pittorica neo-picassiana.
Gradualmente quell’astrazione che partiva dal dato figurativo e lo deformava sino a togliere alla rappresentazione quasi ogni carattere di riconoscibilità, va delineandosi attraverso una chiara presa di coscienza in favore di altri dati compositivi di partenza: le forme e i colori puri del Concretismo.
A Milano nel 1948 Gillo Dorfles, Bruno Munari, Gianni Monnet e Atanasio Soldati fondano il MAC Movimento Arte Concreta che riunisce artisti astrattisti, di diversa formazione e poetica, ma accomunati dal rifiuto delle tendenze post-cubiste e realiste, che si ispirano al concretismo storico di Van Doesburg, Vantongerloo, Mondrian e Kandinskij e del gruppo lombardo dell’Astrazione geometrica degli anni Trenta.
Nel 1952 si costituisce la sezione torinese del MAC composta da Annibale Biglione, Albino Galvano, Adriano Parisot e Filippo Scroppo. Al gruppo, che resiste fino al 1958 pur non totalmente compatto, qualche anno più tardi si uniscono anche Carol Rama e Paola Levi Montalcini. Nello stesso periodo operano anche altri pittori non figurativi, ma vicini al Concretismo come Mario Davico, Gino Gorza, o a un astrattismo dal carattere più lirico come Piero Rambaudi.
Questi artisti verso la metà degli anni ‘50 abbandonano le forme dell’astrattismo concreto e intraprendono percorsi che con varie modalità entrano nella dimensione dell’Informale.

L’INFORMALE A TORINO
In contrapposizione al realismo figurativo e all’astrattismo di matrice geometrica, a partire dai primi anni ’50 anche a Torino artisti con precedenti esperienze postcubiste e giovani emergenti sviluppano delle ricerche informali improntate a una forte espressività soggettiva. I caratteri di fondo che accomunano la varietà di procedimenti pittorici e plastici con valenze informali sono l’accentuazione della vitalità pulsante della materia, liberata da ogni forma compositiva precostituita, e la tensione dei segni che nasce da un’azione gestuale veemente e emotivamente immediata. Tra gli scultori, Umberto Mastroianni arriva a elaborare in una materia più vissuta e corrosa le sue esplosive strutture astratte cubo-futuriste; mentre Franco Garelli si libera da influenze picassiane creando configurazioni informali con assemblaggi in metallo saldato. Tra i pittori della vecchia generazione, di intensa suggestione materica primordiale e cosmica, sono i dipinti della svolta informale di Luigi Spazzapan, a cui si contrappongono le eleganti combinazioni cromatiche dei paesaggi di Enrico Paulucci, l’unico del gruppo dei Sei che sperimenta soluzioni vicine all’Informale. Ma il gruppo di punta dell’Informale torinese è rappresentato dai giovani Piero Ruggeri, Sergio Saroni e Giacomo Soffiantino, che inizialmente inseriti da Francesco Arcangeli nella tendenza degli “Ultimi Naturalisti” hanno tangenze con la pittura di Morlotti e Moreni, sviluppando poi un linguaggio di gesto e materia più influenzato dall’espressionismo astratto americano. Con loro espone in qualche occasione anche Mario Merz, che realizza negli anni ’50 (prima della svolta poverista) tele di primaria matericità aformale, ma mai astratta, più vicine a quelle di Pinot Gallizio e Asger Jorn. Un altro significativo protagonista dell’Informale torinese, con dipinti di rarefatta matericità, è Antonio Carena, che negli anni’60 prenderà una direzione pop.
Valenze informali sono presenti anche nella ricerca di vari altri artisti tra cui Sandro Cherchi, Franco Assetto, Ezio Gribaudo, Piero Martina, e anche esponenti del MAC come Galvano.

Francesco Tabusso – Peschereccio Freccia verde, 1956. Olio su tavola, 50×65 cm. Torino, Archivio Francesco Tabusso

CASORATI, TABUSSO. AIMONE, CHESSA E CAMPAGNOLI
Anche se l’evoluzione delle loro ricerche ha caratteristiche per molti aspetti differenti, Francesco Casorati, Francesco Tabusso, Nino Aimone, Mauro Chessa, e Romano Campagnoli costituiscono un gruppo di artisti amici (tutti in seguito insegnanti all’Accademia o al liceo artistico) che fin dall’inizio hanno esposto spesso insieme. Casorati incomincia sviluppare negli anni’50 la sua sintetica figurazione caratterizzata da una “passione razional-geometrica-incantata” (secondo Italo Calvino) alimentata da un immaginario con raffinate connotazioni favolistiche. Aimone, dopo una fase con riferimenti picassiani, arriva a soluzioni informali, sviluppando poi il suo linguaggio in direzione neofigurativa esistenziale e successivamente di libera geometricità. Anche la ricerca di Chessa passa attraverso varie fasi, da quella “ultimo naturalista” a esperimenti informali e di espressiva figurazione esistenziale, ritornando infine a una pittura più realistica. Campagnoli elabora un’astrazione informale molto controllata per sviluppare successivamente un linguaggio graficamente ben definito. Il percorso pittorico di Tabusso è invece sempre stato fedele, con poche oscillazioni, a una visione estremamente personale, con valenze poetiche e narrative, attraverso cui dà vita a un mondo rurale atemporale e carico di suggestioni fiabesche.

