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Ottocento in Collezione. Dai Macchiaioli a Segantini

sabato 20 Ottobre 2018 - domenica 24 Febbraio 2019

Ottocento in Collezione. Dai Macchiaioli a Segantini

sede: Castello Visconteo Sforzesco (Novara).

La rassegna presenta 80 capolavori di pittura e scultura tutti provenienti da prestigiose raccolte private, di autori quali Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Giovanni Fattori, Carlo Fornara, Domenico e Gerolamo Induno, Silvestro Lega, Angelo Morbelli, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giovanni Segantini, Federico Zandomeneghi, che testimonia l’importanza storica del fenomeno del collezionismo nello sviluppo delle arti in Italia, dall’Unità nazionale ai primi anni del Novecento.

La storia delle arti figurative in Italia nel secondo Ottocento s’intreccia, infatti, con le vicende dei raccoglitori di opere d’arte e, più in generale, del mecenatismo culturale. Dopo il 1860, s’intensifica il fenomeno del collezionismo di dipinti e sculture da parte di una sempre più ampia fascia di pubblico, composta in prevalenza da esponenti della borghesia delle imprese e dei commerci e delle professioni civili.
Importanti per la diffusione anche commerciale dei dipinti e delle sculture, si rivelano le rassegne annuali promosse nelle grandi città dalle istituzioni accademiche e dalle Società Promotrici, vere e proprie vetrine che permettono di conoscere l’evoluzione dell’attività dei pittori e degli scultori, nonché momenti di confronto tra la produzione di artisti di diversa estrazione culturale, ma anche – e soprattutto – occasioni per incrementare le raccolte attraverso acquisti e assegnazioni sociali.
Sull’esempio della Francia (Goupil) e dell’Inghilterra (Dowdeswell, Colnaghi, Pisani), in questi anni nasce anche in Italia il mercato dell’arte organizzato in empori e in gallerie, come quella fondata a Milano negli anni settanta del XIX secolo dai fratelli Vittore e Alberto Grubicy – forse la più significativa sul territorio nazionale – che orienta i collezionisti nelle loro scelte e nella composizione delle loro raccolte.

Suddivisa in otto sezioni, la rassegna al Castello di Novara si apre con un accenno all’affermazione delle poetiche del vero nel loro passaggio dai temi storico-risorgimentali alla vita quotidiana del nuovo stato sabaudo, con autori quali Gerolamo Induno, Giovanni Fattori, Luigi Nono. Negli anni sessanta si assiste anche a una messa a fuoco sul paesaggio nella sua accezione naturalista (Antonio Fontanesi, Guglielmo Ciardi, Filippo Carcano) e a un confronto tra studio di ritratto pittorico e scultoreo che si prolunga nel tempo (Tranquillo Cremona, Vincenzo Gemito, Medardo Rosso).
L’esposizione prende poi in esame l’assestarsi e il definirsi, nei due decenni successivi, di un gusto ufficiale che rispecchia quello della monarchia sabauda e che si confronta con i richiami da Oltralpe. È il trionfo della pittura e della scultura di genere declinate su temi ispirati alla vita pastorale e agreste (Francesco P. Michetti, Filippo Palizzi) e a quella borghese nei suoi risvolti intimisti (Silvestro Lega, Giacomo Favretto, Vittorio Corcos), anche con affondi decorativi o folcloristici attraverso la moda dell’orientalismo (Alberto Pasini, Domenico Morelli). Tra le eccellenze del genere si annoverano le esperienze degli artisti operanti a Parigi o in rapporto con la Galleria Goupil, tra cui Antonio Mancini, Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi.
Nell’ultimo decennio del secolo si assiste, da un lato, all’affermazione di istanze ideologicamente impegnate verso i temi del lavoro, espressi con attento e consapevole tono di denuncia delle ingiustizie sociali, dall’altro, verso i primi segni di sensibilità nei confronti del simbolismo internazionale, a volte interpretati con enfasi allegorica di impronta decorativa. L’elaborazione di contenuti così differenti si accomuna spesso con la sperimentazione della pittura divisionista da parte dei maestri della cosiddetta prima generazione: Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Angelo Morbelli, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Plinio Nomellini, Emilio Longoni, Vittore Grubicy.
Si segnalano, in particolare, La curiosità di Silvestro Lega, caposaldo macchiaiolo della raccolta Jucker, il grande paesaggio Aprile di Antonio Fontanesi, custodito per lungo tempo nella collezione Rossello, lo splendido Hyde Park di Giuseppe De Nittis, realizzato a Londra nel 1876, città nella quale, l’anno precedente, l’artista dipinse Piccadilly, quadro appartenuto al raccoglitore Paolo Ingegnoli e poi a Gaetano Marzotto, Il pastello rosa di Giovanni Boldini, raffinatissimo ritratto di Emiliana Concha de Ossa risalente alla seconda metà degli anni ottanta, il capolavoro divisionista Venduta! di Angelo Morbelli, Gli emigranti di Giuseppe Pellizza da Volpedo della collezione dell’imprenditore Francesco Federico Cerruti e Petalo di rosa, toccante dipinto simbolista di Giovanni Segantini.

Accompagna la mostra un catalogo edizioni METS Percorsi d’arte con testi dei curatori e schede storico critiche redatte da specialisti del settore.
Ufficio stampa: CLP Relazioni Pubbliche