Giulio Turcato – Senza titolo, 1958. Olio su tela, 50×70 cm. Collezione privata © Giulio Turcato, by SIAE 2024

GLI INFORMALI ITALIANI
A trasformare Torino in uno dei centri più dinamici dell’arte contemporanea, insieme agli artisti che lavorano nella città, è la presenza dei maggiori protagonisti dell’Informale che espongono nelle gallerie e nelle grandi rassegne collettive in spazi pubblici.
In questa sezione sono proposte opere di alcuni fra i più importanti esponenti delle ricerche di punta di quegli anni in Italia. All’inizio c’è l’esplosiva tela gestuale e materica Immagine quasi travolta, di Mattia Moreni, che dopo la fase torinese, si trasferisce a Parigi. Moreni partecipa alla Biennale veneziana con il Gruppo degli Otto, formato da artisti di assoluto rilievo tra cui Ennio Morlotti, Afro, Giulio Turcato e Emilio Vedova, ciascuno dei quali sviluppa poi un proprio originale linguaggio, caratterizzati da differenti declinazioni informali, che vanno dal materismo naturalistico di Morlotti alle forme fluttuanti di Turcato, dalla violenta energia della pittura d’azione di Vedova alle espressive composizioni liberamente articolate di Afro. Ma i due artisti italiani più importanti e famosi a livello internazionale sono Alberto Burri e Lucio Fontana.
Burri incomincia ad affermarsi a Roma con lavori realizzati con materiali extra-artistici, ma il suo successo internazionale nella prima metà degli anni’ 50 è dovuto soprattutto alle mostre negli Stati Uniti, sostenuto in particolare dal direttore del Guggenheim Museum, James Sweeney. Anche il critico francese Michel Tapié (molto attivo a Torino) lo inserisce subito tra i principali esponenti informali dell’”art autre”.
Teorizzatore e capofila del movimento dello Spazialismo (fondato nel dopoguerra) Lucio Fontana è l’artista che con le sue straordinarie sperimentazioni è andato al di là dei confini convenzionali della pittura e della scultura aprendo l’opera allo spazio reale anche con interventi ambientali.

Antoni Tàpies – Composizione con macchia arancione, 1968. Acrilico su cartone, 33×68 cm. Collezione privata © Antoni Tàpies, by SIAE 2024

L’INFORMALE INTERNAZIONALE
Oltre che dai migliori artisti italiani, la scena artistica torinese è animata dalla presenza di molti artisti stranieri di punta, che espongono le loro opere in gallerie come La Bussola, Notizie e l’ICAR, e sono invitati nelle principali mostre pubbliche. Nelle sei edizioni di “Francia- Italia. Pittori d’oggi”, curate da Luigi Carluccio e altri critici, che scandiscono periodicamente il decennio dal 1951 al 1961, tra i pittori attivi a Parigi troviamo esponenti indiscussi delle tendenze informali come Jean Fautrier, Pierre Soulages, Hans Hartung, Georges Mathieu, Jean-Paul Riopelle, Antoni Tapiés. Nell’evento espositivo di grande risonanza “Arte Nuova. Esposizione internazionale di pittura e scultura” (1959) curato soprattutto da Michel Tapié, insieme a protagonisti italiani (anche torinesi) e europei dell’Informale sono presenti alcuni espressionisti astratti americani tra cui Sam Francis, e i giapponesi del gruppo Gutai e di altre tendenze segniche e materiche come Toshimitsu Imaï e Shigeru Onishi.
C’è poi da rilevare la straordinaria avventura rivoluzionaria del Laboratorio Sperimentale di Alba per una Bauhaus Immaginista, fondato nel 1955 da Pinot Gallizio, Piero Simondo, e il danese Asger Jorn, il leader del gruppo internazionale CoBrA appeno disciolto. Quella del Laboratorio di Alba è un’esperienza che nasce in un contesto apparentemente provinciale ma che ha fin dall’inizio un respiro internazionale, coinvolgendo intellettuali e artisti di vari paesi, e contribuendo in modo decisivo alla fondazione nel 1957 dell’Internazionale Situazionista teorizzata dal filosofo Guy Debord.

Testi e immagini dalla mostra
“Torino anni ’50. La grande stagione dell’Informale”
a cura di Francesco Poli
Museo di Arti Decorative Accorsi Ometto
Via Po, 55, 10124 Torino
011 837688; fondazioneaccorsi-ometto.it

Immagine in evidenza
Pinot Gallizio, Senza titolo, 1961. Olio su tavola. Collezione privata
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